29 Marzo 2024

SICILIA – Turismo religioso, una risorsa poco conosciuta

MICHELE LA ROSA – Ogni tanto si ritorna a parlare di turismo religioso in Sicilia. Anche la Regione lo fa ogni tanto, purtroppo poi tutto cade nel dimenticatoio. Eppure la nostra regione è ricca di santuari, luoghi di culto, tradizioni, strutture ricettive specifiche. Non esiste una programmazione concreta, coordinata, in grado da presentare una proposta articolata e duratura come segmento turistico specifico ed in grado di destagionalizzare il turismo nell’isola, come peraltro avviene in altre regioni italiane. Tra le mete religiose più gettonate in Sicilia, ad esempio vi sono il Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa e quello della Madonna del Tindari nel messinese. Precisiamo che il turismo religioso non va confuso con quello storico culturale costituito dalle visite a luoghi di culto con particolare valenza architettonica, ma è un turismo spinto da forte devozione, fede, religiosità. L’Italia è meta di significativi numeri di fedeli in pellegrinaggio. La sola basilica di San Pietro a Roma accoglie ogni anno 11 milioni di visitatori, che contribuiscono a creare oltre 30 milioni di presenze nella Penisola. Assisi attrae ogni anno 5 milioni di visitatori, il santuario di San Giovanni Rotondo, dove visse e operò San Pio, è visitato ogni anno da 5,6 milioni di fedeli; il santuario mariano di Loreto, nelle Marche, richiama 4 milioni di visitatori l’anno, mentre a Padova la devozione a Sant’Antonio porta in città 3 milioni di pellegrini l’anno, così come per la Madonna di Pompei.

In Italia circa il 70% del patrimonio artistico è di carattere religioso. Su circa 95.000 chiese,
85.000 sono ritenute un bene culturale così come 1.535 monasteri, 3.000 complessi monumentali,
5.500 biblioteche, 26.000 archivi, 700 collezioni e musei ecclesiastici e migliaia di opere pittoriche e
scultoree.

Ieri abbiamo visitato il Santuario di Tindari (Patti), nel messinese, così come altre 3 volte nell’arco del 2019:qui non ci sono più i numeri di un tempo, le presenze che in qualunque periodo dell’anno caratterizzavano le visite al santuario. Quasi tutte le rivendite di souvenir chiuse così come bar e ristoranti, parcheggio vuoto, anche l’ufficio informazioni turistiche chiuso, tutt’intorno silenzio e poche decine di turisti. Più o meno stessa situazione a febbraio dell’anno scorso,tranne ad agosto e settembre. A parte il santuario qui vi è pure l’area degli scavi archeologici. Insomma appare evidente che in Sicilia non vi è una attenta programmazione in questo segmento, seppur a novembre 2019 l’attuale assessore regionale al Turismo Manlio Messina, a seguito dell’accordo tra la Regione Siciliana e la Conferenza Episcopale Siciliana, di cui alla Deliberazione di Giunta regionale n. 350 del 19 settembre 2018, abbia presieduto un tavolo tecnico per la “messa a sistema” dei cammini di fede siciliani affinchè gli stessi possano essere inseriti nel costituendo “Atlante regionale dei cammini”. Ma già anche il precedessore Sandro Pappalardo parlava di turismo religioso, così come prima ancora Anthony Barbagallo da noi incontrato a Paola, in Calabria, proprio ad Aurea, la Borsa del Turismo Religioso. La Sicilia ha numerosi luoghi di culto che attirano significativi flussi di pellegrinaggi, così come importanti tradizioni religiose come i riti pasquali o feste patronali che già richiamano numerosi devoti ma anche turisti, come la festa di Sant’Agata a Catania, di Santa Rosalia a Palermo, solo per citarne alcune. Ciò che abbiamo verificato al Santuario di Tindari è la sintesi di quello che stiamo raccontando:il turismo religioso in Sicilia può essere una opportunità in più, ma occorre valorizzare e promuovere meglio questo comparto. Occorre coordinare tutta l’offerta ed inserirla in una programmazione più costante ed articolata dei pacchetti turistici in Sicilia, stante che vi è pure una importante offerta di ricettività turistica legata ai luoghi di culto. ( le foto si riferiscono al Santuario del Tindari e ai luoghi circostanti)