25 Aprile 2024

MESSINA : Un anno di attività della Polizia.Tutti i dati sulle operazioni eseguite

1392098333167.jpg--intenso_week_end_di_operazioni_per_la_poliziaEcco tutti i dati relativi all’attività della Questura di Messina forniti dalla stessa agli organi di stampa e che riassumono l’attività svolta in 12 mesi.

Dati statistici relativi all’anno 2015

  2015 2014
Persone identificate 132826 130712
Veicoli controllati 63045 63311
Persone arrestate 387 406
Persone denunciate in stato di libertà 2192 806
D.A.S.P.O. (Divieti di accesso agli impianti sportivi) 50 28
Ammonimenti ex art. 8 D.L. 11/2009 (stalking) 6 7
Ammonimenti L.119/13 (violenza domestica) 4 5
Omicidi 3 2
Tentati omicidi 2 7
Rapine 148 161
Furti 1130 1470
Estorsioni 28 16
 
Rilascio\rinnovo permessi di soggiorno 5624 6742
Richieste di cittadinanza italiana 295 169
Permessi di soggiorno rigettati\revocati\archiviati 53 207
Provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale  di cui:   260 179
  – Espulsioni 36 60
  – Respingimenti 219 75
  – Allontanamenti cittadini comunitari 5 44
Totale sbarchi 29 17
Persone identificate   14974 12293
  Persone identificate ed accolte durante gli sbarchi 8158 5413
  Persone identificate in occasione dei trasferimenti c/o i locali di accoglienza 6816 6880
Istanze di protezione internazionale definite (C3) 365 283
 
Passaporti rilasciati 6277 6433
Licenze rilasciate 1055 703
Rilascio\rinnovo porto d’armi 2582 1962
Servizi di Ordine Pubblico 2015 2014 Messina 305 280
1019 1031 Provincia 714 751

 

 

 

 

POLIZIA FERROVIARIA

 

 

  2015 2014
Persone identificate 10486 7238
Pattuglie vigilanza in stazione 1186 1115
Pattuglie antiborseggio in stazione 314 311
Pattuglie a bordo treno 680 659
Treni scortati 1312 1260
Minori rintracciati 13 11
Persone arrestate 3 4
Persone denunciate in stato di libertà 34 17

 

 

 

POLIZIA FRONTIERA MARITTIMA

 

 

  2015 2014
Persone controllate in frontiera 22612 24319
Visti 146 140
Shore pass                  (Permessi brevi visita città per i marittimi) 75737 78224
Imbarchi pax               (passeggeri) 8636 10337
Imbarchi crew             (equipaggio) 111 160
Pattuglie 655 625
Posti di controllo 139 252
Persone controllate 734 1394
Imbarcazioni (Crociera-Commerciali-Diporto) 1040 1132
Persone transitate 435238 409220
Persone denunciate in stato di libertà 4 8

 

QUESTURA  DI  MESSINA

OPERAZIONI DI POLIZIA GIUDIZIARIA  2015

 5 GENNAIO 2015 – MESSINA: LA POLIZIA DI STATO ARRESTA ROMENO RESPONSABILE DI VIOLENTA RAPINA

Nella notte dello scorso 3 gennaio, in questa via XXVII Luglio davanti ad un distributore di tabacchi, è stato rapinato un cittadino srylankese di 35 euro e di un telefono cellulare, dopo essere stato aggredito con un pugno, dato con particolare violenza in pieno volto, tanto da causargli la frattura del naso con lesioni guaribili in 20 giorni.

A seguito della brutale rapina, è stata avviata dagli agenti della Squadra Mobile un’accurata attività investigativa che ha permesso di appurare la responsabilità dell’aggressore.

In particolare, i poliziotti, visionate le immagini del sistema di videosorveglianza del tabacchino, luogo della rapina, hanno riconosciuto l’aggressore, per fattezze fisiche ed abbigliamento, nell’autore di un furto commesso qualche ora prima all’interno di un bar del centro cittadino. Anche quest’ultimo evento è stato immortalato dal sistema di video sorveglianza in dotazione dello stesso bar.

Infatti, i successivi accertamenti esperiti, anche grazie all’accurata visione delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza dei due esercizi pubblici, hanno consentito di identificare il responsabile in ZAMFIR Florin, cittadino romeno di 30 anni, con precedenti specifici.

Nella serata di ieri, nel corso di mirati servizi antirapina, il romeno  è stato notato dai  poliziotti aggirarsi con fare sospetto nelle vie del centro città. Prontamente fermato è stato identificato e sottoposto al fermo di P.G..

Nel corso della perquisizione personale sono stati rinvenuti e sequestrati tre smartphone  di probabile provenienza illecita. Inoltre, nello zaino che aveva al suo seguito sono stati rinvenuti un paio di scarpe, un giubbotto ed un Jeans  corrispondenti all’abbigliamento che indossava al momento della rapina.

ZAMFIR Florin, su disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica, dr. D. Capece Minutolo, è stato tradotto presso la casa circondariale di Messina Gazzi.

Lo stesso dovrà rispondere di rapina aggravata, lesioni, furto e ricettazione. 

 

17 GENNAIO 2015 – RUBA IPHONE E POCHETTE IN DISCOTECA. LA POLIZIA LO INDIVIDUA E DENUNCIA IN POCHE ORE

RECUPERATA E RICONSEGNATA REFURTIVA

E’ stato denunciato per furto aggravato il messinese che nella notte del 15 gennaio, in un locale del centro cittadino ha rubato ad una giovane donna telefonino e pochette.

Ad incastrarlo sono state le riprese del sistema di video sorveglianza del ritrovo in cui si è consumato il furto. Immagini che lo riprendono mentre, approfittando di un momento di distrazione della vittima, fruga nella borsa appoggiata sul balcone del bar, arraffa quanto possibile e lo nasconde nel giubbotto.

Sono stati poi i poliziotti delle Volanti a riconoscere l’autore del furto dopo aver visionato le immagini. L’uomo è stato individuato in via Tommaso Cannizzaro durante il regolare controllo del territorio e non ha potuto far altro che ammettere le proprie responsabilità restituendo quanto sottratto.

 

19 GENNAIO 2015 – SANT’AGATA DI MILITELLO. SEQUESTRATI 35 SUINI NERI DEI NEBRODI

MACELLAZIONE CLANDESTINA E DETENZIONE DI ALIMENTI A RISCHIO SEQUESTRATI AD UNA NOTA MACELLERIA NEBROIDEA

Operazione della Polizia di Stato di Sant’Agata di Militello che ha portato al sequestro di 35 suini neri dei Nebrodi ed alla denuncia in stato di libertà di una nota macelleria nebroidea per ricettazione, macellazione clandestina e detenzione di alimenti a rischio. Questo il risultato più importante di un’attività di controllo legata ai recenti  furti di suini avvenuti nei Monti Nebrodi tradottasi in verifiche straordinarie finalizzate alla tutela della sicurezza alimentare e della salute dei consumatori.

I 35 suini sequestrati sono stati individuati sabato scorso presso la nota attività commerciale nebroidea conosciuta per la vendita di carni e prodotti tipici. Gli animali, rinchiusi all’interno di un recinto, non presentavano alcun segno identificativo o di tracciabilità. Assente il regolamentare segno padronale o marchio identificativo. La successiva campionatura ha dimostrato che si trattava di suini della pregiata razza neri dei Nebrodi.

Il controllo è poi proseguito all’interno del locale macelleria, dove i poliziotti hanno trovato forme di formaggio tipico del posto, destinate alle vendita, in cattivo stato di conservazione e con evidenti segni di muffa. Ben 27 ricotte infornate, del peso di gr. 700 circa ognuna, pronte ad essere vendute insieme capicolli di suino, ricotte salate ed essiccate, provole stagionate, pezzi di guanciale  e lardo suino salati, provole fresche, pezzi di salsiccia stagionata del peso di Kg.1 circa ognuna, provole semi-stagionate, salami stagionati, lardo a pezzi e lardo in sottovuoto. Il tutto privo di etichettatura e di qualsivoglia documentazione di origine e produzione.

Sono dunque scattati il sequestro e la denuncia per ricettazione – i responsabili della macelleria non sono stati in grado di dimostrare la proprietà dei suini – per macellazione clandestina nonchè per detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione.

 

20 GENNAIO 2015 – SANT’AGATA DI MILITELLO. SUINI NERI DEI NEBRODI CACCIATI E MACELLATI CLANDESTINAMENTE

LOTTA AL BRACCONAGGIO ED ALLA MACELLAZIONE CLANDESTINA AD ALTO RISCHIO SANITARIO PER IL CONSUMATORE

SEI LE PERSONE DENUNCIATE. RINVENUTO E SEQUESTRATO UN FUCILE A CANNA MOZZA

Appena sabato scorso la Polizia di Stato a Sant’Agata di Militello sequestrava 35 capi di suino nero dei Nebrodi non registrati ed un’ingente quantità di alimenti – salumi e formaggi –  conservati e pronti ad essere venduti senza alcun rispetto per la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori. Oggi una nuova operazione della Polizia di Stato ha portato l’attenzione ancora una volta sul pregiato animale, stavolta però sulla specie, il suino nero inselvatichito, il cui abbattimento è proibito per legge.

Scenario dell’operazione un casolare nel comune di Pettineo dove i poliziotti hanno trovato un cospicuo numero di esemplari della razza protetta già macellati e divisi in mezzene. Gli animali, spellati ed eviscerati, stavano appesi a delle sbarre in ferro all’interno del casolare in barba a qualsiasi autorizzazione o controllo sanitario.

Sei le persone denunciate all’ Autorità Giudiziaria per i reati di macellazione di animali in luoghi diversi da stabilimenti o locali riconosciuti, detenzione di animali in cattivo stato di conservazione, uccisione di animali, furto venatorio ed abbattimento di specie non cacciabile.

Durante la perquisizione della zona limitrofa al casolare gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato anche un fucile a canna mozza con matricola abrasa e relativo munizionamento.

 

21 GENNAIO 2015 – CHIUDE IN CASA LA COMPAGNA PROMETTENDOLE DI AMMAZZARLA AL RIENTRO.  ARRESTATO

RINVENUTO E SEQUESTRATO NELL’APPARTAMENTO UN FUCILE A CANNE MOZZE

Sono state le urla disperate della donna protagonista di questa vicenda a dare l’allarme  e a rendere possibile l’intervento dei poliziotti delle Volanti ieri mattina in uno stabile di via Catania.

La donna, dopo l’ennesima lite, era stata rinchiusa in casa a doppia mandata con il figlioletto di tre anni dal compagno. Dopo averle preso telefonino e chiavi di casa, l’uomo si era allontanato promettendole che al ritorno gliel’avrebbe fatta pagare.

Ai poliziotti la vittima ha raccontato anni di angherie e soprusi. Minacce e botte persino in gravidanza mai denunciate per paura.

In casa, dentro il ripostiglio, nascosto nella manica di un giubbotto, i poliziotti hanno trovato un fucile a canne mozze con relativo munizionamento, perfettamente funzionante, modificato e con matricola abrasa.

L’uomo, un trentunenne messinese, è stato arrestato per i reati di violenza privata, minacce, alterazione di armi e armi clandestine. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato trasferito presso la locale Casa Circondariale.

 

28 GENNAIO 2015 – INSEGNANTE AGLI ARRESTI DOMICILIARI. ABUSI SESSUALI AI DANNI DI GIOVANI DONNE

TRE GLI EPISODI RICOSTRUITI DALLA POLIZIA DI STATO. UNA DELLE VITTIME È AFFETTA DA DEFICIT COGNITIVO

Le avvicinava per strada, in pieno giorno e del tutto indifferente a chi ci fosse intorno. Il protagonista della vicenda è G.D.B., un cinquantaduenne di Capo d’Orlando, insegnante, nei  confronti del quale, ieri, gli agenti del locale Commissariato di Pubblica Sicurezza hanno proceduto a notificare la misura degli arresti domiciliari per il reato di violenza sessuale.

Alla misura cautelare si è arrivati grazie alle indagini della polizia dalle quali sono emersi almeno tre episodi simili tra loro e che vedono vittime dell’uomo tre donne delle quali una affetta da disabilità conseguente a ritardo cognitivo ed una minorenne.

Sono state tutte avvicinate per strada, al bar, sul treno, persino mentre si recavano in chiesa. Importunate e molestate, hanno raccontato di frasi, atti osceni e palpeggiamenti contro la loro volontà e di essere riuscite a divincolarsi e scappare proprio perché sulla pubblica via.

Ieri, a seguito delle indagini condotte dai poliziotti del Commissariato di Capo d’Orlando, è stata eseguita la misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Patti, dottoressa Ines Rigoli, su richiesta del Sostituto Procuratore dottoressa Rosanna Casabona.

L’uomo dovrà rispondere di violenza sessuale e tentata violenza sessuale.

 

31 GENNAIO 2015 – RAPINA ALLE POSTE DI LARGO SAN GIACOMO. POLIZIOTTI LIBERI AL SERVIZIO ARRESTANO IN FLAGRANZA UNO DEI DUE MALVIVENTI

Sono circa le 18.00 di ieri quando due rapinatori entrano nella filiale n.18 delle Poste in Largo San Giacomo. Berretto scuro in testa e bavero della maglia tirato sul mento il primo, cappuccio della felpa a coprirgli il capo il secondo, i due hanno, in una manciata di secondi, seminato il panico tra i presenti minacciando i dipendenti postali con una pistola e un taglierino.

Presenti al momento della rapina nel vicino bar due poliziotti della Squadra Mobile liberi dal servizio. Stavano prendendo un caffè quando hanno intuito cosa stava accadendo e si sono precipitati all’interno delle Poste. Uno dei due ha cercato di far desistere il rapinatore armato di pistola puntandogli contro l’arma d’ordinanza ma ha scelto di non sparare nonostante l’altro continuasse a minacciarlo, canna della Beretta ad altezza torace. Troppe le persone presenti in linea d’aria. Ha preferito prendere di sorpresa il rapinatore assestandogli un pugno in pieno volto riuscendo così a disorientarlo e soprattutto a disarmarlo al termine di una tremenda colluttazione.

L’altro agente si è invece scagliato contro il malvivente armato di taglierino che non ha esitato a colpirlo sulla guancia pur di riuscire a guadagnare l’uscita e a dileguarsi. Con una profonda ferita al volto, il poliziotto ha comunque aiutato il collega a bloccare l’altro rapinatore in attesa che arrivassero Volanti e Squadra Mobile. Trasportato presso il Policlinico Universitario, è stato operato al volto con una prognosi di 20 giorni salvo complicazioni.

Il delinquente bloccato ed arrestato è CULOSI Nicola, catanese, 49 anni, pregiudicato. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, Sostituto Procuratore dottoressa Annalisa Arena, è stato trasferito in carcere. Dovrà rispondere di tentata rapina aggravata in concorso, porto e detenzione di arma clandestina, ricettazione, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Sequestrate le armi con cui i malviventi hanno tentato il colpo, una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e il taglierino. Sequestrato anche lo scooter utilizzato per raggiungere l’ufficio postale, rubato lo scorso settembre a Bordonaro.

Sono in corso le ricerche del secondo rapinatore.

 

3 FEBBRAIO 2015 – DROGA. OPERAZIONE PIAZZA PULITA – MESSO A SEGNO DALLA POLIZIA DI STATO UN ALTRO DURO COLPO CONTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. QUATTRO GLI ARRESTI

Zone di spaccio ben presidiate, una rete efficiente e ben avviata di contatti con acquirenti e venditori, luoghi sicuri ed immediatamente accessibili dove custodire la merce. Queste le risorse imprescindibili di una struttura organizzativa criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, smantellata stamani dalla Polizia di Stato con l’operazione Piazza Pulita.

Alle prime luci dell’alba, gli agenti della Squadra Mobile hanno dato il via e concluso in poche ore l’operazione che ha consentito l’arresto di quattro persone considerate dagli inquirenti ai vertici del gruppo criminale.

Sono ASPRI Angelo, messinese, 31 anni, detto “il Puffo”, pregiudicato ed in atto detenuto presso la casa circondariale di Gazzi, MANUGUERRA Armando, messinese, 26 anni, pregiudicato, in atto detenuto presso la casa circondariale di Augusta, MANUGUERRA Vincenzo, messinese, 22 anni e ASTUTO Giuseppe, messinese, 24 anni, “il Peppone”, pregiudicato.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Messina, dott.ssa Maria Vermiglio su richiesta del Sostituto Procuratore della repubblica D.ssa Liliana Todaro, scaturisce da indagini svoltesi a partire dall’aprile del 2013, che vedono coinvolte diciotto persone. Indagini che hanno reso possibile ricostruire ruoli e modus agendi del gruppo criminale con Aspri organizzatore e promotore dell’associazione, il nipote Astuto ed il Manuguerra Armando inseriti nei ruoli di stretti collaboratori ed addetti alla gestione ed organizzazione di quello che potrebbe definirsi il ramo commerciale del business della droga.

Tutti dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, in particolare di eroina.

Il gruppo, così ben articolato da proseguire nell’attività illecita nonostante l’arresto ed i controlli operati su alcuni dei suoi elementi di spicco, aveva ormai consolidato un monopolio di fatto nel rione Santo-Bordonaro. L’eroina era la merce più gettonata, spacciata in zone presidiate e conosciute da chi volesse farne uso come campetti di calcio e cortili condominiali.

Intercettazioni telefoniche ed un sistema di videosorveglianza hanno lentamente ridisegnato la mappa di azione del gruppo criminale e reso possibile gli arresti odierni.

 

3 FEBBRAIO 2015 – LA POLIZIA SEQUESTRA 20 CAPI DI BESTIAME PRONTI ALLA MACELLAZIONE SENZA ALCUN TIPO DI VERIFICA SANITARIA. DENUNCIATE TRE PERSONE  

GLI ANIMALI SONO RICONDUCIBILI AD UNA MACELLERIA NEBROIDEA, NOTA PER LA VENDITA DI CARNI PREGIATE

Proseguono i servizi della Polizia di Stato mirati alla tutela della sicurezza alimentare e della salute dei consumatori messi in atto dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Sant’Agata di Militello con la collaborazione dei Veterinari della locale ASP.

Domenica scorsa, i poliziotti hanno sequestrato 20 capi di bestiame, di cui 10 bovini e 10 suini e denunciato in stato di libertà per ricettazione e diffusione di malattie degli animali tre allevatori.

I capi di bestiame sequestrati erano a bordo di un Iveco fermato dagli agenti nella rotonda di contrada Terreforti, adibito al trasporto di animali vivi ed intestato ad una conosciuta azienda agricola dei Nebrodi. Tutti gli animali trasportati erano privi di qualsivoglia documento di identificazione, di tracciabilità o di trasporto (tatuaggio, passaporto, modello 4 per lo spostamento, marchio auricolare e bolo intestinale) e quindi privi di alcun controllo sanitario.

Data l’assenza di verifiche sanitarie, si è proceduto al sequestro per la dubbia provenienza degli animali e la necessità di accertare attraverso analisi, prelievi ematici e test per TBC, possibili malattie infettive.

Dalle verifiche effettuate dai veterinari dell’ASP di Sant’Agata di Militello tramite la banca dati, è emerso che dall’ultimo controllo dell’ASP effettuato presso l’azienda interessata, i bovini sequestrati non risultavano ufficialmente presenti in azienda e quindi da considerarsi di provenienza furtiva.

Successivamente gli animali sono stati identificati dal servizio veterinario tramite inserimento del bolo intestinale e relativa descrizione, per una tracciabilità futura.

9.000 euro è la somma complessiva in sanzioni amministrative contestate ai soggetti coinvolti.

 

5 FEBBRAIO 2015 – S.AGATA M. – TRUFFE ONLINE. LA POLIZIA DENUNCIA 8 PERSONE

RAGGIRI INGEGNOSI E TRUFFE DELLE PIÙ COMUNI MESSE A SEGNO AI DANNI DI IGNARI UTENTI DEL WEB

Sono otto in appena due giorni le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di S.Agata Militello. Sono tutti indagati per aver raggirato ignari utenti del web riuscendo di volta in volta a racimolare 50, 200, 350 euro fino a somme ben più elevate.

Tra gli otto denunciati in tutta Italia c’è chi si è dato da fare vendendo semplicemente oggetti mai recapitati, un tablet ed un iPhone nello specifico. Venditori civetta gentili e cordiali al primo contatto, irreperibili o addirittura minacciosi una volta effettuato il pagamento.

Truffe più complesse sono invece state messe a segno attraverso l’appropriazione fraudolenta dei codici di accesso di carte Postepay. In un caso la vittima ha creduto di rispondere ad una mail delle Poste in cui le si chiedeva “la messa in sicurezza” del proprio conto. Inserendo i dati richiesti ha invece consegnato i soldi presenti sul conto, circa 600 euro, al truffatore di turno che ne ha immediatamente approfittato trasferendo il denaro.

Più difficile è stato invece per i poliziotti risalire a quattro degli otto denunciati che dopo aver carpito i codici di accesso dei conti delle vittime, utilizzavano il denaro per transazioni presso note società di scommesse e gioco d‘azzardo on line. Partite di poker, scopa, sette e mezzo, in cui il giocatore favoriva e faceva vincere apertamente l’avversario, servivano solo a trasferire denaro e a rendere sempre più difficile risalire ai beneficiari finali. Le indagini effettuate dalla Polizia hanno fatto emergere vincite complessive anche di 11.000 e 12.000 euro messe insieme con partite giocate in orari notturni a distanza di un minuto l’una dall’altra e subito trasferite su altri conti nella mattinata successiva.

 

7 FEBBRAIO 2015 – RAPINA ALLE POSTE DI LARGO SAN GIACOMO.

ARRESTATO IL COMPLICE CHE ERA RIUSCITO A SFUGGIRE AI POLIZIOTTI INTERVENUTI LIBERI AL SERVIZIO

Ieri, gli agenti della Squadra Mobile di Messina hanno chiuso il cerchio sulla tentata rapina in danno della filiale n.18 delle Poste in Largo San Giacomo, del 30 gennaio scorso, arrestando, con l’ausilio dei colleghi della Squadra Mobile di Catania, SCUDERI Paolo Simone, pregiudicato catanese di 25 anni, complice del grave episodio insieme a Culosi Nicola arrestato in flagranza.

Lo SCUDERI era riuscito a sfuggire alla cattura, nonostante l’intervento dei due poliziotti della Squadra Mobile che, liberi dal servizio, avevano fermato uno dei due rapinatori.

Le immediate indagini hanno consentito di riconoscere ed identificare Scuderi Paolo Simone come il complice che armato di taglierino, dopo avere ferito uno dei due poliziotti, era fuggito. Le ricerche del rapinatore, avviate nella città di Catania, erano state infruttuose fino al suo rintraccio nella mattinata di ieri, nel corso della quale gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa lo scorso 3 febbraio dal GIP presso il Tribunale di Messina dr.ssa M.T. Arena, su richiesta del P.M. dr.ssa Annalisa Arena.

L’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Catania, e dovrà rispondere di concorso in tentata rapina, resistenza a P.U., lesioni, ricettazione  e detenzione illegale di arma, nonché di ricettazione del motociclo utilizzato per la rapina.

 

12 FEBBRAIO 2015 – TAORMINA. LA POLIZIA ARRESTA STALKER. VITTIMA DELL’UOMO L’EX CONVIVENTE

UNA STORIA D’AMORE TERMINATA SI TRASFORMA IN UN INCUBO PER LA GIOVANE DONNA

Una storia d’amore come tante quella tra un trentunenne di Santa Teresa Riva ed una ventiseienne. Una lunga convivenza iniziata nel 2010 a cui lei ha dato un taglio netto nel 2013 quando atteggiamenti vessatori fisici e psicologici da parte dell’uomo sono diventati sempre più frequenti.

Non è stato sufficiente però interrompere la relazione. L’ex ha continuato a tormentarla arrivando a pedinarla ovunque e ad entrare ed uscire dalla casa di cui continuava a tenere le chiavi. La giovane donna ha cambiato domicilio, ha cercato di rendersi irreperibile. Tutto inutile. Lo stalker l’ha più volte aggredita, percossa e ferita, persino inseguita e bloccata a bordo della sua autovettura. Ha minacciato chiunque cercasse di farlo ragionare, amiche dell’ex comprese.

A quel punto lei, disperata, ha chiesto aiuto alla Polizia di Stato. Immediato è scattato nel settembre scorso un primo ammonimento del Questore di Messina. Le successive indagini del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina sono state risolutive e determinanti per il riscontro delle denunce della donna e per evidenziare gli inconfutabili elementi probatori alla base della misura cautelare emessa oggi dal Gip presso il Tribunale di Messina, dottoressa Maria Vermiglio.

L’uomo è stato così arrestato per i reati di lesioni aggravate e atti persecutori dagli stessi poliziotti del Commissariato di Taormina e sottoposto agli arresti domiciliari.

 

 

 

 

 

19 FEBBRAIO 2015 – MILAZZO: ARRESTATO DALLA POLIZIA DI STATO RAPINATORE SERIALE

ESEGUITO PROVVEDIMENTO DI CUSTODIA IN CARCERE A SEGUITO DI ATTIVITÀ INVESTIGATIVA

Nel gennaio dello scorso anno a Milazzo è stata consumata una rapina ai danni di un tabacchino, ad opera di tre individui travisati ed armati di pistola ed un grosso martello, nella circostanza i malviventi si sono impossessati della somma di denaro pari ad € 4.000,00.

Immediate sono scattate le indagini degli agenti del Commissariato P.S. di quel centro che hanno portato all’individuazione di uno dei soggetti ritenuti responsabili, grazie anche alle immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza installati nella zona che hanno registrato le varie fasi dell’evento delittuoso, nonché alle testimonianze assunte nel corso dell’attività investigativa.

Inoltre, durante le indagini, la perquisizione dell’appartamento dello stesso ha permesso il rinvenimento di alcuni capi di abbigliamento e dell’arma utilizzata per farsi consegnare il denaro, una pistola giocattolo priva del tappo rosso.

L’intensa attività svolta dai poliziotti si è conclusa oggi  con l’esecuzione  di un ordine di custodia  cautelare in carcere, emesso dal GIP presso il Tribunale di Barcellona P.G. (ME), d.ssa Rosaria D’Addea, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica d.ssa Federica Pajola, a carico di SMIROLDO Vittorio, ventiquattrenne messinese, in atto già detenuto presso la casa circondariale di Messina Gazzi, perché responsabile di rapina perpetrata a Messina in danno di farmacia.

Smiroldo dovrà rispondere di rapina aggravata nonché del reato di evasione poiché lo stesso per commettere la sopracitata rapina alla tabaccheria di Milazzo si era allontanato dal luogo ove stava scontando le misura cautelare degli arresti domiciliari.

 

20 FEBBRAIO 2015 – SI FINGEVANO “AMICI DI SANTAPAOLA” PER TENTARE DI ESTORCERE DENARO A IMPRENDITORE DI CAPO D’ORLANDO.

LA POLIZIA DI STATO ARRESTA TRE PERSONE

Stamane gli agenti del Commissariato P.S. di Capo d’Orlando con la collaborazione dei colleghi della Squadra Mobile di Messina hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Messina, dr. Salvatore Mastroeni, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica presso la DDA, dr.ssa Liliana Todaro, nei confronti di tre persone ritenute responsabili di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore di Capo d’Orlando.

A finire in manette sono:

INCOGNITO Armando Calogero,di 66 anni, di Capo d’Orlando, con pregiudizi per furto, truffa e reati di falso;

DE DOMENICO Paolo, incensurato messinese di 45 anni;

CONTIGUGLIA Vittorio, originario di Ucria e residente a Messina di 50 anni, con pregiudizi per rapina, associazione di tipo mafioso, omicidio, furto, estorsione e porto abusivo e detenzione armi.

A cavallo dei mesi di Settembre ed Ottobre dello scorso anno i tre arrestati si presentavano presso una ditta di Capo d’Orlando e spacciandosi per emisasri ed appartenenti alla nota famiglia mafiosa catanese dei “Santapaola” minacciavano il titolare di rimborsare un “inesistente debito” che quest’ultimo avrebbe contratto in passato con altro soggetto appartenente alla predetta famiglia catanese.

Nonostante l’impreditore avesse chiaramente detto di non avere debiti con fornitori del centro etneo, i tre individui, con “atteggiamento intimidatorio e provocatorio” rimandavano la riscossione del denaro dovuto ad un successivo incontro, che effettivamente si riproponeva nei giorni a seguire.

L’attività investigativa immediatamente avviata dai poliziotti del Commissariato P.S. di Capo d’Orlando, espletata anche con l’impiego di telecamere, installate negli uffici della ditta, che ne hanno registrato gli incontri, ha permesso in tempi rapidi di accertare la responsabilità dei tre malviventi.

Oggi, gli arrestati si trovano ristretti presso la casa circondariale di Gazzi.

 

21 FEBBRAIO 2015 – LA POLIZIA DI STATO SEQUESTRA I BENI DI MAGNISI ANTONINO, ARRESTATO NELL’OPERAZIONE “GRANO MATURO”.

OLTRE 12 MILIONI DI EURO IL VALORE STIMATO

Ieri, la Polizia di Stato ha dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su proposta del Sostituto Pocuratore della Repubblica presso la DDA di Messina, Dr. Vito Di Giorgio nei confronti di MAGNISI Antonino, di 85 anni, dei seguenti beni:

undici società operanti nel settore dei lubrificanti e nel settore immobiliare;

undici  immobili adibiti a magazzino e/o deposito;

un immobile laboratorio deposito;

due immobili – botteghe;

due immobili – autorimesse;

tre abitazioni rurali;

trentanove abitazioni;

un  lastrico solare;

quasttro fabbricati;

diciannove appezzamenti di terreno ricadenti nel Villaggio Gesso;

otto appezzamenti di terreno ricadenti in Milazzo;

vari rapporti bancari.

Tutto il patrimonio, stimato per un valore di dodici milioni di euro, era già stato sequestrato preventivamente a seguito dell’operazione di Polizia espletata dai poliziotti della Squadra Mobile di Messina, denominata “Operazione Grano Maturo”; operazione che, nel dicembre 2005, portò, in esecuzione di ordinanza di misure cautelari, all’arresto, oltre del citato Magnisi, di altre 22 persone, tutte ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, dei reati di usura, estorsione, riciclaggio, rapina e furto.

L’operazione “Grano Maturo” che, per il numero di persone coinvolte e per l’entità dei beni sequestrati, è da inquadrare in una delle più grandi azioni di contrasto in ambito regionale, ha consentito di fare luce su un vasto giro di usura praticato da operatori commerciali, imprenditori, possidenti e liberi professionisti nonché pregiudicati contigui alla locale criminalità organizzata a tassi usurai variabili dal 120% al 360%.

L’indagine, nata dalle dichiarazioni  di vari soggetti coinvolti nelle vicende in qualità di persone offese, si è sviluppata attraverso la capillare acquisizione di documenti, significativi esiti di intercettazioni ambientali e telefoniche ed accertamenti contabili che hanno permesso di svelare una realtà fatta di rapporti tra numerosi soggetti, vittime della pratica insana di prestiti usurari. Si è avuto modo di accertare una notevole e continua circolazione di titoli bancari ove i rapporti sottostanti nascondevano la corresponsione di denaro liquido con “aggiunte”, computate a vario titolo e in realtà costituenti interessi usurari, corrisposti anche a scadenza mensile.

Nel corso dell’attività condotta dai poliziotti si sono registrati vari modus operandi, uno dei quali era quello di corresponsione, da parte dell’usuraio, di denaro contante a fronte della dazione da parte dell’usurato, dal cui importo veniva già in origine decurtato quello che l’usuraio tratteneva a titolo di interesse. I titoli, risultando privi di copertura attuale, erano oggetto di continue rinegoziazioni tra beneficiari e traenti al fine di ottenerne il richiamo, il rinnovo o lo spostamento della data di incasso: ogni “spostamento” comportava un costo che costituiva l’interesse usuraio.

Dal procedimento penale instaurato, nel febbraio 2014, il Tribunale di Messina ha condannato MAGNISI Antonino alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione nonché alla multa di undicimila euro per il reato di usura.

 

4 MARZO 2015 – FURTO IN VILLA. LA POLIZIA ARRESTA TRE MESSINESI GRAZIE ALLA SEGNALAZIONE DI UN CITTADINO

TENTANO IL COLPO MA VENGONO BLOCCATI DAGLI AGENTI. ERANO GIÀ RIUSCITI AD INTRODURSI NELLA PROPRIETÀ

La villa in zona Tremonti era stata già presa di mira nei giorni scorsi. I ladri avevano divelto il catenaccio del cancelletto esterno e forzato le serrande in alluminio di alcune finestre. Avevano però dovuto rinunciare al colpo per le grate in ferro poste a protezione della casa.

Stanotte sembrava invece che i malviventi di turno si fossero attrezzati meglio. Con l’aiuto di strumenti adeguati avevano già disattivato l’impianto d’allarme e tagliato le sbarre in ferro della porta d’ingresso.

Erano pronti ad entrare all’interno dell’abitazione quando, sorpresi dai poliziotti delle Volanti allertati da una segnalazione al 113, hanno tentato la fuga. Nella speranza di guadagnare un ingresso secondario della villa, si sono lanciati da un’altezza di 4 metri, riportando contusioni e traumi i primi due ed una frattura alla gamba il terzo. Sono Giannetto Daniele, messinese, 30 anni,  Siavash Gianluca, messinese, 25 anni e De Carolis Ignazio, messinese, 39 anni. Tutti pluripregiudicati.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria il Giannetto ed il Savash saranno giudicati stamani con rito direttissimo. Il De Carolis è invece ricoverato presso struttura ospedaliera per la frattura riportata.

Proseguono le indagini per individuare un quarto malvivente riuscito a dileguarsi.

 

17 MARZO 2015 – LA POLIZIA STRADALE RECUPERA 600 KG DI RAME DI PROVENIENZA ILLECITA

SOTTOPOSTO A FERMO DI P.G. UN CITTADINO DI NAZIONALITÀ RUMENA

Non è sfuggita ai poliziotti della Polizia Stradale l’autovettura che domenica notte scorsa viaggiava a velocità minima e con la parte posteriore visibilmente ribassata lungo il viadotto Ritiro, proprio in prossimità dello svincolo autostradale Boccetta.

I sospetti degli agenti si sono rivelati fondati quando i due individui a bordo dell’auto, notati i poliziotti, hanno velocemente accostato e sono scappati dileguandosi giù per la scarpata. All’interno dell’auto c’erano stipati ben 600 chili di cavi di rame suddivisi in matasse di notevoli dimensioni, successivamente recuperati e sequestrati.

Le immediate indagini hanno inequivocabilmente portato gli agenti a MUSTAFA Cristian, cittadino quarantaduenne di nazionalità rumena, pregiudicato e con precedenti specifici per furto, proprietario del mezzo contenente il rame, con tanto di chiavi inserite nel quadro d’accensione e chiavi di casa dimenticate all’interno.

L’uomo è stato raggiunto ieri, intorno alle 12.30, all’interno di una sala bingo. Ha tentato, inutilmente, di scagionarsi sostenendo di aver venduto l’auto precedentemente ad un suo connazionale di cui però non è in grado di fornire alcun dato.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria è stato sottoposto a fermo di P.G. e trasferito presso la locale Casa Circondariale.

Proseguono le indagini per individuare il complice.

 

18 MARZO 2015 – LOTTA AI REATI AMBIENTALI. OPERAZIONE ACQUE PULITE IV

SEQUESTRATO L’IMPIANTO DI DEPURAZIONE COMUNALE DI PATTI. DIECI LE PERSONE INDAGATE

Polizia di Stato e Capitaneria di Porto, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, hanno da tempo sferrato un’offensiva serrata ai reati ambientali ed alle gestioni illecite degli impianti di depurazione della costa tirrenica. La specialistica attività d’indagine ha già condotto a tre operazioni di polizia ambientale sottendenti l’accertamento di innumerevoli reati ed illeciti amministrativi, la notifica di diversi avvisi di garanzia per pubblici amministratori, tecnici comunali ed imprese private concessionarie di servizi pubblici, nonché reiterati sequestri giudiziari tanto di rifiuti speciali gestiti illecitamente, quanto di impianti di depurazione (Piraino, Capo d’Orlando, Caronia, Gioiosa Marea, Oliveri), che – anche attraverso il ricorso allo strumento della custodia giudiziale – hanno intrapreso un percorso di  buona gestione e di ripristino dell’efficienza di depurazione, contribuendo ad elevare la qualità e salubrità dell’ambiente.

Tale qualificata attività ha condotto oggi ad un nuovo risultato, conseguito nel comune di Patti. Gli uomini del Commissariato di P.S. di Patti congiuntamente a personale della Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Patti Marina, hanno dato esecuzione ad un’articolata ordinanza di sequestro – disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (Dott. Eugenio Aliquò) su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Patti, Dott.ssa Rosanna Casabona, che ha diretto le relative indagini – relativa all’impianto del depuratore comunale di Patti (che finisce così affidato ad un custode giudiziale) nonché dei mezzi di una nota ditta specializzata di Capo d’Orlando, concessionaria del servizio di prelievo e smaltimento dei reflui della rete fognaria di Patti.

I fatti accertati si articolano lungo due diverse direttrici.

Tra il 2013 ed il 2014, attraverso l’analisi su campioni di reflui in uscita dal depuratore comunale di Patti, la polizia giudiziaria operante, di concerto con il personale specializzato dell’ARPA, aveva avuto modo di accertare il netto superamento dei limiti batteriologici e chimici consentiti, indice dell’inefficacia del processo di depurazione dell’impianto (che scarica in mare attraverso una condotta sottomarina ad oltre 40 metri di profondità).

Successivi approfondimenti investigativi consentivano di comprendere le cause del malfunzionamento, riconducibili a precise condotte omissive degli amministratori del comune di Patti che, tralasciando di assolvere agli obblighi contrattuali e normativi in materia incombenti sull’ente comunale, e disattendendo le pur esplicite richieste e diffide rivolte loro dalle ditte private concessionarie della gestione dell’impianto comunale (segnatamente connesse alla fornitura dei mezzi per lo smaltimento dei fanghi), hanno impedito il corretto svolgimento del ciclo funzionale di depurazione e consentito lo scarico in mare di liquidi destinati a compromettere la salubrità delle acque marine e la salute delle persone che con esse vengono ordinariamente a contatto.

Per altro verso, nel corso delle complesse attività investigative esperite, è emersa la ricorrente prassi della ditta incaricata del servizio di stasatura e pulizia della rete fognaria di smaltire i rifiuti liquidi raccolti immettendoli nell’impianto di depurazione comunale, peraltro privo di autorizzazione all’uopo, ovvero sversandoli dentro un pozzetto della condotta fognaria stessa.

La circostanza, lungi dal costituire eccezionale episodio imputabile a negligente od imperita condotta degli operai della ditta incaricata, si accertava essere prassi scientemente determinata dalla stessa società concessionaria, peraltro esplicitamente assentita – con un provvedimento autorizzatorio illegittimo – da taluni rappresentanti del Comune di Patti che avrebbero dovuto vigilare al riguardo.

I reati contestati vanno dal getto pericoloso di cose, alla violazione delle Norme del Testo Unico Ambientale (D. Lgs n°152/2006), anche in punto di illecito smaltimento di rifiuti speciali liquidi.  Sono dieci le persone sottoposte ad indagini.

I beni sequestrati si riassumono:

  1. nell’impianto di depurazione comunale del Comune di Patti, affidato in Giudiziale Custodia, onde garantire – sotto controllo dell’Autorità Giudiziaria – le corrette procedure di trattamento dei fanghi da parte del gestore.
  2. in n°3 automezzi della ditta specializzata adibiti al trasporto di rifiuti smaltiti illecitamente all’interno dell’impianto di depurazione.

 

25 MARZO 2015 – ANCORA 600 KG DI ORO ROSSO RECUPERATI DALLA POLIZIA DI STATO

RINVENUTO SULLA A20 IL MEZZO SUI CUI ERANO STATI CARICATI

Ancora una volta la velocità di intervento degli agenti della Polstrada ha reso possibile il rinvenimento di oltre 600 chili di cavi in rame asportati illecitamente.

Altri 600 chili del prezioso materiale erano stati recuperati dagli stessi agenti circa una settimana fa. Anche stanotte, un furgoncino sulla A20, nei pressi della galleria San Bartolomeo, ha attirato l’attenzione di una pattuglia del distaccamento di Polizia Stradale di S.Agata Militello in servizio di vigilanza autostradale.

Il mezzo, con targa straniera, è stato sottoposto a sequestro. Trovati gli attrezzi utilizzati per il furto.

Proseguono le indagini per risalire ai tre individui considerati autori del furto che, vista la pattuglia, si sono dileguati scappando lungo la scarpata.

 

2 APRILE 2015 – TENTATA RAPINA AI DANNI DI ANTIQUARIO MESSINESE. IN CARCERE TRE DEI QUATTRO AUTORI DEL COLPO

Sono stati già individuati ed arrestati tre dei quattro ideatori ed autori della tentata rapina di ieri pomeriggio ai danni del negozio di antiquariato di via Dogali.

I primi due, entrambi messinesi, CANNAVO’ Marco, classe 89’ e BONANNO Letterio, classe 78’, sono appena riusciti ad uscir fuori dall’esercizio commerciale. Hanno infatti cercato di salire al volo sull’autovettura al cui interno i due complici li aspettavano, ma non ce l’hanno fatta. Sono stati bloccati da un militare della Guardia di Finanza libero dal servizio che si trovava lì per caso e braccati, anche grazie l’ausilio di un cittadino, dagli agenti delle Volanti subito concentratisi sul posto. Uno dei due, il Cannavò, ha tentato di fuggire ma è stato velocemente raggiunto ed arrestato.

I rapinatori, al momento dell’arresto, indossavano due maschere di carnevale in silicone. Con quelle addosso e le sembianze di due anziani hanno approfittato di una cliente che entrava nel negozio per sorprendere il titolare e mettere a segno il colpo puntandogli contro una pistola, risultata poi a salve.

Sono seguiti attimi di caos e paura perché l’esercente ha reagito spruzzando uno spray urticante al peperoncino addosso ai malviventi che, a loro volta, non hanno esitato a colpirlo con il calcio dell’arma ferendolo al capo. I rapinatori hanno quindi guadagnato l’uscita catapultandosi fuori.

Le immediate indagini dei poliziotti della Squadra Mobile, scattate a seguito dei due arresti, hanno portato al terzo autore del colpo, uno dei due che, a bordo di un’auto, facevano da palo in strada. Lo hanno sorpreso ed arrestato poche ore dopo, nel rione Fondo Fucile. E’ SPADARO Lorenzo, 33 anni, messinese, con precedenti come gli altri due.

E’ stata rinvenuta e sequestrata l’autovettura utilizzata per la tentata rapina, ritrovata abbandonata poco dopo i fatti, senza alcun segno di manomissione e con i numeri della targa contraffatti. E’ stato inoltre identificato un quarto individuo, il n.4 della gang dei rapinatori.

 

14 APRILE 2015 – LOTTA AI REATI AMBIENTALI. MESSA IN SICUREZZA DELL’ABITATO DI SAN FRATELLO

QUASI 12 MILA METRI CUBI DI MATERIALE DA DEMOLIZIONE STOCCATO ILLECITAMENTE E UTILIZZATO PER REALIZZARE LE STRADE DI ACCESSO AI CANTIERI. SEQUESTRATA STRADA DI ACCESSO AI CANTIERI 

Nuovo blitz della Polizia di Stato a San Fratello nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza dell’abitato e per il contrasto ai crimini ambientali. Nella giornata di ieri gli uomini del Commissariato di P.S. di Sant’Agata di Militello hanno posto sotto sequestro giudiziario una strada di accesso realizzata dalle ditte che stanno effettuando i lavori per la realizzazione dei pozzi drenanti.

La strada, secondo i primi accertamenti della Polizia, sarebbe stata realizzata utilizzando materiale da demolizione non sottoposto a processo di recupero e pertanto classificabile come rifiuto speciale. Dagli accertamenti è emerso che la ditta, su indicazione della Protezione Civile, avrebbe dovuto utilizzare le macerie da demolizione provenienti da un impianto di riciclaggio mobile che ha trattato i rifiuti delle demolizioni degli edifici colpiti dalla frana del febbraio 2010. L’ipotesi investigativa è che invece per la realizzazione delle strade sterrate di cantiere siano stati impiegati anche rifiuti speciali non trattati ovvero con pezzatura non omogenea e contenente altre tipologie di rifiuti quali ferro, plastica e quindi tecnicamente non riutilizzabili per i rilevati stradali.

I poliziotti, dopo un’attenta verifica del materiale presente, hanno fatto scattare il sequestro dell’intera strada di accesso ad alcuni dei cantieri lunga 300 metri, per l’ipotesi di reato di smaltimento illecito di rifiuti speciali non pericolosi, concedendo comunque alle ditte l’utilizzo della stessa al fine di non bloccare i lavori di messa in sicurezza. Nelle adiacenze della stessa strada è stato inoltre individuato un sito, nella disponibilità della Protezione Civile, di stoccaggio di rifiuti da demolizione, utilizzato per scarichi abusivi, dal quale presumibilmente provengono i rifiuti utilizzati per realizzare la strada.

Al momento non ci sono indagati ma sono in corso accertamenti per individuare le varie responsabilità e accertare natura e provenienza del materiale.

L’operazione di ieri arriva dopo altri sequestri effettuati alla fine del 2014 a San Fratello per il contrasto dei reati ambientali allorquando sono state denunciate quattro persone e individuati e posti sotto sequestro alcuni mezzi meccanici, un’intera collina (Pizzo Costanzo) escavata abusivamente e un terreno di 4.000 mq utilizzato come discarica abusiva, un sito di stoccaggio illecito di 1.000 mc di rifiuti da demolizione all’interno di un’azienda di San Fratello e un intero impianto di recupero rifiuti che in realtà effettuava operazioni di smaltimento illecito di oltre 6.000 mq di terre e rocce da scavo, proveniente dai lavori di perforazione, mediante riempimento di una ex cava.

 

16 APRILE 2015 – OPERAZIONE “GOTHA V”. 22 ARRESTI PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA, ESTORSIONI, RAPINE, PORTO ABUSIVO DI ARMI ED ALTRI REATI CONTRO LA PERSONA E IL PATRIMONIO

Stamane, in diverse località della provincia di Messina, Polizia di Stato e Carabinieri  hanno svolto una vasta operazione antimafia, coordinata dalla D.D.A., dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della medesima Direzione Distrettuale Antimafia.

L’operazione ha portato all’arresto di 22 soggetti per associazione mafiosa, estorsioni, rapine, porto abusivo di armi ed altri reati contro la persona e il patrimonio. Altre 5 persone sono state indagate e denunciate in stato di libertà per gli stessi reati.

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata nel 2013 dai  poliziotti del Commissariato P.S. di Barcellona Pozzo di Gotto con la collaborazione della Squadra Mobile di Messina e dai Carabinieri del R.O.S. e della Compagnia Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, sul conto del sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato “dei barcellonesi”, operante sul versante tirrenico della provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale cd. “dei mazzarroti”.

L’operazione antimafia, che si pone in linea di continuità con le precedenti, è stata denominata “GOTHA V”, proprio perché ha individuato e colpito i nuovi assetti del sodalizio criminale, già duramente provato dagli esiti dell’operazione “GOTHA IV”.

Le indagini hanno visto il contributo offerto dalle persone offese dei reati ed hanno trovato significativi riscontri nelle risultanze delle articolate attività di intercettazione.

Ne è scaturito un panorama puntuale della nuova composizione del sodalizio mafioso, operativo nell’hinterland barcellonese, comprensivo dei consociati subentrati nei vari ruoli – secondo il collaudato meccanismo mafioso del “rimpiazzo” –  ai referenti mafiosi arrestati nelle operazioni antimafia che si sono succedute negli ultimi anni, nonché uno spaccato dell’attività pervasiva di controllo del territorio.

In tale contesto sono stati individuati i responsabili di diverse estorsioni, nonché gli esecutori materiali di alcuni fatti di sangue del recente passato, come la rapina ai danni di un supermercato di Campogrande di Tripi verificatasi nel dicembre 2012, conclusasi tragicamente con la gambizzazione di un cliente che aveva opposto resistenza.

Le indagini hanno delineato la nuova mappatura criminale del sodalizio mafioso barcellonese, caratterizzata dalla presenza di giovani consociati che sono riusciti ad acquisire, nonostante l’età, un ruolo di assoluto valore criminale. Il nuovo gruppo ha posto in essere diverse attività criminali quali estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti, portate a compimento con modalità tipicamente mafiose. I giovani quanto spregiudicati esponenti di tale gruppo hanno raccolto l’eredità dei consociati ormai detenuti e facendo leva sui legami familiari con gli stessi, hanno intrapreso autonome attività delinquenziali.

Oltre allo spaccio di sostanze stupefacenti, il gruppo ha sviluppato il proprio controllo del territorio soprattutto attraverso attività estorsive, in particolare nei confronti dei locali notturni e delle discoteche di Milazzo. In questo settore le indagini hanno evidenziato come gli indagati, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla propria appartenenza al sodalizio abbiano ottenuto sistematicamente l’accesso ai locali e le consumazioni all’interno in modo gratuito, con modalità violente e prevaricatrici ed abbiano imposto, altresì, l’assunzione di alcuni componenti del sodalizio quali responsabili della sicurezza, secondo il più classico dei paradigmi mafiosi.

Le modalità violente delle estorsioni contestate hanno ben delineato le capacità criminali del gruppo, come nel caso della scomparsa di una partita di droga che era stata consegnata a un minore incensurato per detenerla presso la sua abitazione. Alcuni componenti del sodalizio, dopo aver fatto irruzione nell’abitazione del ragazzo e averla perquisita, non hanno esitato a picchiarlo violentemente, anche alla presenza della madre, ed a sottrargli un ciclomotore a titolo estorsivo.

L’attività espletata ha consentito di accertare l’attuale impegno della cosca dei “Mazzaroti” per garantire continuità all’azione del gruppo nel settore delle estorsioni alle quali sono state sottoposte diverse attività imprenditoriali e commerciali del comprensorio, vittime del forte potere intimidatorio degli affiliati. I proventi estorsivi, acquisiti “con violenza e minaccia” nelle “tradizionali” rate di Natale, Pasqua e Ferragosto, garantivano il sostentamento dell’associazione mafiosa.

E’ inoltre emersa in tutta evidenza la pericolosità del gruppo che ha dimostrato di poter disporre di numerose armi, anche di elevato potenziale (Kalashnikov), che è pronto ad utilizzare per garantirsi il controllo delle attività criminali nel territorio di Mazzarrà S. Andrea e dei comuni limitrofi, per mezzo di cruente spedizioni punitive in danno di coloro i quali non intendono sottostare alle strategie dell’organizzazione. In una di queste occasioni soltanto il provvidenziale passaggio di una pattuglia di polizia evitava il peggio ad altra vittima designata impedendo agli affiliati, armati ed in appostamento, di portare a termine l’agguato.

In questo contesto si inseriscono pestaggi, minacce a mano armata ed “interrogatori” di soggetti rei di aver commesso reati contro il patrimonio senza autorizzazione dei vertici dell’associazione criminale ed il progetto di aumentare il potenziale offensivo della cosca acquistando altre armi per garantirsi il pieno controllo delle attività estorsive (“se guerra vogliono, guerra sia”).

Particolarmente significativa l’intercettazione ambientale che ha documentato un incontro tra rappresentanti armati della cosca dei “mazzaroti” con esponenti della mafia catanese per la reciproca “messa a posto” di imprese operanti nelle due province nell’ambito di quello che il Gip definisce un “sistema di estorsioni incrociate”. All’esito dell’incontro veniva confermato il reciproco rispetto tra le due organizzazioni mafiose (“allora da quando è … è sempre stato così, sempre così!) secondo una consolidata alleanza (“gemellaggio”) tuttora operativa.

Nel medesimo procedimento sono inoltre indagate altre quattro persone per un episodio di scambio elettorale politico mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p.,  contestato con riferimento alle elezioni amministrative del 2007 presso il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, aventi ad oggetto l’esistenza di un pactum sceleris tra uno dei candidati ed il sindaco uscente già condannato in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, da un lato, e due esponenti della cosca dei “Mazzaroti” dall’altro.

 

27 APRILE 2015 – “DAMMI 100 EURO”. POI LO SFREGIA E GLI DANNEGGIA IL FURGONE. IN CARCERE

RINTRACCIATO E TRASFERITO DALLA POLIZIA PRESSO LA LOCALE CASA CIRCONDARIALE SABATO SCORSO

E’ in carcere il ventiseienne messinese che lo scorso novembre aggredì e ferì al volto con un coltello un cittadino di nazionalità romena all’interno di un bar in via La Farina. Trattasi di BARBUSCIA Antonio, con precedenti, rintracciato nella notte del 25 aprile dagli agenti delle Volanti a bordo di una Smart in via I° Settembre.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Messina, Dott. Salvatore Mastroeni, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica D.ssa Antonella Fradà, scaturita grazie alla ricostruzione dei fatti effettata dalla Polizia di Stato, evidenzia le gravi responsabilità del ventiseienne che lo scorso novembre avvicinò la vittima in compagnia della moglie per un caffè, pretendendo la somma di 100 euro a titolo estorsivo. “100 euro a settimana, perché io pago quelli più grandi di me e tu li devi dare a me”.

Ne sarebbe scaturita una colluttazione terminata quando l’aggressore, con un coltello a serramanico, ha ferito al volto la vittima e, lasciatola a terra, ha afferrato una sedia e l’ha lanciata contro il parabrezza del furgone della stessa, mandandolo in frantumi.

Sembrerebbe inoltre che la richiesta di denaro non fosse la prima. Mesi addietro, il ventiseienne avrebbe avvicinato la vittima per strada minacciandola. E a novembre, la richiesta estorsiva sarebbe stata accompagnata e avvalorata dalla dichiarazione di responsabilità dell’incendio del furgone del fratello avvenuto pochi giorni prima.

I reati contestati sono tentata estorsione, lesioni personali aggravate, porto abusivo di coltello e danneggiamento aggravato.

 

29 APRILE 2015 – SCIPPATORI IN AZIONE IN VIA DINA E CLARENZA. ARRESTATI

TENTANO DI SCIPPARE LA BORSA AD UNA DONNA. RINTRACCIATI IN POCO PIÙ DI UN’ORA

Hanno avvicinato la vittima ieri mattina, intorno alle 10.00, lungo la via Dina e Clarenza, sebbene presenti cittadini in transito e turisti in visita in città. Uno dei due è sceso dalla Vespa, ha tentato di afferrare la borsa che la donna teneva in spalla una prima volta, una seconda, una terza ma la vittima non ha ceduto la presa.

Il malvivente ha provato a minacciarla, poi notati alcuni turisti che nel frattempo si erano avvicinati in soccorso, ha deciso di lasciar perdere. E’ risalito a bordo della Vespa e con il complice è scappato via.

Arrivata la segnalazione in Sala Operativa, gli agenti delle Volanti hanno immediatamente fatto scattare le ricerche dei due responsabili del tentato scippo. In poco più di un’ora sono stati individuati ed arrestati. Erano ancora in zona, nei pressi del viale Principe Umberto.

Sono Fobert Fabio, messinese, 32 anni, pluripregiudicato e Alberto Agostino, messinese, 28 anni, pluripregiudicato ed in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati trasferiti presso le camere di sicurezza della caserma Calipari in attesa del rito direttissimo previsto per oggi.

 

6 MAGGIO 2015 – SBARCO DI 398 MIGRANTI DEL 4 MAGGIO: ARRESTATO DALLA POLIZIA UNO SCAFISTA TUNISINO

LE VOCI DEI PROFUGHI

È uno lo scafista individuato ed arrestato dagli agenti della Squadra Mobile, a seguito dello sbarco del 4 maggio in città di migranti, di varie nazionalità ed etnie, che, dopo essere stati soccorsi in acque internazionali dalla nave della Marina Militare “Michele Fiorillo”, hanno raggiunto il molo Marconi.

L’attività investigativa avviata dalla Squadra Mobile, con acquisizione di testimonianze e riscontri, ha permesso di identificare d arrestare  MASSAOUD Romdhane, tunisino di cinquant’anni, ritenuto responsabile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I migranti hanno raccontato le varie fasi che hanno preceduto il viaggio indicando l’uomo che ha condotto lo scafo per tutta la traversata.

In particolare, l’attività investigativa espletata ha permesso di stabilire che i profughi, dopo aver pagato una somma pro capite di circa 1500 dollari o 900 dinari libici, sono partiti dalla costa libica.

Queste le testimonianze di alcuni migranti ieri soccorsi:

“Alla fine del mese di aprile scorso, ho preso contatti con un soggetto di nazionalità libica, dopo una settimana ho consegnato la somma 900 dinari libici e lo stesso giorno sono stato prelevato presso la mia abitazione in Zuara, con un camion frigorifero, nel cui interno vi erano altre persone, credo più di 100. Dopo due ore di viaggio, siamo giunti in una specie di fattoria vicino al mare…Nella notte tra venerdì e sabato, alle ore 04.00 circa, un uomo di nazionalità libica a piedi ci ha condotto fino al mare e lì con delle piccole barche siamo stati trasportati sul barcone che successivamente ha preso il largo. Il barcone in un primo momento è stato condotta da un libico, il quale successivamente è salito su una piccola imbarcazione che la seguiva, lasciando il comando del barcone ad altri. Il libico lasciando il barcone ha spiegato ad un soggetto tunisino come si manovrava la barca…Dal momento in cui il tunisino ha preso il comando del barcone fino a quando siamo stati soccorsi in mare aperto sono trascorse circa 8/9 ore…”.

“Circa un anno addietro ho lasciato il mio paese, insieme a mia moglie, per raggiungere la capitale sudanese dove ho vissuto fino al 6 aprile del corrente anno. Quindi viaggiando sempre con mia moglie, ho raggiunto la Libia attraversando per 5 giorni il deserto, raggiungendo la città di Agedabia, dove sono stato chiuso all’interno di una casa, insieme a mia moglie ad altre persone sia di nazionalità eritrea che di altre nazionalità. All’interno di questa abitazione eravamo circa 110-120 persone. Qui per il viaggio, i nostri familiari hanno pagato $ 1.500 per ognuno di noi versandoli ad una agenzia di intermediazione finanziaria. Dopo altri 5 giorni circa, verso mezzanotte, è arrivato un uomo di nazionalità libica il quale ci ha fatto salire all’interno di un container posizionato su un camion. Dopo circa 12 ore di viaggio abbiamo raggiunto Tripoli. Preciso che i $ 1500, per come riferito da coloro che effettuavano il trasporto erano relativi al viaggio dal Sudan alla Libia; giunti a Tripoli, ci sono stati chiesti altri $ 200 per ognuno di noi, per effettuare il viaggio fino all’Italia. Da Tripoli, dopo aver cambiato mezzo di trasporto, un altro camion, siamo stati trasportati fino alla spiaggia. Nella spiaggia, vi era una altra abitazione, dopo siamo stati concentrati tutti, siamo stati divisi uomini e donne e qui siamo rimasti per circa 10 giorni. Alle 03.00 nella notte tra venerdì e sabato, (1-2 maggio 2015), è arrivato un uomo di nazionalità libica, che ci ha condotti in spiaggia. Qui siamo stati imbarcati su piccoli barconi che ci ha condotti alla barca più grande che è la stessa di quella soccorsa in mare. Il barcone sul quale siamo stati soccorsi è stato sempre pilotato da un cittadino tunisino”.

Prima di intraprendere il viaggio, ho conosciuto un libico nella città di Zuara, non so il nome, il quale mi ha proposto il viaggio per l’Italia, dietro il compenso di $ 1500 a testa, ho pagato $ 3000 in totale per me e per mia moglie. Nello stesso giorno ho consegnato la somma di denaro richiesta. Quindi dopo una settimana ho atteso per strada insieme a mia moglie il passaggio di un camion frigorifero il quale, insieme ad un altro centinaio di persone presenti sul mezzo, ci ha condotti in una casa nelle immediate vicinanze della spiaggia. Il viaggio da casa mia alla casa a mare è durato circa un’ora. In questa casa vi erano tutte le persone che successivamente sono state soccorse a bordo del barcone. In questa casa siamo rimasti circa una settimana e il giorno 2 maggio u.s., in ore notturne, tutte le persone presenti nella casa, siamo stati condotti a piedi sulla spiaggia, dove con delle barche di piccole dimensioni, siamo stati traghettati sul barcone che successivamente era soccorso in mare. Il barcone nel primo tratto di viaggio in mare è stato condotto da un uomo di nazionalità libica. Il libico ha condotto il natante in mare aperto per circa 3-4 ore e accanto a lui durante questo tragitto vi era sempre un soggetto di nazionalità tunisina. Quindi una barca di piccole dimensioni che ci seguiva da lontano, condotta da un altro libico si è avvicinata a noi e il libico che conduceva il barcone sul quale mi trovavo, passava a bordo dell’altra imbarcazione allontanandosi. Prima di salire a bordo dell’altro natante, il libico passava il comando al tunisino…il tunisino ha condotto il barcone per circa 8-9 ore fino a quando non siamo stati soccorsi”.

Circa due mesi addietro ho lasciato l’Eritrea a piedi per raggiungere il Sudan. Poi tramite passaggi sono giunto in Libia. Al confine tra il SUDAN e la  Libia alcune persone mi hanno tolto tutti gli oggetti in mio possesso compreso un telefono mobile. In Eritrea ero docente di Economia. Sono stato preso da alcune persone e chiuso in una fattoria dove alcuni Eritrei hanno contattato la mia famiglia che, mediante money transfer, ha pagato 1.600,00 dollari U.S.A. per farmi venire in Europa. Così venerdì notte con alcune autovetture siamo stati portati in una spiaggia. Alcuni libici dicevano che eravamo a Tripoli, ma non ne ho la certezza. Sono salito su un barcone, lo stesso su cui mi hanno poi trovato i soccorritori. Per un tratto la barca è stata guidata da un libico che poi, mediante una piccola imbarcazione si è allontanato lasciandoci in mare aperto. Dopo che il libico è sceso un tunisino che era imbarcato con noi ha preso il comando della nave…siamo partiti dalla Libia alle 4.00 di sabato. Abbiamo viaggiato tutto il sabato e nel pomeriggio siamo stati raggiunti dalla guardia costiera italiana che ci ha soccorso”.

 

MASSAOUD Romdhane, oggi, è rinchiuso presso la locale Casa Circondariale, a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Messina d.ssa Stefania La Rosa.

Nel frattempo continua, senza sosta, l’attività di identificazione e foto-segnalamento svolta dagli operatori della Polizia Scientifica e dell’Immigrazione della Questura di Messina. Intanto, per trovare posto ai migranti sbarcati giorno 4, circa 150, già ospitati presso le strutture cittadine, sono stati trasferiti in Sardegna con un volo charter, accompagnati dai poliziotti.

Stamane, altresì, sono iniziate, presso il molo Marconi, le operazioni di altro sbarco di 328 migranti, di varie etnie, soccorsi in mare dalla nave militare islandese “TYR”. Allo stato è stata segnalata la presenza di 35 donne, di cui 5 in stato di gravidanza e circa 40 minori.

 

7 MAGGIO 2015 – PATTI 14.02.2015:“INAUDITA AGGRESSIVITÀ” E “IRREFRENABILE FURIA AGGRESSIVA”

ARRESTATI DALLA POLIZIA DI STATO GLI AUTORI DI UNA VIOLENTA AGGRESSIONE

Stamattina gli agenti del Commissariato P.S. di Patti hanno arrestato GONZALEZ PEREZ Ignacio Francisco cubano di 25 anni, e  CELAJ Xhulio albanese di 23 anni, già noti agli uffici di Polizia, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Patti, dr. Ugo Molina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, d.ssa Rosanna Casabona, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di rissa aggravata e lesioni personali gravi.

I fatti si riferiscono ad una violenta rissa scoppiata nella piazza centrale di San Piero Patti lo scorso 14 febbraio 2015 – in pieno periodo di Carnevale – tra alcuni giovani per motivi rimasti ignoti, al cui esito si sono registrate varie persone ferite, e tra queste una, peraltro estranea alla rissa, in maniera molto grave. Infatti la stessa è stata deliberatamente aggredita e colpita selvaggiamente al capo, verosimilmente con un corpo contundente, riportando lesioni gravi al capo e al volto.

Nella notte di quel carnascialesco San Valentino, rivelatosi di inaudita violenza per il tranquillo paese nebroideo, i poliziotti del Commissariato di Patti avevano raggiunto i luoghi in tempo per identificare i protagonisti delle aggressioni e fissare gli estremi di una appena trascorsa scena di pura follia aggressiva, fatta di scontri tra due fazioni opposte, colpi proibiti, bottiglie rotte, cinghie sfilate ed avvolte alle braccia e, infine, una fulminea repressione punitiva consumata ai danni di chi – come il malcapitato aggredito – aveva solo tentato di allontanare dalla mischia un proprio giovane parente.

A seguito di quell’iniziale intervento dell’equipaggio di Volante in servizio notturno, esteso ai paesi del comprensorio, si è innestato un serrato lavoro investigativo condotto dal Commissariato di Patti e svolto attraverso decine di audizioni di testimoni, individuazioni fotografiche e l’analisi delle immagini di sistemi di videosorveglianza di esercizi privati, al cui esito sono state isolate condotte riassumibili – alla stregua del linguaggio dello stesso Giudice per le Indagini Preliminari – in espressioni di una “inaudita aggressività” e di una “irrefrenabile furia aggressiva”.

Il cerchio degli investigatori si è infine chiuso con la fissazione di precise responsabilità in capo a due giovani stranieri residenti a Patti, gravati peraltro da significativi precedenti specifici. Inoltre solo qualche giorno prima al giovane albanese era stato notificato un DASPO adottato dal Questore di Messina per le intemperanze di cui si era reso protagonista durante un incontro di basket.

GONZALEZ PEREZ, è stato tradotto nel carcere di Messina-Gazzi mentre CELAJ Xhulio è stato ristretto agli arresti domiciliari: entrambi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Patti. cui peraltro la Polizia di Stato ha denunciato anche gli altri partecipanti all’iniziale rissa.

 

7 MAGGIO 2015 – BARCELLONA P.G.: ARRESTATO L’AUTORE DI DUE RAPINE

DOVRÀ ESPIARE LA PENA DETENTIVA DO ANNI 4 E GIORNI 19

Nel tardo pomeriggio di ieri, gli agenti del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G. hanno arrestato ABBATE Carmelo, pregiudicato di 23 anni, in atto sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S. “con obbligo di soggiorno” nel comune di residenza per la durata di anni tre. L’arresto è stato eseguito in ottemperanza di un ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Messina.

ABBATE dovrà espiare la pena detentiva di anni 4 e giorni 19 di reclusione, oltre al pagamento della multa di euro 1.800,00.

Tale pena è conseguenza di due condanne riportate dal giovane ritenuto responsabile di due rapine, una commessa in data 24.10.2006, ai danni di una Tabaccheria di Milazzo, unitamente ad un complice arrestato nei giorni scorsi dal Commissariato di Barcellona P.G. e l’altra tentata in data 29.07.2011, ai danni dell’agenzia della Banca Carige di Barcellona P.G., nel corso della quale ABBATE Carmelo unitamente al complice, travestiti da donna e travisati con parrucche e foulards, tentarono di impossessarsi del denaro presente all’interno delle casse, non riuscendoci, grazie al pronto intervento degli agenti del Commissariato. Sulla base delle immagini dell’impianto di video sorveglianza e degli accertamenti della Polizia Scientifica sulle impronte rilevate all’interno della banca,i poliziotti riuscirono ad identificare ed arrestare i responsabili.

Abbate è stato condotto presso la casa circondariale di Messina per l’espiazione della pena detentiva.

 

9 MAGGIO 2015 – <HO PAGATO 1500 DINARI PER VIAGGIARE “IN PRIMA CLASSE” CON GIUBBOTTO DI SALVATAGGIO, UN SUCCO DI FRUTTA ED UNA MERENDINA>

STORIA DEL CUOCO FARID. GRAZIE A LUI LA POLIZIA DI MESSINA HA INDIVIDUATO ED ARRESTATO UNO SCAFISTA. E’ EL GHIZANI AMER, 34 ANNI, TUNISINO

Farid è nato in Marocco, a Meknes, ma ha scelto di trasferirsi in Libia perché lì ha trovato lavoro. Faceva il cuoco all’interno di una raffineria. Poi la guerra lo ha costretto a lasciare anche la Libia. Ha deciso di raggiungere l’Italia, così ha chiesto ad altri connazionali che sapevano “di una persona libica che era conosciuta, perché organizza questi viaggi”. Ha pagato 1500 dinari, è stato trasferito a Zuara, in un capannone vicino al mare, insieme a tanti altri. E’ stato caricato su un’imbarcazione di fortuna. Ricorda di essere partito nottetempo, forse le 3, e che il viaggio è durato 12, forse 14 ore. Non lo sa con certezza perché non possiede un orologio. “Mi regolavo con la posizione del sole”.

A Farid è andata bene perché spendendo una cifra maggiore ha ottenuto un buon posto, all’aria aperta, stipato assieme a circa 300 persone, un succo di frutta ed una merendina. Persino un giubbotto salvagente, pagato a parte al momento del saldo. Ai “migranti neri” è toccato il posto in stiva. “…Sulla spiaggia c’erano tante persone armate, che ci facevano salire su un gommone e con questo, ad una imbarcazione in legno che si trovava a largo, a circa cinquecento metri dalla costa. Ci davano dei giubbotti salvagente, ma non alle persone che si trovavano giù nella stiva dell’imbarcazione…” Sono  stati loro i primi a gridare che il barcone imbarcava acqua. Tra loro c’era Frank, nigeriano. Alla morte del padre ha lasciato la Nigeria col fratello alla ricerca di fortuna in Libia, ma dopo appena quattro mesi il fratello è stato ucciso durante una guerriglia. Così non ci ha pensato su due volte e ha scelto di raggiungere l’Europa con il poco che aveva. “… mentre mi trovavo a Tripoli, ho notato che molte persone correvano tutte nella stessa direzione, quindi incuriosito ho deciso di seguirle. Seguendole mi sono ritrovato in una spiaggia dove ho notato che sulla riva vi era un’imbarcazione, dove insieme ad altre persone ci siamo imbarcati… siamo rimasti alla deriva, dopodiché si è creata una falla contemporaneamente è arrivata una nave militare che ci ha soccorso…”

Sulla barca dovevano essere circa 200 ma poi alla fine si è pensato di caricarne ancora, fino ad oltre 300. A Farid l’ha confidato il tunisino che guidava il barcone. Quello riconosciuto da Farid e da Frank, Mohamed, Driss, Said, Hait e da tanti altri presenti a bordo della nave militare islandese Tyr, arrivata a Messina nei giorni scorsi.

“Quando la barca si era riempita, partiva ed alla guida vi era un uomo di nazionalità tunisina, che era già a bordo quando ero salito io e che saprei riconoscere, anche perché si trova fra le persone soccorse e che oggi sono sbarcate con noi”.

“…”l’uomo in piedi rimaneva sempre alla guida della barca, era l’unico che si occupava della conduzione dell’imbarcazione. Ho avuto modo di vederlo bene e secondo me era esperto in tali operazioni. SI tratta di un uomo tunisino che si trova ora tra le persone sbarcate dalla nave che ci ha soccorso. Anzi, quando la nave militare ci ha soccorso, lui si era allontanato dal timone ed aveva intimato a tutti di non dire a nessuno che era stato lui a condurre l’imbarcazione sino a lì”.

“Ho visto un uomo che era in piedi al timone. Quest’uomo è rimasto sempre al timone, dalla partenza fino  a quando siamo stati soccorsi dalla nave militare… E’ il tunisino che conduceva l’imbarcazione, dalla partenza fino al soccorso”.

I poliziotti della Squadra Mobile di Messina li hanno ascoltati a lungo, uno per uno, al termine delle operazioni di sbarco, le procedure di screening sanitario ed il trasferimento presso i centri di accoglienza cittadini.

Grazie ai racconti dei profughi la Polizia è riuscita così a risalire a El Ghizani Amer, 34 anni, tunisino, sottoposto a fermo i P.G. per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E’ lui lo scafista alla guida del barcone soccorso dalla nave militare Tyr. I poliziotti lo hanno traferito presso la Casa Circondariale di Gazzi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Del barcone è stato recuperato il motore fuoribordo Yamaha. L’imbarcazione, per metà già affondata al termine delle operazioni di trasferimento di uomini, donne e bambini sulla nave militare, è stata lasciata alla deriva.

I migranti sbarcati a Messina sono stati accolti presso i locali centri cittadini. Per garantire loro un’adeguata accoglienza, 180 profughi già presenti nei centri, sono stati trasferiti a bordo di pullman presso strutture del Veneto, Lombardia e Toscana.

Ancora una volta, al momento dello sbarco, le procedure di sbarco, foto-segnalamento e trasferimento sono state garantite grazie al lavoro incessante e senza sosta degli operatori del locale Gabinetto di Polizia Scientifica e degli agenti dell’Ufficio Immigrazione.

 

14 MAGGIO 2015 – SEQUESTRATO DALLA POLIZIA UN ALLEVAMENTO DI BOVINI INFETTI LA CUI CARNE SAREBBE STATA MESSA IN COMMERCIO.

DENUNCIATI L’ALLEVATORE E DUE VETERINARI INFEDELI.

Prosegue l’azione di controllo da parte degli uomini del Commissariato P.S. di Sant’Agata Militello sugli allevamenti dei Nebrodi, nell’ambito di una vasta attività volta alla prevenzione ed al contrasto di furti di animali ed alla macellazione clandestina. L’azione dei poliziotti, diretti dal Vice Questore Agg.to dott. Manganaro, e finalizzata alla tutela della salute dei consumatori, continua dunque a produrre risultati concreti e non cala l’attenzione degli investigatori sulla qualità di prodotti destinati a finire sulle nostre tavole.

Dopo l’arresto in flagranza di due noti pregiudicati ed il recupero di 4 bovini destinati alla macellazione clandestina, le attività di controllo da parte dei poliziotti si sono fatte più serrate portando di fatti, all’inizio di aprile, al sequestro di bovini non identificati nel comune di Frazzanò.

Successivamente nel corso di uno dei numerosi controlli effettuati nel mese scorso con l’ausilio di  personale dell’Istituto zooprofilattico di Barcellona P.G., in un allevamento di bovini sito nel comune di Caronia,  sono stati individuati 9 animali affetti da tubercolosi.

Le indagini hanno permesso di accertare che al termine degli ultimi controlli ufficiali effettuati 15 giorni prima da veterinari dell’ASP di S. Agata Militello, gli animali erano risultati in buono stato di salute. Tali controlli sono stati poi smentiti dalle analisi su campioni di sangue dei bovini effettuate dagli operatori dell’Istituto zooprofilattico di Barcellona, condotte tra l’altro con metodi innovativi in fase di sperimentazione, che hanno permesso di rilevare, nel 30% dei capi monitorati, la presenza dell’infezione tubercolare.

Sono pertanto scattati gli avvisi di garanzia  per l’allevatore dei bovini infetti e per i veterinari dell’ASP che avevano effettuato i controlli. Inoltre nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 53 bovini sui quali verranno condotti ulteriori accertamenti oltre che tutte le misure per circoscrivere il focolaio infettivo.

I reati contestati agli indagati sono a vario titolo: diffusione di malattie degli animali, detenzione di alimenti pericolosi per la salute, falsità ideologica, abuso d’ufficio ed inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, oltre che truffa aggravata per l’ottenimento dei contributi.

 

 

27 MAGGIO 2015 – SVUOTA CASSE DEL BERNAVA. ARRESTATO IN POCHI MINUTI

RAPIDA L’AZIONE DEI POLIZIOTTI INTERVENUTI PER BRACCARE IL MALVIVENTE

Ha fatto tutto da sé il rapinatore che ieri, a pochi minuti dal colpo nel punto Bernava di viale Regina Elena, è stato arrestato dai poliziotti delle Volanti. Si è presentato all’interno dell’esercizio commerciale con in testa una manica di felpa con due fori a mò di passamontagna e una pistola giocattolo. Si è avvicinato alle casse, dove fortunatamente in quel momento il cassiere non era presente, ha accuratamente svuotato i vari comparti e si è allontanato.

E’ stato un cittadino, una donna, ad allertare la Sala Operativa della Polizia di Stato. Sono stati sufficienti pochi minuti perché i poliziotti delle Volanti individuassero il rapinatore nel traffico e lo braccassero nel caos cittadino. Una rocambolesca fuga per le vie limitrofe a quella della rapina che non ha dato scampo al malvivente. I poliziotti lo hanno tirato fuori da sotto una macchina in sosta dove stava acquattato.

Si chiama Gianluca La Rosa, 23 anni, messinese ed è già conosciuto alle Forze dell’Ordine. Durante la fuga, si era maldestramente spogliato e aveva  nascosto la tuta da ginnastica che indossava con la pistola giocattolo in un cassonetto della spazzatura. I poliziotti hanno recuperato tutto, compresi i soldi, 345 euro, che il malvivente aveva arraffato dal Bernava e che nascondeva nella tasca dei pantaloni.

Prevista per stamani la direttissima.

L’intervento lampo ed il conseguente arresto si inserisce in un più ampio piano d’azione in atto ieri su aree sensibili del territorio messinese. Una serie di controlli a tappeto pianificati dal questore Giuseppe Cucchiara che hanno visto all’opera Volanti, Squadra Mobile ed il Reparto Prevenzione Crimine di Catania con posti di controllo in aree nevralgiche, perquisizioni domiciliari presso soggetti sottoposti agli arresti domiciliari e alla sorveglianza speciale.

Particolare attenzione è stata riservata ai controlli su sale gioco e scommesse, nonché circoli ricreativi.  In campo una squadra specializzata della Polizia Amministrativa e Sociale che ha riscontrato anomalie su apparecchi elettronici perché non collegati al circuito ufficiale dei Monopoli di Stato. Sono state pertanto elevate sanzioni amministrative per circa 4.000 euro e sequestrati i relativi apparecchi elettronici irregolari.

 

31 MAGGIO 2015 – NOVE ULTRAS MESSINESI ARRESTATI DALLA POLIZIA PER I TAFFERUGLI DOPO L’INCONTRO DI CALCIO MESSINA – REGGINA DI IERI

Sono nove finora le persone arrestata dagli agenti della Digos e della Squadra Mobile di Messina in quanto ritenuti fra i responsabili dei violenti disordini scaturiti alla fine dell’incontro di calcio fra il Messina e la Reggina. Luci accese per tutta la notte dunque negli uffici della Questura, dove senza sosta  gli investigatori ed  i tecnici della Polizia Scientifica hanno visionato e rivisto decine di volte il “film” della partita per identificare e poi acciuffare alcuni degli autori degli scontri con le Forze dell’Ordine.

Gli arrestati sono:

  1. SOTTOSANTI Gabriele nato a Messina il 23.09.1987;
  2. TURRISI Massimiliano nato a Messina il 31.08.1992;
  3. MESSINA Domenico nato a Messina il 12.12.1986;
  4. SIRACUSA Davide nato a Messina il 26.03.1985;
  5. GUGLIELMINO Ivano nato a Messina il 19.01.1981;
  6. ARCIDIACONO Gaetano nato a Messina il 01.06.1970;
  7. ASTUTO Matteo nato a Messina il 23.08.1987;
  8. RUGGERI Domenico nato a Messina il 16.11.1993;
  9. BONACCORSO Filippo nato a Messina il 30.05.1978;
  10. O., di anni 16, denunciato in stato di libertà .

 

In occasione dell’incontro di calcio era stato predisposto un consistente dispositivo per lo svolgimento del servizio di ordine pubblico, con l’impiego di circa 200 uomini delle Forze dell’Ordine, con reparti inquadrati, unità cinofili, specialisti della polizia scientifica ed un elicottero, per il sorvolo aereo delle fasi di arrivo e partenza dei tifosi ospiti. Obiettivo principale era quello di evitare il contatto fra le opposte tifoserie e questo è stato raggiunto senza ombra di dubbio e con soddisfazione.  Infatti sia l’arrivo allo stadio che il deflusso degli ospiti è avvenuto senza incidenti.  Così come nessun problema di ordine pubblico si è registrato durante lo svolgimento della partita. E’ stato invece il risultato sfavorevole alla compagine messinese a scatenare dopo la conclusione dell’incontro la barbarie di alcuni dei sostenitori (che è impossibile chiamare tifosi) della squadra di casa. Questi i fatti: quasi al termine dell’incontro di calcio,  un  gruppo di tifosi del Messina, presenti all’interno della curva sud, cercava di introdursi all’interno del rettangolo di gioco con l’intento di creare turbative all’ordine pubblico tentando di porre in essere aggressioni ai calciatori delle squadre in campo ed agli addetti ai lavori.

Per tale motivo, venivano schierati alcuni contingenti di rinforzoal fine di contenere i numerosi tifosi che si assiepavano ai bordi delle barriere di recinzione. Poco prima, molti soggetti della tifoseria messinese che occupava la curva sud dello stadio, si erano resi responsabili del lancio di numerosi oggetti nel rettangolo di gioco (fumogeni, bottiglie di acqua, etc). Nonostante il dispiegamento delle Forze di Polizia, qualche tifoso, faceva ingresso nel rettangolo di gioco al termine della partita. In particolare, uno di questi, tale SOTTOSANTI Gabriele, entrava nel rettangolo di gioco, scavalcando e, tenendo in mano una cintura con fibbia, colpiva ripetutamente uno steward addetto ai servizi di vigilanza che stramazzava al suolo. Dopo tale tentativo di invasione, riuscito solamente a pochi, un gruppo consistente di tifosi abbandonava gli spalti e si dirigeva lungo la strada arginale che costeggia l’impianto sportivo con l’intenzione di entrare nell’area della tribuna centrale con lo scopo evidente di aggredire qualche tifoso della Reggina ivi presente. All’interno del predetto gruppo vi erano numerosi soggetti che brandivano ed utilizzavano strumenti ed oggetti atti ad offendere (bastoni, cinghie con fibbie di metallo, fumogeni). Poco dopo, infatti, gli stessi irrompevano nell’area interna che conduce alla tribuna centrale ma venivano fermati da personale delle Forze di Polizia che riusciva a chiudere il cancello di ingresso. Dopo essere stati respinti dalle Forze di Polizia, i predetti tifosi si riversavano lungo la tangenziale che conduceva al settore ospiti per cercare di aggredire i circa 700 tifosi della Reggina Calcio in attesa di esser scortati presso il porto di Tremestieri da dove, a bordo di navi, avrebbero raggiunto Reggio Calabria. Pertanto, veniva effettuato un cordone di poliziotti al fine di evitare che il predetto gruppo di tifosi potesse raggiungere il settore dei tifosi reggini. Poco dopo, non essendo riusciti nell’intento di raggiungere l’opposta tifoseria si dirigevano verso l’area esterna della curva sud con l’intenzione di entrare nell’area tecnica dell’impianto sportivo riservata agli addetti ai lavori ove erano presenti anche le due squadre di calcio con la rispettiva dirigenza (uffici, spogliatoi dei calciatori,  ecc.).

Tali tifosi, di cui alcuni travisati, cercavano di irrompere all’interno dell’area esterna della curva sud ma venivano fronteggiati da una squadra di agenti di polizia del Reparto Mobile che impediva l’accesso al predetto settore. I tifosi, pertanto, cominciavano ad effettuare un fitto lancio di oggetti (pietre, fumogeni e petardi) all’indirizzo delle Forze dell’Ordine che li fronteggiavano. Nella circostanza, i predetti, venivano a contatto con i poliziotti colpendoli con strumenti atti ad offendere e vari oggetti (catene, cinture con fibbie etc.) Nel contatto un  agente di polizia  del Reparto Mobile di Palermo veniva colpito al volto riportando ferite giudicate guaribili in gg. otto per ferite al labbro inferiore. Altri due agenti di polizia riportavano lievi ferite a causa dell’esplosione di bombe carta senza, allo stato, ricorrere a cure mediche presso  i locali nosocomi.

Il tentativo di sfondare il cancello di ingresso all’area esterna della curva sud veniva, pertanto, bloccato grazie all’intervento dei predetti operatori di polizia. Tuttavia, nella circostanza, qualcuno degli aggressori riusciva a sottrarre lo sfollagente ad un poliziotto, successivamente recuperato nel corso dell’attività d’indagine svolta.  Al termine, resisi conto dell’impossibilità di entrare illecitamente nel predetto settore, i tifosi si riunivano pianificando azioni ostili nei confronti della tifoseria reggina che nel frattempo veniva trasferita, mediante l’effettuazione di due viaggi a bordo di pullman posti a disposizione dall’Azienda Trasporti Municipalizzata di Messina. Poco dopo, infatti, un gruppo composto da circa 40 tifosi, la maggior parte dei quali si era resa protagonista delle aggressione alle forze di polizia già descritte, si radunava lungo la statale 114 presso l’imbocco del serpentone che conduce al porto di Tremestieri. Pertanto, si rendeva necessario effettuare un ulteriore cordone di sicurezza da parte delle Forze di Polizia per respingere i predetti  che poco dopo si allontanavano definitivamente da quel sito. Tuttavia, un ulteriore gruppo di tifosi messinesi, nascosti nel parcheggio dell’area di servizio di Tremestieri, lanciavano alcuni oggetti all’indirizzo dei pullman ove erano presenti i tifosi della Reggina. Il lancio di tali oggetti procurava dei danneggiamenti ai predetti mezzi di trasporto.

 

1° GIUGNO 2015 – ALTRI 3 ARRESTI DELLA POLIZIA PER I TAFFERUGLI AVVENUTI AL TERMINE DELLA PARTITA MESSINA – REGGINA DI SABATO.

SONO COMPLESSIVAMENTE 12 GLI ARRESTI EFFETTUATI

Prosegue incessante il lavoro degli investigatori che stanno visionando tutte le immagini degli scontri avvenuti al termine del derby che si è giocato sabato pomeriggio al San Filippo.

Gli uomini della DIGOS e della Squadra Mobile stanno tentando di dare un nome a tutti gli autori dei tafferugli e degli scontri con le Forze dell’Ordine avvenuti nel dopo partita.

A finire in manette ieri pomeriggio sono stati i messinesi PANTO’ Maurizio, 47 anni, e FOBERT Vittorio, 28 anni. Mentre stamattina i poliziotti hanno arrestato BELLOPEDE Marcandrea, 31 anni.

Anche loro dovranno rispondere di lancio di materiale pericoloso, furto aggravato e lesioni oltre che violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale,

Tutti gli arrestati sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari in attesa del processo per direttissima.

 

4 GIUGNO 2015 – SEQUESTRATI DALLA POLIZIA DI STATO 13 VITELLI DI DUBBIA PROVENIENZA E FARMACI UTILIZZATI PER L’ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE DI VETERINARIO

DENUNZIATI DUE NOTI ALLEVATORI. 

Proseguono negli allevamenti di bestiame nebroidei i controlli degli agenti del Commissariato P.S. di Sant’Agata Militello, con la collaborazione dei Veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Barcellona Pozzo di Gotto, al fine di tutelare la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori.

Nel corso del controllo amministrativo effettuato la scorsa settimana in una nota azienda dei Nebrodi dedita alla commercializzazione di bestiame, gli investigatori hanno posto sotto sequestro 13 bovini, diversi farmaci veterinari oltre che attrezzatura medico veterinaria, passaporti di bovini, microchip e marchi identificativi per bovini e ovini, nonché attrezzi rudimentali utilizzabili per la macellazione clandestina.

Denunciati in stato di libertà due noti allevatori della zona, che dovranno rispondere di ricettazione, esercizio abusivo della professione di veterinario, detenzione di farmaci guasti o scaduti, falsità ideologica, macellazione di animali, produzione e preparazione di carni in luoghi diversi dagli stabilimenti o locali riconosciuti, e truffa aggravata a danno dello Stato in concorso.

Nell’azienda è stata rinvenuta una vera e propria farmacia veterinaria, completa di tutte le attrezzature necessarie per la somministrazione di terapie, tra cui flaconi,  farmaci (di cui alcuni scaduti) , siringhe, aghi e provette per i prelievi di sangue.

Va sottolineato che la somministrazione di farmaci negli animali destinati all’alimentazione umana, è regolamentata dal Decreto Legislativo 6 aprile 2006, n. 193, ed è subordinata ad una visita e ad una diagnosi clinica, seguita da una ricettazione.

Il farmaco negli animali destinati all’alimentazione umana può essere impiegato soltanto dopo una visita clinica sull’animale, l’emissione di una ricetta del medico veterinario per il singolo animale, sotto il controllo dell’ASP e nel rispetto dei tempi di sospensione (specifico per ogni farmaco, tempo necessario all’organismo animale per metabolizzare il prodotto somministrato e così evitare di trovarne residui altamente tossici nelle carni, nel latte, nelle uova e negli alimenti da essi derivati)”.

Nel corso della perquisizione sono state ritrovate inoltre attrezzature utilizzate per la macellazione clandestina e per falsificare l’identità dei bovini.

I 13 bovini sequestrati erano privi di identificazione o comunque riportavano sistemi identificativi non idonei. L’esito delle analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Barcellona P.G. ha inoltre diagnosticato la presenza di 4 bovini affetti da tubercolosi, pertanto per l’allevamento è scattata la segnalazione all’Asp e il blocco della movimentazione degli animali.

 

8 GIUGNO 2015 – MADRE E FIGLIO IN AZIONE IN UN NEGOZIO DI ELETTRONICA DI PIAZZA CAIROLI

ARRESTATI DALLA POLIZIA DI STATO. DOVRANNO RISPONDERE DI RAPINA

Sono stati arrestati dalla Volanti mentre tentavano di rapinare un negozio di elettrodomestici in pieno centro città. Si tratta dei messinesi Rosaria SOBRIO, 62 anni, e Salvatore TRIMARCHI, 43 anni, entrambi già ampiamente conosciuti negli uffici di Polizia.

L’arresto è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, quando i due si sono introdotti nel punto vendita  di una nota catena di elettronica di piazza Cairoli e, seguendo uno schema già collaudato, la madre si è fermata nei pressi delle barre anti uscita pronta a coprire la fuga, mentre il figlio, zaino in spalla, si è avvicinato al reparto computer.

Quando l’uomo ha tentato di uscire dal negozio si è attivato l’allarme anti taccheggio, per cui è stato fermato da due dipendenti che gli hanno chiesto di vuotare lo zaino. A quel punto, vistisi scoperti, i due hanno tirato fuori delle bombolette urticanti spruzzando all’impazzata nel tentativo di coprirsi la fuga. Ne è scaturito un parapiglia che si è risolto grazie al tempestivo arrivo dei poliziotti delle Volanti, nel frattempo allertati, che sono riusciti immediatamente a bloccare i due malviventi traendoli in arresto.

Nel corso della perquisizione gli agenti hanno poi rinvenuto, nel borsello che l’uomo portava al collo, un hard-disk portatile che era stato asportato dagli scaffali del punto vendita.

Su disposizione del P.M., D.ssa Antonella FRADA’, la donna è stata sottoposta al regime degli arresti domiciliari, mentre l’uomo è stato trattenuto nelle celle di sicurezza della Caserma Calipari, in attesa entrambi del processo per direttissima che si terrà stamane.

Due dei dipendenti del negozio di elettronica coinvolti nella rapina hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche a causa dello spray urticante. Trasportati presso il pronto soccorso dell’ospedale Papardo sono stati giudicati guaribili in giorni 3 s.c..

Dagli successivi accertamenti espletati dai poliziotti è emerso che i due si sarebbero resi responsabili di un altro furto avvenuto nello stesso esercizio commerciale nei giorni scorsi, e per questo denunciati all’A.G..

11 GIUGNO 2015 – ENNESIMO SBARCO. 262 MIGRANTI. IL CAVALLINO RAMPANTE PERMETTE L’IDENTIFICAZIONE E L’ARRESTO DELLO SCAFISTA

ANCHE SU FACEBOOK I CONTATTI PER ORGANIZZARE LA TRAVERSATA SUI BARCONI DELLA MORTE

Una maglietta di un bel rosso acceso con il simbolo del cavallino rampante. “C’era scritto Ferrari, qui sul collo”. In tanti, tra i profughi arrivati lo scorso 9 giugno a Messina hanno descritto così, con quella maglietta addosso, l’uomo che li ha portati in mare aperto, a bordo di un barcone in legno, stipati uno sull’altro. Grazie alle testimonianze di decine di profughi, e di quella maglietta, l’identità del Caronte dello sbarco si è così, racconto dopo racconto, delineata. Si tratta di MECHRI Omar, tunisino, 22 anni, individuato ed arrestato dagli uomini della Squadra Mobile.

I 262 migranti soccorsi dal pattugliatore d’altura svedese Poseidon  nel canale di Sicilia e trasferiti al porto di Messina sono stati ascoltati uno per uno, dopo le operazioni, ormai di routine, espletate rapidamente dal personale dell’ufficio Immigrazione e da quello del locale Gabinetto di Polizia Scientifica.

Prima però sono stati accolti, rifocillati e visitati da personale medico. Hanno viaggiato per circa nove ore in modo disumano. Uno sull’altro, uomini, donne e bambini. In tanti stipati in stiva come bestie. Quando sono stati soccorsi, il barcone di fortuna su cui viaggiavano era alla deriva, in avaria da tempo.

A bordo dell’imbarcazione, persone di nazionalità diversa, tutte provenienti dal continente africano. Ancora una volta, i racconti di chi era a bordo hanno permesso di tracciare tariffari precisi utilizzati per imbarcare i profughi. Più alta la tariffa per chi sta sul ponte, prezzi scontati per chi si accontenta del sotto coperta.

Al libico, senegalese o eritreo interessato a raggiungere le coste europee, basta chiedere in giro. Tra i profughi arrivati ieri c’è anche chi si è dato da fare su Facebook grazie ai consigli di chi era già riuscito a raggiungere l’Italia, la Germania o la Francia. “…tramite Facebook mi hanno detto come fare. Avendomi consigliato di recarmi in Libia, ho raggiunto Tripoli, dove ho incontrato un mio connazionale che conosce la città, il quale mi ha fatto incontrare un libico. L’incontro è avvenuto in un bar di Tripoli e io ho accettato le condizioni per raggiungere l’Europa”.

Circa 200 delle persone arrivate il 9 giugno a Messina sono in viaggio verso altri centri di accoglienza in Abruzzo, Lombardia, Veneto e Trentino dove sono stati trasferite per lasciar posto a chi, probabilmente, nel frattempo arriverà in Sicilia.

MECHRI Omar, lo scafista, è, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso il carcere di Gazzi.

 

18 GIUGNO 2015 – OMICIDIO A GIARDINI NAXOS. ARRESTATO IL COLPEVOLE

FERITO AL TORACE A MORTE CON UN COLTELLO DA CUCINA NASCOSTO SOTTO LA T-SHIRT

Ieri sera gli agenti del Commissariato P.S. di Taormina e i Carabinieri della Stazione di  Giardini Naxos hanno arrestato Daniele MANNINO, 25 anni, di Taormina, pregiudicato, per l’omicidio di Pierpaolo Pasqualini, 44 anni.

L’uomo nel tardo pomeriggio di ieri si è recato a casa della vittima, nel quartiere Calcarone di Giardini Naxos, ed al culmine di una lite, sembrerebbe scaturita da passate vicissitudini giudiziarie, ha estratto da sotto la maglietta un coltello da cucina e, sotto gli occhi della moglie, lo ha accoltellato al torace. E’poi fuggito.

Sebbene immediatamente soccorso e trasportato all’ospedale San Vincenzo di Taormina la vittima si è spenta poco dopo per le gravi ferite riportate.

Le indagini avviate dagli investigatori del Commissariato di Taormina hanno consentito di ricostruire ben presto la dinamica dell’omicidio e di individuare il colpevole che, vistosi braccato, si è costituito in nottata alla Stazione Carabinieri di Giardini Naxos.

Accompagnato presso la casa circondariale di Messina Gazzi, dovrà ora rispondere della pesante accusa di omicidio doloso.

18 GIUGNO 2015 – OPERAZIONE ANTIMAFIA “GOTHA V” BIS

I Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, della Sezione Anticrimine del R.O.S. di Messina ed i poliziotti del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G., nella mattinata odierna, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, Dr.ssa Maria Luisa Materia, su richiesta del Procuratore Capo Dr. Guido Lo Forte e dei Sostituti Procuratori Dr. Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo della Direzione Distrettuale Antimafia.

L’operazione ha portato all’arresto di 8 soggetti per estorsione, porto e detenzione illegale di armi, reati aggravati per essere stati commessi avvalendosi della condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese”, nonché per essersi resi promotori di una organizzazione, operante nella zona di Barcellona P.G. e paesi limitrofi, dedita alla detenzione ed alla cessione di sostanze stupefacenti.

Questi i destinatari della misura cautelare:

  1. PANTE’ Mario nato a Vittoria (RG) il 16.12.1970, residente in Mazzarrà Sant’Andrea
  2. PINO Giovanni nato a Milazzo il 21.2.1983, residente in Furnari
  3. TORRE Sebastiano, nato a Barcellona P.G. il 03/03/1977, residente in Mazzarrà S. Andrea
  4. CALCO’ LABBRUZZO Salvatore, nato a Tortorici il 16.8.1952, residente a Tripi
  5. OFRIA Giuseppe, nato a Milazzo il 05.04.1994, residente in Barcellona P.G.
  6. ALESCI Alessio, nato a Milazzo il 12.05.1990, residente in Barcellona P.G.
  7. D’AMICO Bartolo, nato a Messina il 5.12.1989, residente in Barcellona P.G.
  8. CHIOFALO Marco, inteso Balduccio”, nato a Barcellona P.G. il 18.01.1993, ivi residente.

 

Agli stessi, tutti attualmente detenuti essendo stati arrestati di recente nell’ambito dell’operazione “GOTHA V”, alcuni anche per associazione mafiosa, il provvedimento è stato notificato nei luoghi di detenzione (Palermo, Messina, Caltanissetta e Siracusa).

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata nel 2013, sul conto del sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato “dei barcellonesi”, operante sul versante tirrenico della Provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale cd. “dei mazzarroti” (di cui gli arrestati sono espressione ed in nome della quale agivano) e rappresentano la prosecuzione dell’operazione antimafia denominata “GOTHA V”, che ha individuato e colpito i nuovi assetti del sodalizio criminale, ponendosi in linea di continuità con le precedenti.

Le condotte delittuose individuate – estorsioni e spaccio di stupefacenti – hanno permesso all’organizzazione di “fare cassa” e “sostenere” le famiglie dei detenuti.

Le indagini dei Carabinieri e della Polizia di Stato sono basate in prevalenza sulle attività di intercettazione telefonica ed ambientale e sui connessi servizi di polizia giudiziaria a riscontro ed hanno visto il contributo delle persone offese dei reati che hanno confermato i gravi fatti che hanno dovuto subìre nel corso degli anni, consentendo di svelare la condotta degli attuali indagati diretta prevalentemente ad una sistematica attività estorsiva ed alla organizzazione di una rete di approvvigionamento per il successivo spaccio di sostanza stupefacente.

In tale contesto, come evidenziato nell’ordinanza del Gip, assume particolare rilevanza il contributo delle vittime del reato estorsivo che, una volta tratti in arresto i loro persecutori in relazione ad altre vicende delittuose, hanno deciso di rendere dichiarazioni accusatorie superando ogni contegno omertoso. Tale atteggiamento positivo, già manifestatosi in pregresse attività di indagine, è significativo del continuo rafforzamento del sentimento di fiducia nei confronti delle Forze di Polizia e della Magistratura.

In particolare, l’attività di indagine del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G.,  che ha continuato a monitorare il nuovo assetto operativo dell’agguerrita frangia dei “Mazzarroti” disvelato con l’operazione antimafia “GOTHA V”,  ha consentito di confermare l’impegno di tale cosca per garantire continuità all’azione del gruppo nel settore delle estorsioni, per le quali oggi sono stati arrestati PINO Giovanni e TORRE Sebastiano. I due avevano imposto ad una ditta di Furnari impegnata in lavori edili stradali, il pagamento di una tangente nella misura del 2% dell’importo complessivo dei lavori, 55.000,00 euro, ottenendo pochi giorni prima del loro arresto per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi del 16.4.2015, un acconto di 600,00 euro quale “rata” di Pasqua, dopo aver “convinto” l’imprenditore con la collocazione di una bottiglia incendiaria presso il deposito della sua ditta e le conseguenti intimidazioni quali componenti dell’associazione mafiosa.

Alla ricostruzione del fatto si è giunti attraverso le intercettazioni ambientali che hanno consentito di documentare “in diretta” le diverse fasi dell’approccio estorsivo. Nel medesimo contesto di indagini, PANTE’ Mario è stato arrestato per lo stesso reato di estorsione con l’aggravante mafiosa, commesso in danno del titolare di una struttura alberghiera dal quale aveva preteso a nome dell’associazione mafiosa dei “mazzaroti” il pagamento di una tangente di 1.000,00 euro. Lo stesso titolare era rimasto vittima anche di altri due componenti della cosca di Mazzarrà S.A., CAMMISA Giuseppe e TORRE Sebastiano, arrestati – anche per questo reato – nello scorso mese di aprile nell’operazione “GOTHA V”, ai quali aveva dovuto corrispondere un’altra rata di 1.000,00 a titolo di “pizzo”.

L’attenzione dei Carabinieri del R.O.S. si è soffermata nel completare il quadro indiziario nei confronti dell’indagato CALCO’ LABBRUZZO Salvatore, personaggio già colpito da ordinanza di custodia cautelare nell’operazione “Ghota” nel luglio del 2011 in quanto ritenuto anello di collegamento tra la famiglia mafiosa “dei barcellonesi” e la cosca “dei tortoriciani”. Con l’ordinanza dell’8 aprile 2015 la posizione processuale del medesimo era stata già oggetto di disamina del GIP, a seguito delle dichiarazioni accusatorie dei collaboratori GULLO Santo ed ARTINO Salvatore che avevano riguardato le specifiche responsabilità del predetto in merito all’estorsione nei confronti di una società. In quella sede il GIP non aveva accolto la misura cautelare che invece è stata emessa nell’ambito del presente procedimento perché le suddette dichiarazioni accusatorie sono state corroborate dalle dichiarazioni di uno degli amministratori della stessa impresa, che ha ammesso di aver effettuato dazioni di denaro a titolo estorsivo, a partire dal 2000-2001 e fino al 2011, dapprima a GULLO Santo e successivamente a CALCO LABBRUZZO Salvatore.

All’esito dell’operazione “Ghota 5” dell’aprile scorso ALESCI Alessio, D’AMICO Bartolo, CHIOFALO Marco ed OFRIA Giuseppe, erano stati sottoposti, tra l’altro, alla misura custodiale in carcere in relazione ad un episodio di spaccio di sostanze stupefacente. In tale contesto il Tribunale della Libertà aveva ritenuto non sussistente l’aggravante del metodo mafioso.

Con il presente provvedimento il GIP, recependo “in toto” le risultanze dell’analisi investigativa dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona, ha contestato ai soggetti sopra indicati l’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver in uso delle armi.

In tal senso inequivocabili sono le nuove risultanze investigative e gli elementi di prova acquisiti soprattutto attraverso le intercettazioni ambientali all’interno dell’autovettura Volkswagen Touareg, in uso ad ALESCI Alessio, zio di OFRIA Giuseppe. L’attività tecnica di intercettazione ambientale, durata 9 mesi, ha consentito di poter comprendere le dinamiche interne all’associazione mafiosa “dei barcellonesi” decapitata, negli ultimi anni, dei suoi uomini di vertice nonché direttivi. Fin da subito, grazie alle intercettazioni ambientali, è stata captata una quantità considerevole di preziosissime conversazioni, dalle quali si evince – con chiarezza e senza alcun margine di errore o di fraintendimento – che i soggetti indicati, avvalendosi della forza intimidatrice promanata anche dall’uso delle armi, hanno commesso una serie di delitti tra i quali primeggia l’acquisizione e la distribuzione, svolta in maniera organizzata e sistematica, di sostanze stupefacenti sulla piazza barcellonese, su quella milazzese ed in altri comuni limitrofi, contesa in un primo momento ad altro gruppo emergente. I proventi, almeno parte di essi, sono stati destinati al mantenimento in carcere di alcuni detenuti, nella fattispecie dei fratelli MAZZU’ Carmelo e Lorenzo (tratti in arresto nel luglio del 2013 a seguito dell’operazione “GHOTA 4”), per conto dei quali, o meglio raccogliendone l’eredità ed il posto lasciato vacante, gli odierni indagati chiaramente hanno agito.

Le risultanze delle intercettazioni, che costituiscono l’architrave delle odierne contestazioni, hanno consentito di  ravvisare che l’attività di spaccio di cui rispondono gli indagati, non è sporadica ma stabilmente consolidata all’interno della quale ogni sodale, con ruolo differente, è impegnato nel produrre la maggior ricchezza possibile attraverso la distribuzione nel mercato della droga. In tale contesto risaltano le figure di ALESCI Alessio e OFRIA Giuseppe ritenuti vertici e promotori della predetta organizzazione.

La medesima attività tecnica ha permesso di dimostrare che gli indagati, nell’ambito dell’attività illegale posta in essere, abbiano avuto la disponibilità di armi, come emerso in maniera esplicita dalle conversazioni intercorse tra CHIOFALO Marco e OFRIA Giuseppe – nel corso delle quali il primo è stato redarguito dal secondo per non aver dimostrato particolare cautela nella custodia di una pistola a suo tempo detenuta in casa – e tra D’AMICO Bartolo ed ALESCI Alessio, foriere di esplicite ammissioni a proposito del loro porto ed uso in pubblico.

 

24 GIUGNO 2015 – “SONO SAID. SONO SOMALO. VOGLIO RAGGIUNGERE LA GERMANIA” – “SONO LUKE, NIGERIANO. E’ LA SVIZZERA IL MIO SOGNO”

SBARCO DEL 23 GIUGNO A MESSINA. 519 LE PERSONE ACCOLTE. LA POLIZIA INDIVIDUA ED ARRESTA LO SCAFISTA

Stavolta sono più di 500. 519 per l’esattezza. Sono arrivati ieri a Messina a bordo della nave militare irlandese L.E. Eithne. I migranti sono stati accolti, visitati e poi trasferiti presso i centri di accoglienza all’interno della struttura sportiva Primo Nebiolo e presso l’ex caserma Gasparro. In 200 sono stati trasferiti in strutture del nord Italia.

La nottata è andata così e ha visto impegnati i poliziotti del Gabinetto di Polizia Scientifica, quelli dell’ufficio Immigrazione e gli investigatori della Squadra Mobile, più tutti gli agenti preposti ai trasferimenti e spostamenti dei 519 migranti. Con meccanismi ormai rodati e purtroppo divenuti consueti, la macchina operativa della Questura ha garantito accoglienza e sicurezza e ha reso possibile, in poche ore, l’individuazione dello scafista responsabile del trasferimento di migranti su un barcone sovraccarico dalle coste della Libia alle acque internazionali dove è intervenuta la nave militare irlandese.

E’ un egiziano di 41 anni, ABOLI KRICHA Mostafa Abdel Azim Mahmoud, che nel 2011 aveva già tentato l’ingresso in Italia con un altro nome e un’altra nazionalità, respinto alla frontiera. Ora è in carcere a Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Anche stavolta le testimonianze dei migranti sono state preziose per arrivare velocemente all’identità dello scafista. Storie per lo più incredibili di ragazzi spesso giovanissimi. 18, 19 anni e alle spalle un viaggio durato, nella migliore delle ipotesi, mesi. Ognuno ha un percorso diverso. Chi ha attraversato Somalia, Sudan, Etiopia per poi arrivare in Libia ed essere arrestato; chi, cercando di racimolare la somma per partire ha fatto l’operaio, il pastore ed è stato sfruttato e maltrattato, persino ferito; e chi, più fortunato, è stato accolto in una moschea o aiutato per strada da perfetti estranei.

E’ il caso di Said che racconta di essere stato aiutato da una coppia a raggiungere Tripoli e, dopo aver dormito una notte in una moschea, di essere stato accolto a casa dell’imam per una settimana. Ha poi lavorato in un autolavaggio per raccogliere 800 dinari consegnati ad un libico di nome Ahmed. “…mi è venuto a prendere e mi ha portato nel suo appartamento e poi mi faceva cambiare casa fino a quando due giorni fa il 21 giugno mi ha condotto verso le 3 del mattino su una spiaggia vicino Tripoli dove ci hanno fatto salire su piccoli battelli a gruppi di 10 persone e ci hanno portato al largo dove ci attendeva il barcone in legno”.

Said ha raccontato di non voler restare in Italia. Vorrebbe raggiungere la Germania.

Luke è nigeriano. A lui non è andata “così bene”. E’ rimasto in carcere per due mesi in Libia. Poi è stato liberato. Ma non ha mollato. Quando è riuscito finalmente ad organizzarsi il viaggio ha raggiunto insieme a tanti altri la spiaggia: “…c’erano diversi libici che, armati di mitra, ci minacciavano per farci salire su un gommone…io non volevo salire perché eravamo in troppi e non sapevo nuotare, ma dato le mie proteste, venivo picchiato, legato per i piedi e coperto gli occhi con una benda per farmi calmare, benda che mi toglievo io quando sentivo che c’era una nave che ci stava soccorrendo…”.

Luke ora sta bene. E’ stato medicato e visitato. Vuole andare in Svizzera.

 

25 GIUGNO 2015 – OPERAZIONE ACQUE PULITE V. SEQUESTRATO DEPURATORE COMUNALE DI OLIVERI

LIVELLO BATTERIOLOGICO DI ESCHERICHIA COLI SUPERIORE AL DOPPIO DEL LIMITE FISSATO PER LEGGE

Polizia di Stato congiuntamente alla Capitaneria di Porto, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, assestano un ulteriore colpo ai reati ambientali ed alle gestioni illecite degli impianti di depurazione della costa tirrenica.

La direttrice tracciata dalla necessità di tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente (segnatamente marino), ha animato da anni la specialistica attività d’indagine che ha già condotto a quattro operazioni di polizia ambientale sottendenti l’accertamento di innumerevoli reati ed illeciti amministrativi, la notifica di decine di avvisi di garanzia per pubblici amministratori, tecnici comunali ed imprese private concessionarie di servizi pubblici, nonché reiterati sequestri giudiziari tanto di rifiuti speciali gestiti illecitamente, quanto di impianti di depurazione di numerosi comuni ricadenti nel circondario della Procura di Patti, destinati – anche attraverso il ricorso allo strumento della custodia giudiziale – ad intraprendere un percorso di  buona gestione e di ripristino dell’efficienza di depurazione.

A tornare sotto la lente degli investigatori è ora il depuratore del comune di Oliveri, nel cui sito di c.da Fiume, nel marzo dello scorso anno 2014, era già stata riscontrata l’esistenza di una discarica abusiva di rifiuti speciali, in conseguenza non solo del mancato smaltimento dei prodotti del ciclo funzionale dell’impianto ma anche dell’accatastamento in detto luogo di materiali (tra cui finanche veicoli e farmaci) che nulla avevano a che fare con esso.

Successivamente a quei rilievi – che avevano già comportato una denuncia per il reato di cui all’art. 256 del D. Lgs 152/06 (Testo Unico Ambientale) a carico dei funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Oliveri – la polizia giudiziaria non si è fermata ed ha scandagliato tutti gli aspetti relativi alla gestione dell’impianto di depurazione ed al suo ciclo funzionale.

Tramite analisi chimico-biologiche, eseguite in più circostanze dall’ARPA, è stato così riscontrato nei reflui in uscita dall’impianto un livello batteriologico di “escherichia coli” superiore di oltre il doppio rispetto al limite legislativamente fissato, evidentemente indicativo di “una non idonea efficienza del trattamento depurativo”, fonte di “evidente rischio” per “la salute dei bagnanti e dei pescatori dilettanti, specie nel periodo estivo”.

Si accertava inoltre che l’effluente depurato non veniva sottoposto ad alcun trattamento di sterilizzazione per aggiunta di cloro, anche perché non si rintracciava alcuna scorta del reagente.

Ricorrendo ad ispezioni subacquee, si accertava altresì che la condotta sottomarina del depuratore di Oliveri risulta rotta, con conseguente scarico del refluo sotto costa, ad appena 10 metri dalla battigia ed ad una batimetrica di 1 metro.

Peraltro, siffatto punto di superficiale sversamento marino dei contaminati reflui della depurazione era – ed è – collocato in corrispondenza della foce del torrente Elicona e cioè in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.

Le analisi della acque marine, in corrispondenza dello scarico, hanno evidenziato livelli di contaminazione chimica che, per taluni valori, è risultata stimabile in 70 volte superiore ai limiti massimi consentiti dalla legge.

Gli accertamenti documentali esperiti permettevano di acclarare poi che l’amministrazione comunale di Oliveri era a conoscenza di tali circostanze almeno sin dal febbraio 2008,  omettendo ciononostante di adottare gli atti necessari al ripristino della condotta, che pure avrebbe avuto l’obbligo di intraprendere per ragioni di igiene e sanità pubblica: da quella data era stata infatti richiesta alla competente Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque un’apposita autorizzazione transitoria allo scarico “sotto costa” ma non erano stati poi prodotti all’ente regionale gli atti integrativi richiesti all’uopo, così come non era mai stato curato il rituale rinnovo della scaduta autorizzazione allo scarico in mare e tampoco il rinnovo della concessione demaniale per l’occupazione con la condotta sottomarina.

All’esito di tali articolate e complesse indagini, gli uomini del Commissariato di P.S. di Patti congiuntamente a personale della Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Patti Marina, nella mattinata odierna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale (Dott. Ugo MOLINA) che, su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Patti (Dott.ssa Rosanna CASABONA), ha disposto il sequestro preventivo dell’intero impianto del depuratore comunale di Oliveri, affidandolo ad un custode giudiziale, sotto la cui supervisione lo stesso continuerà a funzionare nell’attesa del suo adeguamento alla legge.

Sono stati inoltre denunciati all’Autorità Giudiziaria l’attuale Sindaco ed i funzionari responsabili pro-tempore dell’Ufficio Tecnico Comunale susseguitisi nel periodo considerato, per i delitti di omissione d’atti d’ufficio (continuato ed in concorso) e danneggiamento aggravato delle acque marine nonché per getto pericoloso di cose e plurime violazioni del Testo Unico Ambientale, del Codice della Navigazione e della normativa in materia di tutela delle zone sottoposte a vicolo paesaggistico.

 

30 GIUGNO 2015 – RAPINA AL SUPERMERCATO DI MINISSALE. LA POLIZIA DI STATO ARRESTA L’AUTORE

Ieri sera gli agenti delle Volanti e della Squadra Mobile hanno arrestato Giovanni MUSSILLO, 46 ANNI, già noto alle Forze dell’Ordine, con l’accusa di rapina in danno di un supermercato del rione Minissale.

L’uomo poco dopo le 19:00 si è introdotto nel supermercato col volto travisato e, minacciando il cassiere con un oggetto appuntito, si è fatto consegnare il denaro contenuto in cassa, circa 1.200 euro. Quindi ha afferrato il dipendente trascinandolo fino all’ingresso per coprirsi la fuga e poi si è dileguato a bordo di un motorino.

I poliziotti intervenuti nell’immediatezza, grazie alle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza ed alle testimonianze delle vittime, sono riusciti nel giro di pochissimo tempo a risalire all’identità del rapinatore. L’uomo si era camuffato calzando in testa un casco ed un boxer da uomo nel quale aveva praticato dei fori. Boxer che nel corso delle concitate fasi della rapina continuava a scivolare scoprendogli il volto, al punto che nel tentativo di coprirsi bene durante la fuga, ha anche perso parte della refurtiva che tentava invano di stringere in pugno.

Gli agenti lo hanno arrestato poco dopo nella sua abitazione dove hanno rinvenuto anche gli indumenti che indossava durante la rapina ed il ciclomotore con il quale era stato visto fuggire, ed all’interno del quale erano stati occultati circa100 euro. Il boxer utilizzato per coprirsi il volto è stato invece rinvenuto lungo la via di fuga.

E’ emerso inoltre che MUSSILLO nel settembre del 2011 era già finito in manette proprio per una rapina sempre in danno dello stesso supermercato, del quale tra l’altro, è cliente abituale.

L’arrestato, su disposizione del P.M. D.ssa Anna Maria Arena,  è stato accompagnato presso la locale casa circondariale

 

3 LUGLIO 2015 – OPERAZIONE SCACCO MATTO. DROGA A CAPO D’ORLANDO

6 LE PERSONE RAGGIUNTE DA MISURA CAUTELARE E 28 LE INFORMAZIONI DI GARANZIA A CARICO DI ULTERIORI INDAGATI

Un lavoro certosino di indagini durato anni quello svolto dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Capo d’Orlando che oggi ha portato all’esecuzione, con la collaborazione della Squadra Mobile, di sei misure cautelari – sei obblighi di dimora nello specifico – a carico di personaggi gravitanti nella realtà dello spaccio di droga nella cittadina paladina.

Trattasi di:

 

  • MARTINA Francesco, nato a Patti il 29 novembre 1991;
  • BONTEMPO VENTRE Michele, nato a Bronte (CT) il 10 luglio 1985;
  • ARMELI Oscar, nato a Sant’Agata di Militello il 26 ottobre 1991;
  • RIZZA Marco, nato a Torino il 28 marzo 1989;
  • GORGONE Edoardo, nato a Patti il 14 marzo 1986;
  • OLIVA Antonina, detta Antonella, nata a Messina il 23 maggio 1981.

 

Ai sei raggiunti da misura cautelare si aggiungono 28 persone indagate con a carico informazioni di garanzia in uno scenario che nel corso delle indagini ha visto ben 70 episodi di cessione di sostanza stupefacente, 6 arresti ed il sequestro di cocaina, marijuana e hashish.

Scacco Matto, dal nickname di due dei protagonisti dello spaccio orlandino, prende vita nell’agosto del 2011 quando si verificano episodi allarmanti di minacce e pestaggi nei confronti di un paio di giovani del posto. Dapprima sberle, poi un pizzino minatorio nella cassetta delle lettere, infine l’incendio del motorino. Le indagini dei poliziotti del Commissariato P.S. di Capo d’Orlando, subito avviate, chiarirono che a monte c’era il mancato pagamento di una partita di marijuana per 400 euro e che gli autori dei fatti erano proprio due dei personaggi raggiunti oggi da misura cautelare, il MARTINA ed il BONTEMPO VENTRE.

Successivamente gli investigatori sono riusciti a ricostruire, ed in molti casi ad intervenire, in singoli casi di detenzione e/o spaccio delle più comuni e diffuse droghe arrivando così a delineare singole responsabilità ed un quadro complessivo del modus agendi, finanche del linguaggio utilizzato per mettere su piazza e smerciare la droga.

 

14 LUGLIO 2015 – OMICIDIO LA FAUCI – LA POLIZIA DI STATO ARRESTA UN GIOVANE INCENSURATO

Uno sguardo di sbieco a quell’uomo che stava attraversando la strada e per colpa del quale aveva dovuto frenare bruscamente. Ne nasce un battibecco, da qui alle mani. A questo punto estrae il coltellino dalla tasca e sferra un fendente al torace dell’uomo che si accascia a terra sanguinante. Poi, noncurante delle condizioni della vittima, va nel bagno del bar più vicino a lavarsi le mani che si era ferito durante la colluttazione e successivamente, resosi conto della gravità dell’accaduto si da alla fuga disfacendosi nel frattempo dell’arma.

La vittima, Salvatore La Fauci, 55 anni, viene soccorsa e trasportata al Policlinico Universitario dove muore poco dopo in sala operatoria.

Tutto è avvenuto poco dopo le 18:00, sul viale San Martino, nella zona di Provinciale, sotto gli occhi di diversi testimoni.

Immediato l’intervento sul posto dei poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile

Le indagini avviate successivamente dagli investigatori della Squadra Mobile che hanno ascoltato le testimonianze dei tanti presenti, e visionato le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di alcuni esercizi commerciali della zona, hanno consentito di risalire  in breve tempo all’autore del delitto.

Si tratta di Roberto MANGANO, 20 anni, incensurato.

Conoscendo la sua identità i poliziotti lo hanno cercato sia nella sua abitazione che a casa della fidanzata, oltre che nei luoghi che abitualmente frequenta. Il giovane sentendosi braccato e saputo della morte dell’uomo che poco prima aveva accoltellato, in serata si è costituito presentandosi negli Uffici della Questura.

Su disposizione del P.M. D.ssa Anna Maria ARENA è stato accompagnato nel carcere di Messina-Gazzi. Dovrà ora rispondere del reato di omicidio aggravato.

 

16 LUGLIO 2015 – ENNESIMO SBARCO NEL PORTO DI MESSINA.

LA POLIZIA INDIVIDUA E ARRESTA LO SCAFISTA

Sono stati soccorsi dalla nave Phoenix, la nave privata che salva i migranti nelle acque del Mediterraneo, poco dopo le nove del mattino di lunedì scorso. Quando li hanno trovati erano stipati su un barcone di legno e nessuno di loro indossava il giubbotto di salvagente. E’ in questo modo che i 415 migranti partiti dalle coste libiche domenica notte, sono riusciti a raggiungere il territorio italiano, e a concludere il loro viaggio della speranza.

Quando ieri mattina sono sbarcati nel porto di Messina sono stati rifocillati e visitati, e quindi trasferiti presso il centro di accoglienza “Primo Nebiolo”.

Una volta concluse le primissime operazioni di accoglienza gli investigatori della Squadra Mobile hanno dato il via alle ormai rodate attività di indagine, che anche questa volta hanno portato all’individuazione dello scafista.

Si tratta di un 36enne di origini tunisine, MARDASIA Moaz. L’uomo già nel 2010 prima e nel 2012 poi era stato identificato dalle Questure di Agrigento e Massa Carrara. In entrambi i casi aveva però fornito un cognome diverso.

A consentire l’individuazione dello scafista sono state ancora una volta le testimonianze di alcuni dei profughi.

Si tratta per la maggior parte di uomini provenienti dall’Asia Meridionale e dall’Africa, tra di loro anche 26 donne, e oltre 40  minori. Molti di loro hanno raccontato di risiedere in Libia da diverso tempo e di essere scappati a causa della guerra. Sono meccanici, falegnami, imbianchini e tra loro anche studenti universitari.

Hanno raccontato di essersi rivolti ad alcune persone conosciute proprio perché organizzano abitualmente viaggi per l’Italia, alle quali hanno consegnato somme di denaro in valute differenti, per un valore di circa 1000 euro. Sono stati accompagnati in una casa sulla spiaggia a Zuara, a circa 3 ore di viaggio da Tripoli, dove hanno vissuto per diversi giorni in oltre 400 persone. Da qui sono stati fatti salire su una piccolissima imbarcazione in legno che li ha portati a largo, dove li attendeva un battello poco più grande e, col favore delle tenebre, sono partiti alla volta dell’Italia.

Anche questa volta quelli con la pelle più scura sono stati ammassati nella stiva, mentre gli altri, hanno preso posto sul ponte della piccola imbarcazione.

L’arrestato è stato trasportato presso il carcere di Messina-Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Grande l’impegno dei Poliziotti dell’Ufficio Immigrazione e della Polizia Scientifica che ha permesso di effettuare il respingimento di 45 persone di origini marocchine nei confronti delle quali è stato emesso Ordine del Questore di lasciare il Territorio dello Stato entro 7 giorni. Altri 3 uomini origini egiziane sono stati colpiti, inoltre, da medesimo provvedimento, ed accompagnati al Centro di Identificazione ed Espulsione di Caltanissetta per essere trattenuti.

 

17 LUGLIO 2015 – OMICIDIO LA FAUCI – LA POLIZIA DI STATO TROVA L’ARMA DEL DELITTO.

Nella serata di ieri si sono concluse le incessanti ricerche effettuate dagli agenti della Squadra Mobile del coltello utilizzato da Roberto Mangano per colpire mortalmente La Fauci Salvatore.

L’arma è stata ritrovata dagli investigatori in questo viale Gazzi. Si tratta di un coltello della lunghezza complessiva di cm 15 e con una lama di cm 6.

 

23 LUGLIO 2015 – 30 MAGGIO 2015. DERBY DELLO STRETTO MESSINA-REGGINA

SONO COMPLESSIVAMENTE 24 GLI ULTRAS ARRESTATI DALLA POLIZIA. SOTTOPOSTI ALL’OBBLIGO DI FIRMA ALTRI 4

Non si ferma l’attività della Polizia di Stato che stamani, inesorabile, ha raggiunto altri 16 facinorosi, responsabili, lo scorso 30 maggio, di gravi atti di teppismo e violenza durante e al termine dell’incontro di calcio ACR Messina-Reggina Calcio presso il locale stadio comunale San Filippo.

Nel pomeriggio del 30 maggio scorso, grazie ad un dispositivo imponente con l’impiego di 200 uomini delle Forze dell’Ordine, reparti inquadrati, specialisti della Polizia Scientifica, unità cinofili e mezzi speciali, era stato evitato che una partita di calcio si trasformasse in guerriglia urbana. Uno sparuto gruppo di teppisti travestiti da tifosi ed armati di spranghe, cinture, pietre, fumogeni e bombe carta erano stati infatti bloccati a più riprese dalle Forze di Polizia. Cordoni di polizia avevano impedito che gli ultras raggiungessero dapprima il rettangolo di gioco e la tribuna centrale al termine del derby, poi l’area tecnica dell’impianto riservata agli addetti ai lavori nonché alle due squadre di calcio ed alle rispettive dirigenze. La furia dei facinorosi si era dunque spostata in strada,  in tangenziale e successivamente lungo la S.S.114, stavolta diretta ai 700 tifosi della Reggina Calcio scortati presso il porto di Tremestieri. Nessuno si è fatto male. Solo qualche ammaccatura ai pullman che trasportavano i tifosi del Reggina ed otto punti di sutura ad un poliziotto colpito al labbro con una catena.

Ripristinati l’ordine e la sicurezza pubblici il lavoro dei poliziotti non si è però concluso. Gli investigatori della DIGOS hanno visionato senza sosta le immagini testimoni di ogni momento e passaggio di partita e dopo partita. Ogni singola sequenza ha permesso l’individuazione dei responsabili portando il numero degli arrestati a 12 in pochi giorni.

L’attività di indagine svolta ha portato oggi all’individuazione di altri sedici “tifosi”.

I soggetti colpiti dalla misura degli arresti domiciliari sono:

1) AZZARELLO Giuseppe, nato il 01.01.1979 a Milazzo (ME);

2) COSTA Giuseppe, nato il 20.04.1990 a Messina;

3) DE FRANCESCO Tyron, nato il 20.05.1997 a Messina;

4) DELIA Carmelo, nato il 23.12.1985 a Messina;

5) OCCHINO Giuseppe, nato il 29.04.1983 a Messina;

6) LA CAMERA Marcello, nato il 13.07.1988 a Messina;

7) NICOLOSI Marcello, nato il 03.01.1973 a Messina;

8) PAPANDREA Marcello, nato il 10.09.1980 a Messina;

9) VERNUCCIO Massimiliano, nato il 06.02.1977 a Messina;

10)ANTONELLI Marco nato il 06.04.1978 ad Atri (TE);

11)GUGLIEMINO Antonino, nato il 10.05.1970 a Messina.

Inoltre, i soggetti colpiti dalla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. si identificano in:

12) CANTELLO Davide, nato il 24.08.1986 a Messina;

13) DI GIACOMO Sergio, nato il 18.05.1981;

14) MANGRAVITI Benito, nato il 19.11.1988 a Messina;

15)PESCHIERA Marco, nato il 22.05.1990 a Messina.

 

Nell’ambito del medesimo procedimento risultano indagati in stato di libertà altre 4 persone. I reati contestati sono lancio di materiale pericoloso, possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive, lesioni personali, divieto di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento.  Uno dei soggetti colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari è per il momento irreperibile.

 

23 LUGLIO 2015 – LA POLIZIA ARRESTA SCAFISTA SENEGALESE. MERCATO DEI VIAGGI PER MIGRANTI SEMPRE PIÙ ORGANIZZATO ED ESTESO

Stavolta lo scafista è senegalese. I poliziotti della Squadra Mobile, congiuntamente a personale della Capitaneria di Porto in servizio sulla nave Diciotti, lo hanno arrestato stanotte dopo aver ascoltato decine di testimonianze. Si chiama MOMOU Tubo ed ha appena 23 anni. Lo hanno riconosciuto in tanti alla guida del gommone, strapieno di gente, partito in piena notte dalle coste della Libia. In tanti ricordano chiaramente le minacce del senegalese affinché non dicessero nulla sulla sua identità una volta raggiunta l’Europa. In più testimonianze è presente un telefono satellitare con il quale, raggiunto un determinato punto, sono stati chiamati in lingua inglese i soccorsi.

Le voci dei 578 migranti sbarcati ieri al molo Marconi confermano ancora una volta un modus agendi, quello degli organizzatori dei viaggi, sempre più rodato ed organizzato. Barconi di fortuna e gommoni stipati all’inverosimile. Nessuno spazio per bagagli ed effetti personali. Qualche biscotto o succo di frutta.

Nei racconti resi relativi alla parte precedente al viaggio emerge un’organizzazione capillare e ben distribuita sul territorio che grazie ad una fitta rete di informazioni consente al disperato di turno di rintracciare l’organizzazione ed organizzare il viaggio. Tutti i migranti hanno raccontato che per essere trasportati hanno pagato una somma di denaro a cittadini libici, talvolta aiutati da stranieri di diversa etnia utili ad interfacciarsi e comunicare con gente di nazionalità e lingua differenti. I migranti ascoltati dalla Squadra Mobile descrivono nei particolari uomini libici armati preposti al trasferimento dai rifugi di fortuna – capannoni e gallinai – alle spiagge e dalle spiagge alle imbarcazioni.

I 578 cittadini stranieri arrivati ieri a Messina sono stati rifocillati, visitati, fotosegnalati e trasferiti presso i centri d’accoglienza cittadini o, con servizi specifici, presso altre strutture in Liguria, Emilia Romagna e Toscana. Il cittadino senegalese arrestato ieri dalla Polizia per sfruttamento dell’immigrazione clandestina è ristretto presso il carcere di Gazzi.

 

1° AGOSTO 2015 – UN ALTRO SBARCO IN MENO DI 48 ORE. ARRESTATI DALLA

POLIZIA GLI SCAFISTI.

SONO IN SEI I CITTADINI EXTRACOMUNITARI SOTTOPOSTI A FERMO DI P.G.

Sono in tutto 392 i migranti che ieri pomeriggio sono sbarcati dalla nave “Ubaldo Diciotti”

della Guardia Costiera che ha attraccato al Molo Marconi intorno alle 18:00.

A distanza di nemmeno due giorni dall’ultimo sbarco a Messina, prosegue incessante il lavoro dei soccorritori e delle Forze dell’Ordine che li vede impegnati ininterrottamente per assicurare alla giustizia i responsabili dei viaggi.

I migranti giunti ieri, tutti di origini subsahariane, sono stati soccorsi in mare dal pattugliatore della Guardia Costiera in quattro eventi differenti. Due diversi gommoni, con a bordo rispettivamente 82 e 96 tra uomini e donne, sono stati soccorsi poco dopo le 09:00 di domenica mattina. Un terzo scafo, sul quale viaggiavano 97 persone è stato soccorso poco dopo mezzogiorno, mentre i restanti sono stati trasbordati sulla nave della Guardia Costiera dopo essere stati tratti in salvo dai soccorritori della nave Sirio della Marina Militare Italiana, anch’essa impiegata nella missione umanitaria.

Una volta rifocillati e sottoposti alle consuete visite mediche i profughi sono stati trasferiti nelle strutture di accoglienza cittadine.

Le indagini avviate nell’immediatezza dagli uomini della Squadra Mobile, congiuntamente ai militari della Guardia Costiera, e che si sono protratte per tutta la nottata, hanno consentito di dare un nome agli scafisti dei tre gommoni soccorsi dalla nave Diciotti.

In merito al primo natante tratto in salvo sono stati fermati BOIRO Boubcar, senegalese di 29 anni e LUCKY Seituwa, 30 anni, nigeriano.

Sul secondo gommone recuperato gli scafisti identificati dagli investigatori sono GIATTA Arouna, nato in Gambia 19 anni fa, e ASSISI Ola, nigeriano di 48 anni.

Mentre sul terzo natante sono i nigeriani PETER Tony, 26 anni e SAGIE Kayode Palmer, 30 anni, ad essere stati arrestati.

Anche stavolta sono state le testimonianze dei migranti che hanno consentito di dare un nome ed un volto agli scafisti.

Tutti hanno raccontato di come, dopo mille sacrifici, hanno raggiunto la Libia nel tentativo di proseguire il loro viaggio verso le coste Italiane e verso una vita migliore.

Alcuni di loro hanno raccontato di essere stati “trattenuti” dai libici per diverso tempo, e di essere stati costretti a lavorare per mesi senza percepire alcun compenso, con la sola promessa che il loro lavoro sarebbe servito a pagare il “viaggio”.

“……mi sono recato in Libia per trovare lavoro con lo scopo di mantenere la mia famiglia. La prima città in cui mi sono recato in detto paese è SABA in cui, invece di trovare lavoro, sono stato confinato da alcune persone libiche in una stanza con molti altri soggetti che versavano nelle mie stesse condizioni. ……………spesso ci picchiavano, ci nutrivano soltanto una volta al dì e ci intimavano di rimanere in silenzio per tutto il tempo, oltre ciò non ci era permesso neanche di uscire. Nella stanza di cui sopra sono rimasto confinato per circa un mese ed una settimana. I libici che ci tenevano chiusi in questa stanza ci obbligavano a chiamare a casa per far effettuare ai nostri familiari dei pagamenti su un conto corrente affinché potessimo andare in Italia……..”

Tutti, dopo aver preso contatti con i libici che organizzano i viaggi, e dopo aver sborsato ingenti somme di denaro, sono stati accompagnati sull’ormai nota spiaggia della cittadina di Zwara dove, ad attenderli diversi uomini travisati ed armati di tutto punto, che li hanno obbligati a salire sui gommoni.

“………mi ha accompagnato presso la spiaggia di Zuwara dove ad attenderci vi erano alcuni libici con il viso travisato. Qui ho subito violenze da parte di queste persone, in particolare sono stato legato e malmenato. Mi hanno legato i piedi e appeso ad un albero e venivo malmenato. Tale rituale veniva utilizzato con quasi tutti gli uomini che si trovavano nella mia stessa condizione. Questi libici erano armati di tutto punto, con pistole, mitragliatori e coltelli.”

Gli arrestati si trovano ora nel carcere di Messina-Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

 

 

5 AGOSTO 2015 – S.AGATA DI MILITELLO 10/4/14. RAPINA AL MONTE DEI PASCHI. INDIVIDUATI ED ARRESTATI I RESPONSABILI DALLA POLIZIA

LAVORO D’INDAGINE ED ALTA TECNOLOGIA INCASTRANO I MALVIVENTI

Sono le 11.00 circa del 10 aprile 2014 quando a S.Agata Militello, in via Medici 342, tre malviventi mettono a segno una rapina presso l’Agenzia 1 della Banca Monte Paschi S.p.a.

Uno dei tre è a volto scoperto. Entra per primo. Scavalca il banco ricezione pubblico e si avventa contro l’operatore di sportello. Lo afferra per il collo e gli intima di sbloccare il meccanismo del tornello all’ingresso della banca per far passare i complici. In due raggiungono il compare scavalcando il bancone. Hanno il volto coperto da spesse sciarpe.

In pochi secondi arraffano quanto possono, appena 5.000 euro, spostano mobili, entrano nelle stanze interne cercando di individuare la cassaforte. Poi desistono. Veloci guadagnano l’uscita, dileguandosi.

Le immediate indagini avviate dai poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di S.Agata Militello si rivelano sin dal principio complesse. I primi rilievi dattiloscopici effettuati dal Posto di Polizia Scientifica dello stesso Commissariato danno esito negativo. Le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza interno all’istituto bancario sono nitide, chiare ma dei due malviventi travisati è difficile individuare alcun elemento che ne possa delineare l’identità.

Si procede così a visionare quanto registrato dai sistemi di video sorveglianza degli esercizi commerciali della zona. I poliziotti passano al setaccio ogni immagine di ogni attività commerciale che insiste nella zona. Poi la svolta. I tre malviventi, appena una manciata di minuti prima il colpo in banca, vengono ripresi da una telecamera. Si vedono chiaramente scendere da un’auto alla cui guida c’è il quarto uomo. Entrano in una rosticceria. Pochi istanti dopo sono nuovamente in strada. Sfilano davanti le telecamere mostrando fattezze, struttura corporea e abbigliamento identico a quello dei rapinatori immortalati durante la rapina.

I successivi riscontri confermano quanto subito intuito. Non c’è dubbio. La perfetta corrispondenza antropometrica e fisiognomica confermata dalla Polizia Scientifica – contorno del viso, attaccatura dei capelli – tutto conferma l’identità dei malviventi. Persino alcuni particolari della fattura del giubbotto di uno dei tre ne evidenzia le responsabilità.

Nel corso delle indagini si rivela importante il gioco di squadra e lo scambio d’informazioni con i poliziotti della Squadra Mobile di Palermo che riconoscono i rapinatori indicati dagli agenti di S.Agata Militello. Sembra infatti che, nonostante la giovane età, non siano nuovi a rapine ed azioni criminali.

Persino il traffico telefonico rafforza il quadro investigativo con una singolare sospensione nell’intervallo temporale coincidente e con aggancio delle celle insistenti sul territorio interessato.

I due malviventi travisati sono Palma Giuseppe, nato a Palermo, 23 anni, giubbotto nero e jeans; Tagliarini Salvatore, anche lui nato a Palermo, anche lui 23 anni, smanicato turchino, maglia a maniche lunghe. Entrambi indossano guanti bianchi durante la rapina.

E’ di appena una ventina di giorni fa la sentenza di condanna con rito immediato emessa dal Tribunale di Patti per la rapina ai danni di una banca del pattese messa a segno da entrambi nel marzo del 2014.

Stamani, gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di S.Agata Militello, congiuntamente ai colleghi della Squadra Mobile di Palermo, hanno eseguito, a carico dei due, la misura cautelare di carcerazione emessa dal Gip presso il Tribunale di Patti, d.ssa Ines Rigoli, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti, dr.Luca Melis che ha coordinato le indagini.

 

6 AGOSTO 2015 – POLIZIOTTI SORPRENDONO ED ARRESTANO 5 LADRI D’APPARTAMENTO IN AZIONE. PREZIOSA LA CHIAMATA AL 113 DI UN CITTADINO

In cinque si sono intrufolati stanotte, intorno alla mezzanotte, all’interno di uno stabile in via Comunale Bisconte. Attrezzati di tutto punto – guanti, cacciaviti, torcie, chiavi adulterine ed una grossa fune – hanno raggiunto il terrazzo dal quale, con una scala, sono riusciti a raggiungere l’abitazione presa di mira, il piano attico, 18 metri dal manto stradale.

I poliziotti ne hanno seguito le tracce oltre il portone d’ingresso dello stabile spalancato, lungo le scale, fino al terrazzo ed infine all’interno dell’attico. I malviventi non hanno potuto far altro che uscire allo scoperto, uno dopo l’altro, da sotto un pluviale, sotto il quale hanno maldestramente cercato di nascondersi.

Sono CALATOZZO Giuseppe, messinese, 52 anni; MISITI Albino, nato a Polistena (RC) ma residente a Messina, 53 anni; COCO Giuseppe, messinese, 38 anni; CAPRIA Giovanni, messinese, 29 anni; MONDELLO Paolo, messinese, 53 anni. Sono tutti personaggi noti alle forze di polizia e “d’esperienza” nel settore ad eccezione del più giovane, incensurato.

Avevano probabilmente preso di mira l’appartamento, peraltro non abitato da tempo. Sono stati sorpresi ed arrestati in flagranza di reato dai poliziotti delle Volanti grazie alla telefonata di un cittadino che ha capito cosa stava accadendo e non ha esitato a chiedere aiuto al 113.

Saranno giudicati venerdi 7 agosto con rito direttissimo. Dovranno rispondere di tentato furto aggravato in concorso.

 

7 AGOSTO 2015 – S.LUCIA DEL MELA – IN TRE SEQUESTRANO RUMENO E NE SEGREGANO IL FRATELLINO PER COSTRINGERLO A FAR RIAVERE LORO UNA MOTO RUBATA. ARRESTATI DALLA POLIZIA

Una moto da cross rubata qualche giorno fa la ragione per cui in tre, a Santa Lucia del Mela, hanno sequestrato un cittadino di nazionalità rumena di 24 anni ed il fratellino di appena 11 anni.

BELLA Salvatore, nato a Milazzo, 37 anni, con precedenti per calunnia, minacce aggravate e lesioni personali, Bella Quarto Francesco, nato a S.Lucia del Mela, 54 anni, con precedenti per ingiuria, minacce e truffa e Bella Salvatore Junior, messinese, 18 anni appena compiuti, certi che la vittima fosse in grado di riconsegnare loro o quantomeno sapesse dove cercare il motociclo rubato pochi giorni prima, hanno attirato la coppia di fratelli in un tranello alle 20.00 circa di ieri per poi costringerli a salire su un’auto e sequestrarli per ben tre ore.

Hanno separato i due fratelli per indurre il maggiore a parlare sotto la minaccia di far del male al più piccolo. Quest’ultimo segregato in un locale chiuso a Santa Lucia del Mela, il maggiore in un luogo isolato a San Filippo del Mela dove è stato legato ad un palo e selvaggiamente picchiato. Successivamente chiuso nel bagagliaio dell’auto e trasferito nel torrente Mela, dove hanno continuato a picchiarlo.

Solo dopo ore di terrore la vittima ha convinto i suoi aguzzini a fare una telefonata promettendo che avrebbe così ottenuto le informazioni necessarie per recuperare la moto. E’ invece riuscito a dare l’allarme.

I poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Barcellona P.G. hanno quindi avviato le ricerche delle vittime. Li hanno trovati in un luogo isolato del torrente Mela ed affidati alle cure dei sanitari. Hanno poi avviato le indagini protrattesi durante tutta la notte riuscendo così a ricostruire la vicenda ed arrestate i tre responsabili in flagranza di reato per sequestro di persona a scopo di estorsione, lesioni personali e minacce gravi.

Al maggiore delle due vittime sono state riscontrate lesioni in diverse parti del corpo nonché solchi profondi ai polsi provocati dai lacci con cui è stato legato. Tracce ematiche a lui riconducibili sono state riscontrate dai poliziotti sull’auto utilizzata per il sequestro.

Gli arrestati, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati trasferiti presso la casa circondariale di Messina Gazzi.

 

8 AGOSTO 2015 – ESODO MIGRANTI – ANCORA UNO SBARCO. LA POLIZIA A MESSINA ARRESTA DUE SCAFISTI

SETTE GIORNI IN MARE IN BALIA DEL CASO. RISCHIANO TUTTO PER FUGGIRE DA ISIS, GUERRA E FAME

In 340 sono sbarcati ieri al molo messinese Marconi. Altri 140 sono stati dirottati su Augusta. Uomini, donne e bambini che stavolta ce l’hanno fatta. I soccorsi sono arrivati in tempo. La Guardia Costiera Svedese a bordo della Poseidon ha individuato lo scafo in legno ormai alla deriva su cui viaggiavano prima che il peggio accadesse.

Hanno viaggiato per sette giorni in mare prima di essere soccorsi. Partiti da zone differenti, sono stati trasferiti sul barcone in legno solo dopo essere passati da un’imbarcazione all’altra, via via più grande, che potesse contenerli tutti. Tre trasbordi in tutto. Privi di documenti o effetti personali, senza più nulla, ormai costretti a bere acqua di mare, hanno rischiato tutto pur di raggiungere l’Europa e fuggire da situazioni disperate.

Una roulette russa, pagata a caro prezzo, circa 2.000 dollari la tariffa standard per imbarcarsi alla buona ed affidarsi alla sorte. Dall’altro lato del Mediterraneo, storie terribili di fame, guerra e persecuzione. Come quella del giovane iracheno scappato in Giordania con la famiglia per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’ISIS. Poi Siria, Libano, Egitto. Viaggi interminabili, lavori di fortuna fino alla partenza per l’Italia.

“ Circa otto mesi fa, io e la mia famiglia abbiamo lasciato l’Iraq per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’ISIS. Ci ha seguito anche mio zio, che svolgeva la professione di giudice e quindi temeva per la sua incolumità…La mia intenzione era quella di raggiungere l’Italia, sicché, a tal fine, mio padre ha contattato un cittadino siriano che si è offerto di organizzare il mio viaggio, pretendendo la somma di 2000 dollari. Io e mio padre ci siamo consultati decidendo di comune accordo di accettare…”

Hanno aiutato i poliziotti della Squadra Mobile ad individuare due degli scafisti che pilotavano il mezzo finale, quello soccorso dalla Poseidon.

MUSTAFA Salim Ahmed, egiziano, 38 anni e ALI’ ISMAIL Hasan, egiziano, 42 anni. Quest’ultimo già denunciato per ingresso illegale nell’Unione Europea a Lampedusa nel 2008 con un’altra identità ed arrestato a Siracusa nel settembre del 2014 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche in questo caso aveva dichiarato un’altra identità.

Hanno cercato di confondersi tra gli altri, hanno persino cambiato abbigliamento al momento dei soccorsi e durante la traversata per non farsi riconoscere. Sono stati entrambi arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dagli agenti della Squadra Mobile e trasferiti presso il carcere di Gazzi.

I 340 sbarcati a Messina stanno bene. Sono stati rifocillati, visitati, poi fotosegnalati e trasferiti presso i centri di accoglienza cittadini dove hanno occupato il posto di altri trasferiti altrove in Italia.

 

 

 

 

 

10 AGOSTO 2015 – SVENTATO COLPO IN CENTRO CITTÀ. LA POLIZIA BLOCCA ALTRI TRE LADRI D’APPARTAMENTO

ARGENTERIA E DENARO GIÀ TRAFUGATI, CASSAFORTE PRONTA AD ESSERE ASPORTATA. ARRESTATI IN FLAGRANZA

Avrebbero racimolato un bel bottino stavolta. Una borsa stracolma di pezzi d’argenteria – centrotavola, vassoi, candelabri, portatovaglioli – era stata già messa da parte all’ingresso dell’appartamento pronta per esser portata via.

Tutto il contante presente in casa, circa 1000 euro, era stato già razziato. Ogni stanza della casa di via La Farina era stata ispezionata e messa sottosopra.

Mancava il pezzo grosso, la cassaforte. Non ce l’hanno fatta. I poliziotti sono arrivati prima. Quando gli agenti delle Volanti hanno fatto irruzione in casa, i tre ladri erano ancora  in camera da letto, circondati da una nuvola di fumo, intenti a forzare la cassaforte con tanto di saldatrice inverter e morsetti collegati.

Sono DI STEFANO Nunzio, messinese, 45 anni, in atto sottoposto all’obbligo di presentazione; ABESADZE Mirza, nato in Georgia, 38 anni ed un suo connazionale GOGOLIDZE Tornike, 37 anni, entrambi con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio e nello specifico per furto in appartamento con utilizzo di chiavi adulterine. I due cittadino georgiani sono inoltre entrambi destinatari di ordine di espulsione dal territorio nazionale.

Anche stavolta la telefonata al 113 di un cittadino ha permesso ai poliziotti di sventare il colpo ed arrestare i responsabili, nonché di recuperare tutta la refurtiva.

In piena notte, intorno alle 02.00, gli agenti delle Volanti hanno raggiunto lo stabile segnalato in via La Farina. Bloccate le vie di fuga, hanno raggiunto l’appartamento preso di mira dai malviventi. Sin dall’arrivo i poliziotti hanno notato che “qualcosa” pendeva dalla ringhiera del balcone della casa interessata. Si trattava di un piccolo portachiavi con cerniera, contenente un set completo di chiavi adulterine e munito di calamita che permetteva all’oggetto di restare appeso all’inferriata. Altri oggetti sono stati recuperati e sequestrati: cacciaviti, guanti, coltelli, pinze, mascherine ed infine la saldatrice munita di elettrodi.

I tre malviventi, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati trasferiti presso la locale casa circondariale. In atto indagini per conoscere le responsabilità dei rei in ulteriori possibili colpi messi a segno in passato.

Proseguono, potenziati, i servizi di controllo del territorio della Polizia di Stato di contrasto al fenomeno dei furti in abitazione, statisticamente più frequenti in questo periodo dell’anno. La Questura di Messina invita i cittadini a continuare a collaborare segnalando eventuali condotte ritenute sospette.

 

18 AGOSTO 2015 – S. LUCIA DEL MELA – 6 AGOSTO 2015 – TORNANO IN CARCERE GLI AUTORI DEL SEQUESTRO DEL CITTADINO RUMENO E DEL FRATELLO 11ENNE.

Lo scorso 6 agosto gli agenti del Commissariato di P.S. di Barcellona P.G. hanno arrestato, nella flagranza di reato, BELLA Salvatore, nato a Milazzo, 37 anni, Bella Quarto Francesco, nato a S. Lucia del Mela, 54 anni, e Bella Salvatore Junior, messinese di 18 anni, tutti con precedenti di Polizia, perchè ritenuti responsabili  di sequestro di persona a scopo di estorsione, lesioni personali e minacce gravi, in danno di un giovane rumeno e del fratello di appena 11 anni.

A seguito dell’arresto il GIP di Barcellona P.G. aveva emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Bella Salvatore e disposto gli arresti domiciliari nei confronti degli altri due.

Successivamente, trasferito il procedimento a Messina per competenza funzionale, il GIP presso il Tribunale di Messina, Dr.ssa Maria T. Arena, ha emesso un’ordinanza di custodia con la quale ha disposto il ritorno in carcere di tutti i responsabili.

Ieri, i poliziotti di Barcellona P.G. hanno quindi eseguito il provvedimento, traducendo presso il carcere di Gazzi BELLA Quarto Francesco e BELLA Salvatore Junior; la stessa ordinanza è stata notificata a  BELLA Salvatore, già ristretto presso la casa circondariale di Messina.

 

19 AGOSTO 2015 – “PATTI & AFFARI”. LA POLIZIA ESEGUE  PROVVEDIMENTO DI MISURA CAUTELARE

7 PERSONE DOVRANNO RISPONDERE DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA A REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NONCHÉ DEI REATI DI TURBATA LIBERTÀ DEGLI INCANTI, FRODE IN PUBBLICI SERVIZI, ABUSO INDUTTIVO, TRUFFA AGGRAVATA PER IL CONSEGUIMENTO DI EROGAZIONI PUBBLICHE.

Nelle prime ore di stamane personale della Polizia di Stato, segnatamente della Squadra Mobile, unitamente a personale del Commissariato di P.S. di PATTI e della Sezione di P.G. – Aliquota della Polizia di Stato – presso la Procura della Repubblica di Patti hanno dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione di Misura Cautelare adottata dal G.I.P. presso il Tribunale di Patti in data 17.08.2015, nei confronti di 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione nonché dei reati di turbata libertà degli incanti, frode in pubblici servizi, abuso induttivo, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed altro.

Il provvedimento cautelare scaturisce dalle complesse ed articolate indagini condotte dai menzionati organi investigativi, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Patti.

L’indagine, molto corposa, si è protratta per molti mesi ed ha comportato lo svolgimento di numerose attività tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali) e l’acquisizione documentale degli atti relativi a numerose gare d’appalto nel periodo 2008/2013.

Dall’analisi degli elementi raccolti è emersa la sussistenza di un sodalizio criminale tra politici ed imprenditori nel comune di Patti.

Attraverso la violazione sistematica delle regole della libera concorrenza nelle procedure negoziali, nonché attraverso la non corretta applicazione delle norme stabilite dalle leggi in materia (regionali e statali) e dal codice appalti è stato possibile garantire ad un ristretto gruppo di imprenditori collusi  il sostanziale monopolio dei servizi sociali.

Il metodo applicato (definito “giochetto” dagli stessi interessati) era quello di invitare alle gare le sole ditte con sede nel distretto 30 (avente comune capofila Patti); quindi, alle gare si presentava solo quella che – previo accordo – doveva essere designata ovvero, in caso di presentazione delle altre invitate, queste facevano in modo di presentare condizioni meno vantaggiose per l’amministrazione o commettevano una irregolarità formale che ne comportava l’esclusione.

Nel corso delle indagini è emersa la reiterata ingerenza di politici nelle assunzioni di personale in seguito alla assegnazione dei servizi. In buona sostanza, dopo la vittoria nella gara, l’imprenditore assegnatario era sistematicamente contattato dai politici ovvero dai dipendenti comunali incaricati dai politici di segnalare i nominativi di personale da assumere; gli imprenditori accettavano tale imposizione inserendo i lavoratori segnalati, anche se, a volte, privi dei titoli necessari, incompetenti o, comunque, non preparati come altri assunti in precedenza dalle cooperative e che, a causa delle imposizioni politiche, dovevano essere licenziati.

Ciò ha comportato l’assunzione, in molti casi, di personale non preparato, che ha fornito servizi scadenti in settori delicati come l’assistenza ai disabili, ai minori, nelle colonie, tant’è che è stata ipotizzata l’esistenza di più reati di frode nelle pubbliche forniture per l’assunzione di personale privo del titolo OSA (operatore socio assistenziale) richiesto dai bandi.

La Procura della Repubblica di Patti, a seguito dell’ordinanza del GIP, ha inoltre emesso nr. 39 avvisi di garanzia per reati di Associazione per Delinquere, Abuso d’Ufficio, Corruzione, Turbativa d’Asta ed altro.

 

25 AGOSTO 2015 – SBARCHI A MESSINA. LA POLIZIA ARRESTA ALTRI DUE SCAFISTI

300 EURO IL PREZZO MEDIO PATTUITO PER LA TRAVERSATA. “NON GIRATEVI MAI E GUARDATE AVANTI”

Ancora uno sbarco a Messina. 225 uomini, donne e bambini sono stati accolti e rifocillati ieri mattina, al molo Marconi. Dopo i rilievi fotografici ed aver declinato le proprie generalità, i migranti sono stati accompagnati presso i centri d’accoglienza cittadini. La Squadra Mobile messinese ha poi continuato a lavorare per riuscire ad individuare chi era alla guida dei due diversi gommoni individuati e soccorsi dalla nave militare irlandese L.E. Niamh il 22 ed il 23 agosto scorsi.

Stavolta i racconti di chi ce l’ha fatta arrivano per lo più dalla Nigeria, dal Gambia e dal Senegal. Spesso emerge l’inquietante presenza di Boko Haram e la conseguente necessità di scappare in ogni modo dalla terra d’origine per salvarsi la vita. Viaggi funambolici lunghi mesi, a volte anni; rifugi di fortuna, lavori saltuari fino all’accordo per raggiungere l’Italia.

300 euro in media è il prezzo pagato stavolta. La prassi della sosta per più giorni in capannoni, dove i migranti in attesa di partire sono rinchiusi e controllati a vista da uomini armati, è stata rispettata anche in questa occasione.

Poi calci e pugni affinché tutti salgano sulle differenti imbarcazioni. Un’unica raccomandazione: “Non giratevi mai e guardate avanti”. E quindi la traversata lunga giorni senza cibo, acqua e salvagente.

Al momento sono due le persone individuate dagli investigatori della Mobile come responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sono IBRAHIM Sulfyman, nato in Ghana il 02.06.1963 e YEBOAH Francis, nato in Nigeria il 27.06.1997. Altre due persone sono state deferite in stato di libertà per il medesimo reato. Uno dei due ha 17 anni.

 

2 SETTEMBRE 2015 – 30 MAGGIO 2015. DERBY DELLO STRETTO MESSINA-REGGINA. EMESSI 12 DASPO

STOP AD EVENTI SPORTIVI E STADIO INTERDETTO FINO AD OTTO ANNI PER GLI ARRESTATI DI MAGGIO

Divieto assoluto di prendere parte a qualsiasi manifestazione sportiva per 12 degli ultras arrestati dalla Polizia di Stato, ritenuti responsabili dei gravi atti di teppismo e violenza durante e al termine del derby Messina-Reggina dello scorso 30 maggio.

Questa la misura emessa dal Questore di Messina e notificata nei giorni scorsi nei confronti di:

 

  1. SOTTOSANTI Gabriele nato a Messina il 23.09.1987;
  2. TURRISI Massimiliano nato a Messina il 31.08.1992;
  3. MESSINA Domenico nato a Messina il 12.12.1986;
  4. SIRACUSA Davide nato a Messina il 26.03.1985;
  5. ARCIDIACONO Gaetano nato a Messina il 01.06.1970;
  6. ASTUTO Matteo nato a Messina il 23.08.1987;
  7. RUGGERI Domenico nato a Messina il 16.11.1993;
  8. BONACCORSO Filippo nato a Messina il 30.05.1978;
  9. PANTO’ Maurizio, nato a Messina il 04.02.1968;
  10. FOBERT Vittorio, nato a Castiglione del Lago (PG) l’11.11.1987;
  11. BELLOPEDE Marcandrea, nato a Messina il 23.04.1984;
  12. S.O, 17 anni.

 

Sono gli ultras arrestati in flagranza subito dopo il derby e nelle ore successive, bloccati dai poliziotti mentre, armati di spranghe, cinture, pietre, fumogeni e bombe carta, cercavano di raggiungere dapprima il rettangolo di gioco e la tribuna centrale, poi l’area tecnica riservata agli addetti ai lavori ed infine, fuori dallo stadio San Filippo, in strada, i pullman che trasportavano i tifosi della squadra avversaria.

Massima – 8 anni con obbligo di firma– la durata del provvedimento per 4 dei 12, Astuto, Bonaccorso, Arcidiacono e Sottosanti, recidivi o particolarmente “distintisi” per la violenza gratuita di cui si sono avvalsi nel trasformare una partita di calcio in guerriglia urbana. Fu proprio il Sottosanti Gabriele ad invadere il campo di gioco al termine della partita e a colpire ripetutamente con una cintura con fibbia uno steward addetto al servizio di vigilanza, fino a farlo stramazzare al suolo. L’Astuto Matteo è stato invece immortalato mentre lanciava un bengala contro i poliziotti che cercavano di bloccare un gruppo di facinorosi che voleva entrare a forza negli spogliatoi. Tra questi il Bonaccorso Filippo, con una catena nella mano destra ed il paracerchio della ruota di un’automobile a mo’ di scudo nella sinistra.

Per i restanti  la durata del provvedimento è di 5 anni con obbligo di firma. Stesso provvedimento per il minore presente nel gruppo. Anche per lui DASPO valido sino al 2020, ma senza obbligo di firma.

 

5 SETTEMBRE 2015 – UCCIDE LA MOGLIE A BASTONATE. POI SI COSTITUISCE

FORSE LA GELOSIA LA RAGIONE SCATENANTE DELLA FURIA DELL’UOMO

Ieri mattina si è presentato di buon ora negli Uffici del Commissariato Messina/Nord, con lui le quattro figlie minori, e le valigie delle bambine. Ha chiesto di parlare con i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione e a loro, che fino alla sera prima avevano lavorato fianco a fianco con la moglie, ha confessato il delitto. Ha dichiarato di averla presa a bastonate e di averla lasciata esanime all’interno dell’abitazione coniugale, consegnando ai poliziotti le chiavi dell’abitazione.

L’immediato intervento dei poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile ha purtroppo permesso di constatare la veridicità di quanto confessato ed il decesso della giovane donna, Omayma Benghaloum, tunisina di 33 anni, che è stata trovata sul letto coniugale, coperta con un lenzuolo, e con la testa fracassata.

Gli agenti dell’Immigrazione, hanno così realizzato che la giovane donna col velo che da un mese lavorava al loro fianco, tanto riservata quanto solare e sempre ben disposta nell’aiutare quanti ogni giorno fuggono dalle guerre e dalla fame, andando spesso anche oltre le mansioni affidatele, era stata vittima di un’assurda brutalità.

L’uomo, Dridi Faouzi, nato in Tunisia 52 anni fa, è stato quindi accompagnato negli uffici della Squadra Mobile, dove è stato interrogato raccontando l’accaduto.

A suo dire la sera prima la moglie, che da circa un mese lavorava come mediatrice culturale ed interprete di lingua araba e francese presso l’Ufficio Immigrazione della Questura, era rientrata tardi dopo aver partecipato alle procedure di identificazione dei migranti giunti in porto nel pomeriggio. Al suo arrivo avevano avuto l’ennesima lite, poiché da tempo l’uomo voleva tornare in Tunisia con la famiglia, o perlomeno portando con se le figlie, cosa che la vittima aveva rifiutato fermamente più volte. Pertanto, al culmine del litigio, incurante delle bambine che nel frattempo dormivano nella stanza accanto, l’uomo ha afferrato un bastone in legno ed ha colpito la moglie che si è accasciata sul letto.

A quel punto, disinteressandosi completamente della donna, ha riferito di essersi dedicato alle bambine, preoccupato dal fatto che una di loro avesse la febbre. Al mattino successivo, una volta constatato il decesso della donna, ha coperto il corpo con un lenzuolo, preparato i  bagagli per le figlie e con loro, si è recato al Commissariato.

Il tunisino è stato sottoposto a fermo di P.G. dal P.M. di turno, il quale ha disposto che venisse accompagnato presso la locale Casa Circondariale. 

Le bimbe sono state affidate ad una casa famiglia.

 

9 SETTEMBRE 2015 – IL MOLO MARCONI ACCOGLIE ALTRI 280 MIGRANTI.  ARRESTATI DALLA POLIZIA I 3 SCAFISTI EGIZIANI

TRA I MIGRANTI ANCHE UN EGIZIANO COLPITO DA UN’ORDINANZA DI CARCERAZIONE

Congo, Egitto, Eritrea, Palestina, Siria, Somalia e Sudan. Questi i paesi d’origine dei 280 migranti che ieri mattina sono sbarcati sul molo Marconi dopo che, domenica mattina, erano stati soccorsi nel canale di Sicilia dalla nave della Marina Militare Italiana “Francesco Mimbelli”, impegnata nella missione Triton.

Dopo le operazioni di soccorso i migranti erano poi stati trasbordati sulla nave “Andrija Mohorovic” della marina croata, e sul pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Cimone”, che li hanno accompagnati nel porto di Messina.

A bordo anche un bimbo somalo di soli 9 giorni, nato durante la traversata e “…chiamato Hussam, come il comandante del barcone…..”

Una volta espletate le prime operazioni di accoglienza i migranti sono stati accompagnati presso il Palanebiolo.

L’immediata attività investigativa svolta da personale della locale Squadra Mobile ha consentito di individuare e sottoporre a fermo di P.G. gli scafisti, si tratta degli egiziani SHIBA Sabri, 23 anni, Arafa Mohammed said, 18 anni e Kanas Hossam Youssri Mohamed, 20 anni.

Anche stavolta sono state le tante testimonianze raccolte che hanno consentito di individuare i responsabili della traversata.

I migranti hanno raccontato di come, per scappare dalla guerra, hanno deciso di intraprendere il viaggio per l’Europa, e dopo aver pagato circa 2mila dollari a persona, sono stati condotti su diverse spiagge egiziane. Poi, a piccoli gruppi, sono saliti su una barchetta che faceva la spola verso un’imbarcazione più grande che li aspettava a largo. A bordo di quest’ultima, dopo alcune ore di viaggio, hanno raggiunto un peschereccio, sul quale hanno intrapreso il viaggio verso le coste europee. Hanno raccontato di aver navigato per 5 giorni prima di essere soccorsi dalla nave della Marina Italiana, durante i quali gli scafisti hanno distribuito sia cibo che medicine.

Nel corso delle procedure di identificazione dei migranti è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile, un quarto egiziano, AHMED MOHAMED EL FESH Abd El Nabi, 26 anni. L’uomo in seguito ai riscontri AFIS, è risultato essere destinatario di un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catania, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Gli arrestati si trovano ora nel carcere di Messina-Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

22 SETTEMBRE 2015 – SBARCO A MESSINA DEL 21 SETTEMBRE – FERMATI DALLA POLIZIA GLI SCAFISTI

SI TRATTA DI TRE GIOVANI PROVENIENTI DALL’AFRICA CENTRALE

Sono stati soccorsi nel canale di Sicilia su due diversi gommoni, i 271 migranti che ieri pomeriggio sono sbarcati a Messina dal pattugliatore irlandese “L.E. Niamh”.

Le due imbarcazioni sono state avvistate domenica mattina da un elicottero organico alla unità navale della Marina Militare “Carlo Bergamini”, impiegata nell’operazione Triton. Sul primo gommone viaggiavano 150 migranti, che sono stati tratti in salvo dalla nave Bergamini, mentre il secondo natante, sul quale viaggiavano 125 persone, è stato soccorso dall’equipaggio della “L.E. Niamh”

Tutti i profughi sono stati poi trasbordati sul pattugliatore irlandese che ha provveduto ad accompagnarli sul molo Marconi.

Dopo essere stati rifocillati ed identificati 150 migranti sono stati trasferiti nei centri di accoglienza di Lombardia, Piemonte e Campania, mentre gli altri sono stati accolti nei centri cittadini.

E come accade ad ogni sbarco gli investigatori della Squadra Mobile di Messina, nel corso delle indagini, hanno raccolto tante testimonianze di gente che ha investito i risparmi di una vita e viaggiato per giorni e giorni pur di scappare dalla guerra e dalle persecuzioni:

……….. all’inizio del mese sono scappato dalla Nigeria perché una banda di terroristi ha attaccato il mio villaggio uccidendo i miei familiari. Io sono riuscito a scappare e sono andato in Libia con una macchina………;

………….in Nigeria c’è la guerra e la gente muore molto facilmente. Inoltre ci sono delle bande di terroristi che seminano il terrore, per questo ho deciso di andar via…….

Anche questa volta i profughi hanno raccontato di essere partiti dalle coste Libiche con il favore delle tenebre, dopo essere stati ammassati per diversi giorni in alcuni capannoni, o addirittura nei boschi, durante i quali i mercanti di uomini li hanno sfamati con pane secco e acqua salmastra.

Le testimonianze dei migranti hanno quindi permesso di individuare gli scafisti di entrambi i gommoni. Si tratta del 20enne THOR Otma, proveniente dal Gambia e del senegalese SEIN Souleymane, 25 anni, per il primo natante, mentre il secondo gommone era condotto da DIARRASSOUBA Drissa, 22 anni, ivoriano. Condotti nel carcere di Messina – Gazzi  a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, dovranno ora rispondere del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Nel frattempo prosegue incessante il lavoro dei poliziotti dell’Ufficio Immigrazione e degli operatori della Polizia Scientifica, volto a verificare l’identità di ciascuno dei profughi sbarcati sulle nostre coste, oltre che a curare l’affidamento di 34 minori non accompagnati.

 

25 SETTEMBRE 2015 – RAPINA AI DANNI DI UN NOTO ESERCIZIO COMMERCIALE

ARRESTATO, IN FLAGRANZA DALLA POLIZIA, UNO DEI RESPONSABILI

E’ stato arrestato, in flagranza di reato, uno degli autori della rapina di ieri pomeriggio ai danni di un esercizio commerciale di viale Regina Margherita.

Si tratta di FICHERA Mario ventunenne messinese con precedenti di Polizia per reati contro il patrimonio.

Il giovane  insieme ad un complice, dopo aver rapinato il negozio, hanno cercato di darsi alla fuga, ma uno dei due non ce l’ha fatta. E’ stato bloccato, dopo una breve colluttazione, da un poliziotto della locale Sezione di P.G. presso la Procura della Repubblica, libero dal servizio, che transitando a bordo della propria autovettura nei pressi dello svincolo autostradale Messina–Boccetta, aveva notato i due individui travisati con passamontagna, di cui uno armato di pistola, entrare a passo spedito all’interno dell’esercizio commerciale.

Il rapinatore, al momento dell’arresto, aveva ancora in pugno delle banconote, pari ad 210,00, che sono state recuperate e restituite all’avente diritto.

L’arrestato, trattenuto presso le camere di sicurezza, sarà giudicato oggi con rito direttissimo e dovrà rispondere di rapina aggravata in concorso.

Sono in corso indagini volte all’identificazione del complice.

 

 

30 SETTEMBRE 2015 – SBARCO DEL 29 SETTEMBRE. POLIZIA DI STATO E GUARDIA DI FINANZA ARRESTANO 7 SCAFISTI

SOCCORSI DALLE NAVI DEL DISPOSITIVO TRITON DOPO SETTE GIORNI IN MARE

Sono 236 i migranti sbarcati ieri al molo messinese Marconi. Uomini, donne e bambini che dopo un’intera settimana di navigazione sono riusciti a raggiungere le coste siciliane. I soccorsi sono giunti dalla nave croata “A. Mohorovic” e dal pattugliatore delle Fiamme Gialle “Denaro”, che domenica mattina hanno abbordato il peschereccio malconcio sul quale viaggiavano, trasbordando tutti prima che accadesse il peggio.

Hanno raccontato di aver viaggiato per sette giorni in mare prima di essere soccorsi. Partiti da diverse spiagge dell’Egitto, sono stati trasferiti sul barcone solo dopo essere passati da un’imbarcazione all’altra, via via più grande, che potesse contenerli tutti. Privi di documenti o effetti personali, senza più nulla ormai, costretti da scafisti violenti a bere acqua salmastra, hanno rischiato tutto pur di raggiungere l’Europa e fuggire da situazioni disperate.

Un viaggio costato dai 3 ai 4mila euro, pagato in valuta egiziana. Una parte all’imbarco, il resto verrà corrisposto dai parenti rimasti in patria nel momento in cui avranno certezza che i loro cari sono giunti sani e salvi.

Sono giunti in Italia lasciando alle spalle storie terribili di fame, guerra e persecuzione. Storie di uomini e donne che, con i loro bambini, hanno affrontato viaggi che in alcuni casi sono durati anche mesi.

Le loro testimonianze, anche stavolta, hanno consentito ai poliziotti della Squadra Mobile ed i militari della Guardia di Finanza ad individuare i 7 scafisti, tutti egiziani, che pilotavano il peschereccio sul quale sono stati tratti in salvo.

MAHAMMED MAHAMMED ALI Gomma, 41 anni; ISMAIL CHABEN DAROUCH Hidaia, 40 anni; MANSOUR AWAD Walid, 24 anni; SELIM Houssine, 27 anni; ed in più tre minori, un 16enne e due 17enni.

Sono stati tutti arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I maggiorenni sono stati trasferiti presso il carcere di Gazzi, mentre i tre minori sono stati affidati ad un centro di prima accoglienza cittadino.

I migranti sbarcati a Messina sono stati rifocillati, visitati e  fotosegnalati, quindi trasferiti in parte presso i centri di accoglienza cittadini ed in parte in altri centri del nord Italia.

 

30 SETTEMBRE 2015 – MOLI VESPRI E COLAPESCE. 6 LE PERSONE RAGGIUNTE DA MISURA INTERDITTIVA.

SEQUESTRATI CONTI CORRENTI A CARICO DI INDAGATI E DELLA SOCIETÀ INTERESSATA

E’ stata eseguita ieri da personale della Sezione di Polizia Giudiziaria – Polizia di Stato la misura cautelare interdittiva di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio ed il provvedimento di sequestro preventivo, emessi, lo scorso 28 settembre, dal Gip di Messina dr. Giovanni De Marco, su richiesta del Procuratore Aggiunto dr. Vincenzo Barbaro, nei confronti di sei persone, ritenute responsabili in concorso tra loro dei reati di frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata commessi nella fase esecutiva dei lavori di allargamento e rettifica delle banchine Vespri e Colapesce del porto di Messina, appaltati dall’Autorità Portuale di Messina nel 2005.

Le persone raggiunte da misura interdittiva sono:

  1. BOSURGI Francesco, cl. 1963, ispettore di cantiere in servizio presso il Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche (dipendenza del Genio Civile OO.MM. Palermo), quale componente della Direzione Lavori.
  2. LA PIANA Danilo, cl. 1959, già amministratore delegato e rappresentante legale della TECNIS S.p.a.
  3. NATY Daniele, cl. 1961, già procuratore speciale della TECNIS S.p.a.
  4. BOSCO LO GIUDICE Concetto, cl. 1963, titolare della TECNIS S.p.a.
  5. GIANNETTO Antonio, cl. 1966, già rappresentante legale della società “Presente Calcestruzzi” S.r.l. con sede in Messina.
  6. SILVESTRO Vincenzo, cl. 1973, già rappresentante legale della società “S.V.” S.r.l. con sede in Messina.

Si è anche proceduto al sequestro preventivo per equivalente sui c/c degli indagati sopra elencati e della società TECNIS S.p.a., ciascuno fino  alla concorrenza  di € 257.187, e in caso di incapienza per la Tecnis di un immobile ubicato in Tremestieri Etneo in cui ha sede la società.

Il GIP si è riservato di provvedere in esito all’udienza di cui all’art. 47 L. 231/2001 sulla richiesta di misura interdittiva formulata dalla Procura nei confronti della TECNIS S.p.a., e riguardante il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per anni uno e l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti e sussidi da parte di enti pubblici.

Le indagini della Sezione di Polizia Giudiziaria avviate a partire dal novembre del 2014, su delega della locale A.G. a seguito di una segnalazione, hanno consentito di appurare la natura fraudolenta delle condotte poste in essere dalla TECNIS S.p.a. (capogruppo e mandataria dell’ATI Tecnis S.pa., Cogip s.r.l., Sigenco s.p.a, Silmar Srl),  e da alcune ditte locali, la “Presente Calcestruzzo S.r.l.”, gestita dal GIANNETTO, e successivamente della subentrante “S.V. Costruzioni S.r.l.”, di SILVESTRO Vincenzo, incaricate della fornitura del calcestruzzo necessario per la realizzazione dell’opera; il tutto con la presunta connivenza  o negligenza della direzione lavori, che vedeva tra i componenti l’istruttore di cantiere BOSURGI Francesco, con la mansione prevalente di svolgere i controlli sui materiali, ed infine della commissione di collaudo.

Sintomatico di un possibile pactum sceleris è quanto avvenuto nell’estate del 2008, quando a seguito di notizie di stampa che segnalavano il coinvolgimento del GIANNETTO in un’operazione di polizia nei confronti del Clan MULE’ (operazione Pilastro), su imput della Prefettura di Messina e della stazione appaltante, la TECNIS sostituiva il primo fornitore con altra ditta del settore, ovvero la SV Costruzioni. Ebbene, nel corso delle indagini, non solo si accertava che la S.V. Costruzioni S.r.l. era gestita da SILVESTRO Vincenzo, nipote di GIANNETTO Antonio, ma che la sostituzione era assolutamente fittizia, dato che la subentrante aveva continuato ad utilizzare l’impianto di produzione, i mezzi e le maestranze della “Presente Calcestruzzi”.

La gravità degli indizi acquisiti imponeva l’esecuzione di un complesso accertamento tecnico condotto inizialmente dalla stessa Autorità Portuale, e successivamente esteso (mediante una campagna di carotaggi riguardanti l’intera struttura) dal  consulente del P.M. con la collaborazione della stessa Autorità,  da cui è emerso  che i valori medi della resistenza del calcestruzzo impiegato per la realizzazione dell’intera struttura sono di gran lunga inferiori (classi da 4 a 7 con valori di resistenza da 20 a 40) rispetto a quelli previsti da progetto (classe 8 C 35/45).

Indipendentemente dall’ammontare dell’entità della presunta truffa, il danno cagionato al committente appare estremamente grave, per la parziale inidoneità dell’opera al pieno utilizzo (non potendo sostenere i carichi previsti da progetto pari a 4000 Kg/mq ma un carico massimo di 1000 Kg/mq); di conseguenza l’opera appare utilizzabile solo ai fini crocieristici con esclusione di utilizzo ai fini commerciali.

 

2 OTTOBRE 2015 – OPERAZIONE BRATISLAVA – LA POLIZIA DI STATO BLOCCA UN GROSSO GIRO DI ANABOLIZZANTI.

SEQUESTRATE DECINE DI CONFEZIONI DI SOSTANZE DOPANTI E INSULINA

Sono 11 le persone raggiunte dall’Ordinanza di applicazione di Misura Cautelare emessa dal GIP D.ssa Daniela Urbani presso il Tribunale di Messina nell’ambito dell’Operazione Bratislava.

Gli indagati sono titolari di palestre, personal trainer e body builder coinvolti, a vario titolo, in un giro di sostanze dopanti, assunte dai culturisti che frequentavano abitualmente le palestre incriminate.

Nel corso delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Messina e coordinate dal Sostituto Procuratore Dott. Diego Capece Minutolo, è emerso che in alcune palestre di Messina e Villafranca Tirrena, agli atleti venivano prescritti piani di allenamento e diete che venivano poi integrati con sostanze dopanti quali stanazolo, trembolone, metenolone, oxandrolone, nandrolone e boldenone, oltre che insulina.

Le attività d’indagine, che si sono protratte dall’aprile 2012 all’aprile 2013, hanno portato al sequestro, a carico degli indagati, di ingenti quantitativi di sostanze anabolizzanti. I sequestri sono stati eseguiti in diverse tranche, e precisamente nel novembre 2012, a marzo ed aprile 2013 ed in ultimo nel febbraio dello scorso anno.

Tra i farmaci sequestrati persino alcuni non commerciabili in Italia, che venivano importati dalla Slovacchia tramite uno degli indagati, titolare di alcune palestre di Bratislava e del salernitano.

Gli arresti effettuati stamattina dai poliziotti della Squadra Mobile di Messina, in collaborazione con i colleghi di Palermo e Salerno, hanno riguardato:

GRASSO Girolamo, 54 anni, messinese, titolare della palestra Girolamo’s Gym di Messina; BATTAGLIA Domenico, 53 anni, originario di Rometta (ME), titolare della palestra Body Elegance Center di  Villafranca Tirrena; AMATO Mario, 30 anni, residente a Rometta (ME), personal trainer; MESITI Rosario, 38 anni, personal trainer messinese; DE FANIS Michele, 32 anni di Palermo e PELLEGRINO Simone, 24 anni residente a Pontecagnano Faiano (SA). Tutti sottoposti al regime degli arresti domiciliari. Mentre un altro individuo risulta tuttora ricercato.

Altri quattro indagati sono stati sottoposti alla misura dell’Obbligo di presentazione alla P.G., si tratta dei messinesi SETTIMO Antonino, 29 anni, VIOLA Wender, 28 anni, MIRABILE Patrizia, 46 anni e RADESSICH Giovanni, 43 anni, quest’ultimo residente a Villafranca Tirrena.

Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di aver prescritto, commercializzato e ricettato farmaci e sostanze farmacologicamente o biologicamente attive, attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico, in assenza di controlli e/o prescrizioni mediche.

Sequestrate dagli investigatori le due palestre nelle quali gli anabolizzanti venivano abitualmente commercializzati.

Ai seguenti link è possibile scaricare i video dell’operazione con il sequestro delle due palestre.
5 OTTOBRE 2015 – LA POLIZIA ARRESTA RAPINATRICE. VITTIMA UN’ANZIANA MESSINESE

RAPINATA DELLA PENSIONE APPENA PRESA DOPO ESSERE STATA RAGGIRATA E FATTA SALIRE IN AUTO

E’ stata arrestata la responsabile della rapina messa a segno lo scorso 4 maggio ai danni di una 77enne. Gli agenti della Squadra Mobile hanno proceduto all’arresto provvedendo a sottoporre la malvivente agli arresti domiciliari in attesa di braccialetto elettronico, così come disposto dal Gip Tiziana Leanza su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Annalisa Arena.

Giorgianni Concetta, messinese, 54 anni, persona nota alle forze di polizia per i suoi precedenti penali specifici, ha avvicinato la vittima in pieno giorno a bordo della sua auto, lungo il viale Europa. Ha fatto finta di conoscerla promettendole di darle uno strappo fino a casa.

Le ha poi preso con forza la pensione sua e del fratello, circa 1.000 euro, che l’anziana aveva poco prima ritirato alle Poste e che aveva nascosto nella biancheria intima. Inutili le urla e il tentativo della vittima di difendersi. E’ stata strattonata e trattenuta fino a che, dopo averla rapinata del denaro, e persino della frutta e del pane comperati al mercato, l’ha costretta a scendere dall’auto abbandonandola in strada.

Le indagini della Squadra Mobile hanno permesso di ricostruire la vicenda e risalire all’identità della malvivente. Sabato l’esecuzione della misura cautelare e l’arresto.

L’arrestata non era sola al momento della rapina. Era presente un complice in auto, un’altra donna. Indagini in corso.

 

7 OTTOBRE 2015 – SBARCO A MESSINA DEL 6 OTTOBRE 2015. LA POLIZIA ARRESTA SCAFISTA TUNISINO

ESPULSO A LUGLIO DEL 2014, UNA LUNGA SERIE DI FALSE IDENTITÀ

L’uomo che ha guidato il peschereccio scalcinato con a bordo i 239 migranti soccorsi e sbarcati ieri a Messina è ROUHOUME Ali, un tunisino di 35 anni.

E’ stato senza alcuna esitazione riconosciuto dai tanti eritrei, siriani e bengalesi come colui che ha guidato il mezzo dalle coste libiche, con tanto di mappa e bussola al seguito, due telefoni cellulari con relative schede sim, 350 euro nello zaino e 600 nascosti sotto la suola di una scarpa.

D’altronde sapeva come fare. Non si trattava infatti del primo viaggio. Il 35enne tunisino aveva già raggiunto Lampedusa nell’ottobre del 2013 e Palermo, con scalo aereo, nel dicembre dello stesso anno. Arrestato nel marzo del 2014 per concorso in immigrazione clandestina dopo un nuovo arrivo a Lampedusa, l’uomo era stato scarcerato nel luglio dello stesso anno ed espulso dal territorio nazionale. Ogni volta aveva fornito un’identità diversa. Fino a ieri, quando i riscontri effettuati dal locale Gabinetto di Polizia Scientifica ne hanno ricostruito la storia e l’identità.

Le indagini effettuate dagli agenti della Squadra Mobile hanno completato il quadro d’insieme ed individuato le evidenti responsabilità dell’uomo in un traffico di uomini ormai ben rodato: rastrellamento dei migranti attraverso ogni mezzo, Facebook e passaparola compresi, trasferimento presso strutture in prossimità del luogo di partenza in attesa del momento giusto e di un numero congruo di persone da trasferire sui mezzi di fortuna. Costo del viaggio pro capite, almeno stavolta, circa 1200 dollari.

L’ultima delle tante somme pagate nel viaggio senza fine di uomini, donne e bambini che lasciano il paese d’origine e pezzo di mondo dopo pezzo, a volte aiutati dalle famiglie d’origine, più spesso cercando lavori di fortuna, sempre e per tutti alla ventura, raggiungono le coste della Libia.

 

14 OTTOBRE 2015 – DUE RAPINE IN POCHI GIORNI. LA POLIZIA ARRESTA RESPONSABILE

21ENNE MESSINESE TRASFERITO A GAZZI

Due colpi in pochi giorni. Il primo, fallito, il 25 luglio scorso, il secondo il 27 dello stesso mese. D’AGOSTINO Costanzo, 21 anni, messinese, è l’autore della rapina al bazar di Provinciale all’interno del quale, il 25 luglio scorso, aiutato da un complice, è entrato armato di coltello e col volto coperto da un passamontagna. Ha minacciato la proprietaria dell’esercizio commerciale afferrandola per il collo e solo l’intervento del marito della donna l’ha convinto a desistere e scappare. Durante la colluttazione la titolare del negozio ha riportato una ferita da taglio alla mano.

Appena due giorni dopo il ventunenne è rientrato in azione, stavolta presso un ufficio postale in via Bonino. Faceva il palo fuori mentre il complice entrava nell’ufficio armato di pistola giocattolo. 330 euro il bottino che i due, dopo la fuga, si sono spartiti.

Le indagini effettuate nei mesi successivi, avvalorate da immagini registrate all’esterno del negozio dove ha avuto luogo la prima rapina, hanno reso possibile l’emissione della misura cautelare da parte del Gip, dottoressa Maria Vermiglio, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dottoressa Antonella Fradà. Il responsabile dei due colpi, con un precedente per rapina nel 2011, quando ancora minorenne, e uno per furto, ancor più datato, è stato trasferito dagli agenti della locale Squadra Mobile presso la locale Casa Circondariale.

 

16 OTTOBRE 2015 – DUE FURTI, TRE ARRESTI. LA POLIZIA MANDA A MONTE DUE COLPI IN ABITAZIONE GRAZIE ALL’AIUTO DEI CITTADINI

Due furti in abitazione nella giornata di ieri, due distinti episodi – il primo nei pressi del viale Giostra, il secondo a Zafferia – con un unico denominatore: i responsabili sono stati arrestati dalla Polizia di Stato grazie all’aiuto dei cittadini.

In entrambi i casi, infatti, gli agenti delle Volanti impegnati nel controllo del territorio hanno acciuffato i topi d’appartamento grazie alla tempestività con cui è stato segnalato al 113 quanto stava accadendo.

La prima segnalazione è arrivata in sala operativa nel pomeriggio, intorno alle 16.30. Due individui stavano forzando il portone d’ingresso di uno stabile ed erano ancora nei pressi dell’edificio all’arrivo degli agenti. Fingevano indifferenza ma agli agenti non è sfuggito il tentativo di disfarsi di un oggetto, rivelatosi poi un cacciavite di 27 cm, lanciato nel terrazzino di un appartamento a piano terra.

Anche i successivi sopralluoghi effettuati dal locale Gabinetto di Polizia Scientifica hanno confermato la dinamica di fatti evidenziando la forzatura dell’anta del portone d’ingresso e la rottura del vetro dello stesso. I due, IENI Antonino, messinese, 55 anni, sottoposto dal 28 luglio scorso alla sorveglianza speciale e VITI Claudio, messinese, 19 anni, sono stati arrestati per il reato di tentato furto in abitazione aggravato in concorso. Saranno giudicati stamani con rito direttissimo.

Dinamica differente per i topi d’appartamento nel secondo episodio in località Zafferia, in serata, intorno alle 21.30. I ladri erano quattro ed avevano preso di mira una villa in costruzione. Due avevano scavalcato il muro di cinta, gli altri facevano da palo pronti a partire con un’automobile. A far da compagnia un cagnolino di piccola taglia.

I poliziotti hanno subito bloccato l’uomo alla guida dell’auto, MILAZZO Gianpaolo, messinese, 45 anni, segnalato come colui che, durante il furto, più volte aveva infilato del materiale nel bagagliaio. Bagagliaio dove gli agenti hanno rinvenuto un trapano ed altri oggetti da cantiere poi riconosciuti dalla ditta responsabile dei  lavori nella villa. Persino le scale utilizzate per facilitare il passaggio del materiale e degli stessi malviventi, rinvenute sul muro di cinta, erano state asportate dall’abitazione presa di mira.

Tutto il materiale è stato riconsegnato ai legittimi proprietari. Il quarantacinquenne, arrestato per il reato di furto aggravato in concorso con altre persone rimaste ignote, sarà giudicato stamani con rito direttissimo. La Polizia è sulle tracce dei tre complici dileguatisi.

 

27 OTTOBRE 2015 – TAORMINA. COLPO A PRESTIGIOSA GIOIELLERIA. LA POLIZIA DI STATO ARRESTA GLI AUTORI

Sono stati arrestati stamattina all’alba gli autori della rapina dello scorso 15 aprile ai danni della gioielleria Rocca 1794 di Taormina.

I poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina, coadiuvati dalle Squadre Mobili di Messina e Catania, hanno arrestato SCORDO Giuseppe, 35 anni, PIACENTE Ivan, 26 anni e TASCO Giuseppe, 25, tutti catanesi.

Indagini serrate della Polizia di Stato hanno permesso di delineare l’identità dei tre che, lo scorso aprile, armati di pistola, hanno fatto irruzione all’interno della gioielleria di corso Umberto, già presa di mira nel settembre del 2014. Tra i rapinatori, anche allora, lo Scordo Giuseppe, arrestato stamattina.

Il colpo di aprile ha fruttato preziosi per un valore stimato di oltre 450.000 euro. Gioielli per un totale di quasi 300 pezzi, denaro contante e circa una decina di orologi delle più prestigiose marche. I rapinatori non hanno poi esitato a portare la commessa in una toilette all’interno del negozio, provando a legarle i polsi, per poi scappare via.

Un colpo organizzato nei minimi dettagli con sopralluoghi ripetuti nei giorni precedenti alla rapina per non lasciare nulla al caso. Schede vergini e cellulari a portata di mano per comunicare ogni piccolo passaggio e avvertirsi a vicenda che tutto andasse secondo i piani.

E’ stato proprio il traffico telefonico ad aiutare gli investigatori a risalire ai rei, a capire i percorsi fatti, ad incastrare identità e rapporti reciproci. La Polizia è riuscita così a recuperare parte della refurtiva e le pistole utilizzate per il colpo, nonché altre armi dall’alto potenziale nocivo.

Oggi l’esecuzione dell’ordinanza a carico dei tre, emessa dal GIP di Messina, dott.ssa Monica Marino su richiesta del Sostituto Procuratore dott.ssa Annalisa Arena.

 

28 OTTOBRE 2015 – LA POLIZIA DI S. AGATA MILITELLO SEQUESTRA UN’AREA ADIBITA A STOCCAGGIO ILLECITO DI RIFIUTI PERICOLOSI PRODOTTI DA UN CANTIERE NAUTICO PRIVO DI AUTORIZZAZIONI

Gli uomini del Commissariato di Polizia di S. Agata Militello hanno posto sotto sequestro oltre 15 metri cubi di rifiuti speciali pericolosi e non, prodotti da un cantiere nautico privo di autorizzazioni ambientali.

Il sequestro è scattato lunedì scorso a seguito di un accertamento effettuato a Torrenova, all’interno di un cantiere nautico per la costruzione e la riparazione di imbarcazioni da diporto. L’attività risultava priva delle prescritte autorizzazioni alle emissioni in atmosfera di polveri e vapori, generate dai processi di lavorazione, sverniciatura, verniciatura, taglio ed incollaggio di vetroresina e legno.
All’interno del cantiere sono stati trovati rifiuti speciali non provenienti dalle demolizione di edifici prodotti da un’impresa edile proprietaria del sito, rottami di imbarcazione, numerosi rifiuti speciali pericolosi, fusti e contenitori di solventi, resine e vernici di varia tipologia, scarti di lavorazione proveniente dalle riparazioni delle imbarcazioni, batterie al piombo esauste di grandi e piccole dimensioni, trucioli di legno e polveri di fibre di vetro derivate dalle attività di carteggio effettuate senza alcun sistema di raccolta.

Al termine delle attività, coordinate dal sostituto procuratore della Procura della repubblica di Patti, dott.ssa Rosanna CASABONA, la polizia ha denunciato i due titolari delle ditte, contestando i reati di getto pericoloso di cose ed emissione di fumi e vapori, stoccaggio illecito e deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non pericolosi, miscelazione di rifiuti pericolosi e emissioni in atmosfera senza la prescritta autorizzazione.

Gli Agenti hanno per la prima volta applicato le nuove disposizioni in materia ambientale, introdotte con il decreto sui delitti contro l’ambiente, che in caso di illeciti che non causano un grave pericolo per l’ambiente, permettono il blocco delle attività illecita, la risoluzione immediata delle violazioni con bonifica dei luoghi e la messa in regola dell’attività. L’adempimento alle prescrizioni impartite dalla Polizia permette l’archiviazione dei reati, l’interruzione del procedimento penale a seguito del pagamento amministrativo di un’ammenda.

 

28 OTTOBRE 2015 – ANZIANI RAPINATI. VITTIME TAMPINATE FIN SOTTO CASA E DEPREDATE DELLE PENSIONI

LA POLIZIA INCASTRA E ARRESTA I RESPONSABILI. TRE GLI ARRESTI

LO FARO Alfio, 52 anni, GRAVINO Maurizio, 45 anni, LIOTTA Michele Sergio, 56, tutti catanesi, annoverano numerosi precedenti penali. Sono stati arrestati stamani all’alba dagli agenti della Squadra Mobile coadiuvati dai colleghi della Squadra Mobile di Catania, su esecuzione della custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Messina, dr.ssa Maria Militello, su richiesta del Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Messina. dr.ssa Alessia Giorgianni. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di rapina, lesioni e furto con strappo.

Le vittime, tante, se le sceglievano con cura, per lo più anziane e quindi più deboli. Prese di mira all’interno degli uffici postali o delle banche dove ritiravano la pensione, seguite fin sotto casa e rapinate dell’intera somma prelevata.

Anziani certi di aver riposto la pensione al riparo da sguardi indiscreti all’interno degli istituti bancari o postali. Chi nel borsello, chi nella tasca del cappotto o dei pantaloni, magari tra la biancheria intima. Raggiunti e sorpresi nell’androne di casa, o sotto lo studio del medico dove avevano appuntamento, non avevano scampo perché il delinquente, o i delinquenti, sapevano bene dove andare a cercare. Se si trattava di una borsa era facile. Bastava tirarla via, magari strattonando e spingendo a terra la vittima. Se il denaro era invece nascosto negli indumenti, arrivavano a tappare la bocca al malcapitato e ad immobilizzarlo, senza esitare a rovistare nelle tasche o, addirittura, a strappare via gli indumenti.

All’identità dei tre rapinatori arrestati oggi e soprattutto alle responsabilità degli stessi nei numerosi episodi addebitati, si è arrivati grazie al lavoro certosino della Squadra Mobile che, partendo da un singolo episodio di rapina, quello del 5 maggio 2014, quando il Lo Faro e il Gravino furono arrestati in flagranza insieme ad un terzo complice, ha ricostruito il modus agendi dei malviventi.

La dinamica infatti era sempre la stessa: figura chiave era chi si mischiava agli utenti in coda all’interno degli uffici. Oggi a Contesse, domani a Giostra. I malviventi in trasferta da Catania, variavano zona ed uffici di volta in volta per non essere riconosciuti. Selezionata la vittima e visto dove aveva nascosto il denaro, bastava seguirla ed aspettare il momento più propizio. Si interveniva da soli o in più. Poi c’era il complice pronto a partire o a permettere la fuga ai compari.

Gli agenti hanno visionato centinaia di immagini registrate all’interno di banche e uffici postali. Traffico telefonico e testimonianze hanno completato il quadro d’insieme permettendo l’emissione dell’ordinanza e l’arresto.

 

29 OTTOBRE 2015 – RAPINATO E AGGREDITO MUORE DOPO DUE MESI IN OSPEDALE. ARRESTATO DALLA POLIZIA DI STATO L’AUTORE DELL’OMICIDIO.

Era la mattina del 10 luglio scorso quando la vittima, un 62enne messinese, venne ritrovato dal fratello, nel bagno dell’appartamento del centro città in cui viveva, col volto tumefatto e pieno di lividi e con tutto il corpo pieno di sangue. L’uomo, anche se in evidente stato confusionale, aveva riferito di essere caduto da una sedia la sera prima.

Soccorso dai sanitari del 118 venne portato al Policlinico dove i medici lo sottoposero ad un delicato intervento chirurgico nel tentativo di arginare i danni provocati dalla grossa frattura pluriframmentaria sulla corteccia celebrale, che aveva riportato nell’aggressione. Il 9 settembre, dopo due mesi di agonia, morì al Centro Neurolesi, dove era stato trasferito.

Quando i poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile giunsero sul posto, allertati dai familiari dell’uomo, si resero immediatamente conto che in quell’appartamento era stato commesso un crimine poiché in tutti gli ambienti della casa erano presenti innumerevoli macchie di sangue. Ad insospettire gli agenti anche un mozzicone di sigaretta trovato a terra, e la scoperta che sia la vittima che i suoi familiari non erano fumatori.

Le indagini avviate nell’immediatezza dalla Squadra Mobile, nel giro di pochissimo tempo, portarono a scoprire l’identità dell’autore dell’aggressione. Si tratta di CASTORINA Gesualdo, 28 anni, già ampiamente conosciuto alle Forze dell’Ordine.

L’uomo inizialmente confessò di aver conosciuto casualmente la vittima il pomeriggio del 9 luglio e di essersi recato nella sua abitazione, su suo invito, proprio con l’intento di derubarlo. A suo dire, approfittando di un attimo in cui era rimasto solo nel soggiorno, aveva iniziato a rovistare nei mobili e, sorpreso dal proprietario, lo aveva spintonato causandone la caduta. Allarmato dal volto insanguinato dell’uomo, temendo di averlo ucciso, si era dato alla fuga portando con se un vassoietto in silver che, sempre secondo la sua versione, sarebbe servito a colpire chiunque avesse potuto ostacolare la sua fuga.

Nonostante avesse ammesso le proprie responsabilità, è apparso evidente agli inquirenti che la versione del malvivente, era stata accuratamene edulcorata. Infatti, attraverso lo studio delle tracce ematiche effettuato nell’abitazione dai militari del RIS, è apparso evidente che la vittima era stata colpita ripetutamente con particolare efferatezza, molto probabilmente con l’ausilio di un corpo contundente, oltre che a più riprese ed in diversi punti della casa.

A conclusione delle indagini stamane gli agenti della Squadra Mobile, in esecuzione dell’Ordinanza di carcerazione emessa dal G.I.P., Dott. Salvatore Mastroeni, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, D.ssa Federica Rende, hanno arrestato Gesualdo CASTORINA, con l’accusa di omicidio aggravato e rapina aggravata.

L’arrestato si trova ora nel carcere di Messina – Gazzi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria

 

30 OTTOBRE 2015 – RUBA GASOLIO ALLA DITTA PER CUI LAVORA. LA POLIZIA ARRESTA DIPENDENTE DELLA SOCIETÀ DI RACCOLTA RIFIUTI DI MILAZZO

E’ un dipendente della ditta che si occupa della raccolta rifiuti urbani di Milazzo l’uomo arrestato ieri, per furto aggravato, dai poliziotti del Distaccamento di Polizia Stradale di S.Agata M. e Barcellona P.G.

LA SPADA Stefano, nato e residente a Milazzo, 54 anni, si occupava giornalmente del trasporto dei rifiuti da Milazzo fino alla discarica di Catania. Effettuato il servizio, l’autista riconduceva il mezzo all’interno del deposito della società.

Non è andata così ieri, 29 ottobre, quando, durante il regolare percorso giornaliero, il dipendente ha fatto una prima sosta non prevista poco prima di imboccare la A20, durante la quale ha preso e caricato sull’autocompattatore bidoni e sacchi di plastica nascosti dietro un cespuglio sul ciglio della strada.

Un secondo stop fuori programma l’ha poi fatto al rientro da Catania, in una piazzola di sosta, dove ha riempito, servendosi di un pezzo di tubo di gomma, ben tre bidoni di carburante prelevato dallo stesso autocompattatore.

Ultima sosta, prima del rientro nel deposito della società di raccolta rifiuti, quella per trasferire i tre bidoni pieni di gasolio nel cofano di un’automobile parcheggiata poco prima, risultata poi essere di sua proprietà.

L’uomo non ha raggiunto il deposito perché è stato bloccato e arrestato in flagranza dai poliziotti che ne seguivano i singoli spostamenti dal mattino.

Cospicui incrementi di spesa per il rifornimento dei mezzi della società che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani di Milazzo sono stati registrati negli ultimi tempi causando alla ditta un presunto danno di circa 20.000 euro.

Il dipendente arrestato, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

All’interno dell’automobile su cui ha caricato i tre bidoni di gasolio, i poliziotti hanno rinvenuto un contrassegno assicurativo di una nota compagnia, con scadenza dicembre 2015, ritenuto falso. Il tagliando è stato sequestrato insieme all’auto, ai tre bidoni pieni di carburante, ad altri vuoti e al tubo di gomma.

 

 

 

5 NOVEMBRE 2015 – LA POLIZIA DI STATO SEQUESTRA LO SCARICO DELL’IMPIANTO FOGNARIO DEL COMUNE DI TUSA

SCARICAVA SUL SUOLO REFLUI NON TRATTATI E PRIVI DI AUTORIZZAZIONE ALLO SCARICO

La totale irregolarità dell’intero sistema fognario del versante est del centro storico di Tusa che serve oltre 1300 abitanti. Questo è quanto emerso dai controlli effettuati dai poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Sant’Agata Militello nei giorni scorsi.

I reflui dell’impianto avrebbero dovuto essere sottoposti a trattamento primario di depurazione mediante una vasca di decantazione, detta imhoff, per poi scaricare nel torrente Cicero, così come risultava al catasto degli scarichi della Provincia di Messina.

Differente la situazione reale presentatasi agli agenti: il vallone San Luca, all’interno del quale confluisce la rete fognaria dell’abitato est di Tusa, a seguito di uno smottamento del terreno, appariva come un groviglio di tubazioni saltate fuori dal terreno. I pozzetti della fognatura avevano ceduto e un flusso continuo di liquami, verosimilmente di origine fognaria, scaricavano a cielo aperto, direttamente sul suolo, per poi confluire per caduta nel sottostante torrente Cicero, corso d’acqua che termina nella spiaggia di Tusa Marina.

La vasca di decantazione, che avrebbe dovuto fornire un primo trattamento al refluo, non era più collegata alla condotta fognaria e risultava non utilizzata da tempo, tanto che all’interno, oltre ad essere presente un’abbondante vegetazione, erano perfino cresciute piante di ficodindia.

La Polizia, dopo aver accertato lo stato dei luoghi e verificato lo scarico della condotta fognaria, ha appurato che lo stesso scarico, oltre a riversarsi direttamente sul suolo (modalità espressamente vietata dal Testo Unico Ambientale, salvo particolari eccezioni) risultava anche privo di autorizzazione (l’ultima risaliva al 1998). I poliziotti, unitamente al personale dell’ARPA di Messina, hanno quindi proceduto alle operazioni di campionamento dello scarico per accertarne la natura e il carico inquinante. Il blitz è terminato con il sequestro dello scarico di reflui e della vasca di decantazione in disuso.

I reati ipotizzabili vanno dal getto pericoloso di cose allo scarico abusivo al suolo, dal danneggiamento aggravato delle acque pubbliche del torrente Cicero all’omissione in atti d’ufficio.

 

10 NOVEMBRE 2015 – LA POLIZIA ARRESTA RAPINATORE IN CENTRO CITTÀ DOPO FUGA ROCAMBOLESCA

AVEVA MESSO A SEGNO DUE COLPI DA APPENA 5 EURO IN POCHI GIORNI

Una fuga rocambolesca a bordo dello scooter in centro città lungo il viale Italia, ieri sera, appena passate le 19.00. Cuscinà Piero, messinese, 20 anni, pregiudicato, ha provato ad invertire il senso di marcia andando a finire sul cofano dell’auto degli agenti della Squadra Mobile che lo avevano intercettato. Ha poi cominciato a correre lanciando prima il casco e poi il cacciavite, lo stesso cacciavite di cui si era servito poco prima per rapinare un cittadino.

A bordo del suo scooter, aveva avvicinato la vittima alla guida di un’auto, fermo all’incrocio tra viale Principe Umberto e via Tommaso Cannizzaro. Sosteneva che l’auto aveva provocato un danno alla parte destra dello scooter. Dalle accuse di danneggiamento era poi passato alle richieste di aiuto per una figlia malata tanto che la vittima, impietosita, aveva tirato fuori dalla tasca una banconota da 5 euro. Gesto che ha permesso al rapinatore di notare la presenza di altre banconote. Il malvivente ha quindi tirato fuori il cacciavite puntandolo dritto in faccia al malcapitato. Solo le urla della vittima, la presenza di altre persone e la tempestività con cui la vittima ha ingranato la marcia ed è partito hanno fatto desistere il rapinatore che si è dileguato con i 5 euro.

Ha però fatto poca strada. Raggiunto dagli agenti della Squadra Mobile, impegnati in mirati servizi antirapina ed immediatamente intervenuti, è stato arrestato per rapina, resistenza e danneggiamento. Sarà giudicato stamani con rito direttissimo.

Le indagini esperite hanno accertato ulteriori responsabilità del ventenne in un’altra rapina messa a segno lo scorso 7 novembre in via Lombardia con le stesse modalità. Anche in quel caso il rapinatore è riuscito a ottenere solo 5 euro.

 

11 NOVEMBRE 2015 –  MESSINAMBIENTE. IN CINQUE AGLI ARRESTI DOMICILIARI

 LA POLIZIA DI STATO FA LUCE SU APPALTI E MAZZETTE

La Sezione di Polizia Giudiziaria-Aliquota Polizia di Stato della Procura di Messina, unitamente a personale del locale Nucleo Investigativo del Comando Provinciale CC, ha eseguito stamane una Misura Cautelare, con cui il Gip c/o il Tribunale di Messina Dott. Giovanni De Marco, su richiesta del Procuratore Agg. Dott. Sebastiano Ardita e dal Sost. Proc D.ssa Stefania La Rosa, disponeva gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di:

 

  1. DI MARIA Armando, cl. 55, già A.U. e poi liquidatore della società MESSINAMBIENTE S.p.a.;
  2. INFERRERA Antonino, cl. 70, funzionario amministrativo-contabile della società MESSINAMBIENTE S.p.a.;
  3. BUTTINO Antonio, cl. 73, broker assicurativo e titolare della società BCM Insurance Broker S.r.l. con sede in Barcellona P.G.;
  4. DE VINCENZO Marcello, cl. 65, titolare della società MEDITERRANEA A. S.r.l.
  5. GENTILUOMO Francesco, cl. 70, titolare della società GENTILUOMO S.r.l..

 

Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata indagine avviata nel 2013 e protrattasi sino ad oggi, nel corso della quale è stata sottoposta a vaglio l’intera gestione di Messinambiente S.p.a., importante società pubblica (il cui capitale è interamente detenuto da enti locali) che per conto del Comune di Messina gestisce la raccolta e lo smaltimento RSU.

Dall’analisi della gestione operativa e finanziaria dell’Ente, in un ampio arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2014, sono emersi una serie di profili di rilevanza penale che discendono principalmente dalla sistematica violazione della normativa prevista dal codice degli appalti per quel che concerne l’acquisizione di servizi e forniture da parte di enti e società pubbliche, e dalla fallimentare conduzione economica dell’ente, nonostante l’adozione di un indirizzo privatistico che avrebbe quantomeno dovuto produrre economie di gestione. Invece veniva registrato dal 2009 al 2013 un risultato operativo negativo ammontante a € -25.764.066, con perdite d’esercizio ammontano a complessivi € 31.828.559, tanto che nel 2012 la società veniva posta in liquidazione.

In questo arco temporale la gestione dell’ente è stato accentrata nelle mani di Armando DI MARIA (prima come D.G., poi A.U. e infine liquidatore della società sino al 2014, data in cui subentrava Alessio CIACCI), personaggio privo di qualsiasi competenza manageriale, che ha demandato quasi interamente ai privati i servizi di competenza dell’ente, ivi compresi quelli rientranti nel core business dell’azienda: dalla raccolta RSU, per lunghi periodi affidata alla ditta SEAP di Agrigento, alla manutenzione di mezzi e cassonetti interamente demandata a ditte esterne, tra cui la MEDITERRANEA A. del DE VINCENZO Marcello, che faceva la parte del leone, e la GENTILUOMO S.r.l. di GENTILUOMO Francesco.

Le indagini hanno permesso di appurare che in questi anni un ruolo preminente è stato assunto dal contabile della società INFERRERA Antonino, che diveniva il braccio destro di DI MARIA, al punto da influire sulle più rilevanti decisioni riguardanti la scelta dei partners privati di Messinambiente, spesso amici personali dello stesso INFERRERA, sia sull’ordine preferenziale e sull’entità dei pagamenti erogati ai fornitori; ciò gli consentiva di rafforzare oltremodo la sua capacità d’influenza sulle ditte esterne.

A fronte di affidamenti di servizi e consulenze a vantaggio di imprenditori e professionisti “amici”, scelti in modo del tutto discrezionale e spesso senza una contropartita in termini di efficienza, qualità ed economicità del servizio reso, riceveva illecite retribuzione dell’ordine di diverse migliaia di euro dai privati, sotto forma di servizi e consulenze fittizie conferiti a due società dallo stesso gestite: la FINCONSULTING e la FIN.SERVICE S.r.l..

Emblematici i casi della società MEDITERRANEA A. di Marcello DE VINCENZO cui veniva in un primo tempo affidato il servizio di manutenzione e sanificazione dei cassonetti, in precedenza svolto con mezzi e personale di Messinambiente, e subito dopo la manutenzione dei mezzi di Messinambiente, pur non avendo la ditta alcuna esperienza nel settore, che generava profitti in un quinquennio per circa € 2.600.000. Analogo discorso per GENTILUOMO Francesco, cui veniva affidato un servizio di pronto intervento su mezzi di Messinambiente, nonostante la ditta fosse priva di operai specializzati, operando principalmente nel settore del noleggio di mezzi e macchine industriali: GENTILUOMO Francesco percepiva, unitamente alla ditta del fratello Santi, per soli interventi di manutenzione oltre € 1.000.000 dal 2009 al 2013, cui devono aggiungersi le vendite all’ente di diversi mezzi industriali. Ed, infine, il caso di BUTTINO Antonino, un broker assicurativo di Barcellona P.G., non molto conosciuto sul mercato, che subentrava alla compagnia SAI nella gestione di tutti i contratti assicurativi (sia RC auto che di altro tipo) dei mezzi di Messinambiente, percependo una commissione del 15% sull’importo lordo dei contratti stipulati, ed incassando commissioni per circa € 350.000 in tre anni.

In concomitanza con questi affidamenti le società di INFERRERA ricevevano dai predetti imprenditori e professionisti, incarichi di consulenza, che le indagini hanno dimostrato essere fittizi, per giustificare le dazioni di denaro al suddetto funzionario: questi riceveva dal 2011 al 2014 circa € 52.000 da BUTTINO, circa € 41.000 da DE VINCENZO, e circa € 10.000 da GENTILUOMO.

 

12 NOVEMBRE 2015 – POLIZIA DI STATO. CHIUSA L’INDAGINE SULLA “GETTONOPOLI” DEL COMUNE DI MESSINA

La Polizia di Stato di Messina ha eseguito stamane l’ordinanza di misure cautelari personali dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, emessa dal Gip del Tribunale di Messina D.ssa Maria Militello, su richiesta del Procuratore Aggiunto Dott. Vincenzo Barbaro e dal Sostituto Procuratore Dott. Diego Capece Minutolo, nei confronti dei seguenti Consiglieri, attualmente in carica nel Consiglio Comunale del Comune di Messina:

  1. ABBATE Carlo, 56 anni, eletto nella lista del Partito Democratici Riformisti;
  2. ADAMO Pietro, 32 anni, eletto nella lista del Movimento Siamo Messina;
  3. AMADEO Pio, 44 anni, eletto nella lista del Movimento Articolo 4;
  4. BURRASCANO Angelo, 56 anni, eletto nella lista del Movimento Il Megafono-Lista Crocetta;
  5. CRIFO’ Giovanna, 55 anni, eletta nella lista del Partito Forza Italia;
  6. CRISAFI Nicola Salvatore, 38 anni, eletto nella lista del Partito Nuovo Centro Destra- NCD;
  7. CUCINOTTA Nicola, 44 anni, eletto nella lista del Partito Democratico;
  8. DAVID Carmela, 50 anni, eletta nella lista del Partito Unione di Centro- UDC;
  9. DAVID Paolo, 48 anni, capogruppo eletto nella lista del Partito Democratico;
  10. SOTTILE Fabrizio, 32 anni, capogruppo eletto nella lista del Movimento Siamo Messina;
  11. VACCARINO Benedetto, 44 anni, eletto nella lista del Partito Democratico;
  12. ZUCCARELLO Santi Daniele, 35 anni, eletto nella lista del Movimento Progressisti Democratici.

I predetti consiglieri sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati continuati di truffa aggravata, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Nell’ambito del medesimo procedimento penale risultano tuttora indagati altri 10 consiglieri comunali.

Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata indagine protrattasi fin dal mese di novembre del 2014, quando la DIGOS della Questura di Messina ha avviato un’attività d’indagine finalizzata a far luce sul fenomeno comunemente denominato “Gettonopoli”. Ovvero “l’abitudine” di un gruppo di Consiglieri Comunali del Comune di Messina di percepire in maniera fraudolenta il cosiddetto gettone di presenza in occasione delle sedute delle commissioni consiliari permanenti.

Le commissioni consiliari permanenti che operano all’interno del Consiglio Comunale di Messina sono dieci più la conferenza dei Capi Gruppo, ed ognuna si occupa di materie specifiche. Le commissioni in seduta ordinaria si riuniscono settimanalmente, secondo un sistema calendarizzato senza preventiva indicazione degli ordini del giorno da trattare.

Ciascun consigliere comunale è componente di almeno 6 commissioni ed ognuno, in teoria, potrebbe raggiungere il massimo di 24 presenze mensili. In realtà ciascun consigliere tendeva a massimizzare i gettoni di presenza utilizzando vari sotterfugi per comprovare la propria partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti.

Nel corso dell’indagine, effettuata anche mediante intercettazioni video e ambientali, è emerso che quanto riportato nei verbali delle commissioni era il frutto di una studiata condotta finalizzata ad aggirare il problema della presenza effettiva del consigliere, alla quale è subordinata l’erogazione del gettone di presenza. Gli investigatori hanno accertato che, in alcuni casi, i consiglieri intervenivano nel corso della seduta per il tempo strettamente necessario a firmare, e quindi per ottenere ugualmente il gettone di presenza.

Nel settembre del 2013, dopo l’elezione dell’attuale Consiglio Comunale avvenuto nel giugno del 2103, il gettone dei consiglieri comunali è diminuito da 100 a 56 euro, fermo restando l’indennità mensile massima di 1.529 €. Nel dicembre del 2013 l’indennità mensile massima è aumentata a 2.184 €, raggiungibile con un minimo di 39 presenze mensili.

Dal dicembre 2013 quasi tutti i consiglieri comunali hanno raggiunto la soglia minima delle 39 presenze sia attraverso le commissioni, sia apponendo la sottoscrizione in sostituzione del capo gruppo, frutto di un preventivo accordo tra delegante e delegato per massimizzare la fruizione dei gettoni di presenza.

L’attività della DIGOS nel mese di novembre, dicembre 2014 e gennaio 2015, ha consentito di accertare una discrasia tra la situazione risultante dai verbali e quella reale. Si è accertato che alcuni consiglieri comunali si allontanavano senza neanche attendere un breve lasso di tempo per consentire ai colleghi di arrivare ed al presidente di effettuare la verifica del numero legale.

Le indagini hanno confermato che alcuni consiglieri comunali cercavano ad ogni costo di raggiungere il massimo dei gettoni di presenza e che la firma apposta nei verbali di adunanza rappresentava solo un modo per percepire l’indennità.

“………….gliel’ho spiegato non si pesa su questo, compare, io lo voglio il coso, devo raggiungere 40 presenze……….non va pesato sul gettone di presenza il lavoro, non è il gettone di presenza, non è la commissione, perché nella commissione non fai un c……”

“ ……….il gettone diventa un modo per avere l’indennità che ci vuoi fare…me la devi riconoscere….. è fatto così ma io la devo avere l’indennità”

La condotta dei predetti consiglieri ha indotto in errore il Comune di Messina, facendo apparire come reale ed effettiva la loro partecipazione alla seduta. Infatti, il regolamento comunale, la legge regionale e il Testo Unico degli Enti Locali subordinano la corresponsione dei gettoni di presenza alla effettiva partecipazione del consigliere alle commissioni consiliari. Tuttavia, l’apposizione della firma seguita dall’immediato allontanamento del consigliere tradisce l’effettiva partecipazione e costituisce uno strumento subdolo con il quale il consigliere di turno, strumentalizzando la funzione ricoperta, prende la presenza all’evidente ed unico fine di percepire l’indennità.

 

13 NOVEMBRE 2015 – RAPINA UNA FARMACIA IN CENTRO CITTÀ – IN AZIONE CON UN TAGLIERINO, IDENTIFICATO ED ARRESTATO DALLA POLIZIA

E’ durata all’incirca mezz’ora la fuga del rapinatore che ieri pomeriggio, poco dopo le 18:00, ha messo a segno un colpo in una farmacia in zona Provinciale. Giusto il tempo che è servito ai poliziotti delle Volanti di raggiungere la farmacia, ascoltare il racconto delle vittime, visionare velocemente le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza – nelle quali si vede l’uomo che a volto scoperto suona il campanello d’ingresso come se fosse un cliente e poi, una volta entrato, si tira su il cappuccio della felpa e si copre il viso con uno scaldacollo quindi, con in mano un taglierino intima al farmacista di spostarsi dal bancone ed afferra il denaro contenuto nella cassa, per poi allontanarsi a piedi – e di andare a cercarlo nei posti che abitualmente frequenta.

Quando i poliziotti lo hanno fermato indossava ancora gli abiti utilizzati durante la rapina, e nella tasca del giubbotto aveva il denaro di cui poco prima si era impossessato, 170 euro.

Si tratta di Domenico BROCCIO, 42 anni, vecchia conoscenza delle Forze dell’Ordine.

Quando negli uffici delle Volanti i poliziotti hanno riguardato le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza della farmacia, si sono accorti di alcune corrispondenze con un’altra rapina avvenuta lo scorso 20 ottobre in una farmacia del centro, le cui riprese erano state acquisite all’epoca dei fatti.  L’andatura leggermente claudicante del rapinatore, la corporatura, il modus operandi, oltre che il mezzo utilizzato per la fuga, identico al motociclo in uso all’arrestato, hanno fugato ogni dubbio. Inoltre, nel corso della successiva perquisizione domiciliare, gli agenti hanno ritrovato gli abiti indossati dall’uomo nel corso di quella rapina.

L’arrestato, che dovrà ora rispondere di entrambe le rapine, su disposizione del P.M. dott.ssa Antonella FRADA’, è stato accompagnato nel carcere di Messina Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

13 NOVEMBRE 2015 – ARRESTATO DALLA POLIZIA IL RAPINATORE DA 5 EURO A COLPO, VIENE RICONOSCIUTO DA UN’ALTRA VITTIMA

Aveva messo a segno due colpi da appena 5 euro in pochi giorni poi, lunedì sera, Piero Cuscinà, 20 anni, dopo una fuga rocambolesca a bordo dello scooter, era andato a finire sul cofano dell’auto degli agenti della Squadra Mobile che lo avevano intercettato.

Con modalità sempre uguali a bordo del suo scooter, avvicinava le vittime prescelte mentre, a bordo delle loro auto, attendevano il semaforo verde ad un incrocio del centro città. Sostenendo che l’auto aveva provocato un danno allo scooter chiedeva il risarcimento, per poi passare alla richiesta di aiuto per una fantomatica figlia malata. A quel punto le vittime, impietosite, tiravano fuori il portafogli per dargli una piccola offerta e lui, puntando loro un cacciavite tentava di rapinarle. Sia lunedì scorso che il 7 novembre era riuscito a ottenere solo 5 euro.

Dopo essere stato arrestato dai poliziotti della Squadra Mobile, la sua foto è finita nei notiziari cittadini, e da lì è stato riconosciuto da un’altra delle sue vittime, che ha denunciato di aver subito da lui una rapina lo scorso 4 novembre con le medesime modalità, nel corso della quale il malvivente si era impossessato di ben 25 euro.

Il GIP presso il Tribunale di Messina, Dott.ssa Maria Militello, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. F. Massara, ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere del malvivente, accusandolo di tutte e tre le rapine.

 

3 DICEMBRE 2015 – Morte di Ilaria Boemi. Voleva “provare amore per il mondo intero” e invece è morta in una notte d’estate.

Le sue ultime ore. Chi le ha venduto la droga, come l’ha reperita, con chi l’ha consumata

Ilaria Boemi, 16 anni, è morta lo scorso 10 agosto per arresto cardio circolatorio. E’ stata soccorsa in spiaggia, intorno alla mezzanotte, sulla battigia del lungomare che costeggia il viale della Libertà, ormai in fin di vita. Poche ore prima aveva assunto una dose di MDMA, una sostanza stupefacente di tipo sintetico che le è stata fatale.

Oggi, stamattina all’alba, è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari – emessa dal GIP presso il Tribunale di Messina, d.ssa Maria Militello su richiesta del Sostituto Procuratore, d.ssa Stefania La Rosa – per chi è ritenuto essere il pusher che ha materialmente ceduto la dose letale: si tratta di una giovane, una diciottenne. A lei gli investigatori della Squadra Mobile sono arrivati ricostruendo l’intera vicenda, dai contorni via via sempre più allarmanti.

La Polizia di Stato ha infatti individuato altre due giovani donne, che Ilaria conosceva e frequentava. La prima, oggi diciottenne, ma all’epoca dei fatti minorenne, è direttamente coinvolta. E’ stata lei a dare alla pusher, oggi agli arresti domiciliari, l’ecstasy, perché la vendesse a Ilaria. Hanno trascorso la serata prima della vendita insieme. Erano insieme quando Ilaria ha messaggiato scrivendo di voler acquistare l’ecstasy, la “maddy”, la “maddalena” che le faceva provare “l’amore per il mondo intero”. Insieme hanno deciso chi sarebbe stato a portare la droga a Messina per venderla a Ilaria.

La terza protagonista della vicenda è una sedicenne che le indagini hanno indicato come più volte in passato protagonista di cessione di LSD e della stessa MDMA a Ilaria e ad altre giovanissime.

Per lei e per l’altra, oggi maggiorenne, il Gip presso il Tribunale per i Minorenni, dr. Michele Saja, su richiesta del Sostituto Procuratore dr. Andrea Pagano, ha deciso la misura cautelare del collocamento in comunità da eseguirsi presso una struttura che dovrà essere individuata a cura della Direzione del Centro per la Giustizia minorile di Palermo.

La vendita della sostanza stupefacente a Ilaria la sera del 9 agosto non era quindi un caso isolato. Le ragazze raggiunte oggi da misura cautelare avevano “rifornito” amiche e conoscenti prima della morte di Ilaria e persino dopo. Risale infatti ad appena un mese dopo la morte di Ilaria un altro episodio, un’altra dose di “maddy” che in quel caso ha trovato un acquirente a Villafranca Tirrena.

Emergono poi altri personaggi su cui la Polizia continua ad indagare. Fornitori, tra cui personaggi noti alle Forze dell’Ordine, già arrestati per reati connessi alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, a cui le giovani pusher si rivolgevano al bisogno.

Il MDMA letale è arrivato la sera del 9 agosto nelle mani di Ilaria insieme ad un’altra dose della stessa sostanza. Marroncina, cristallina, solida. Ilaria ne ha sbriciolata una prima parte in una bottiglietta di plastica usando una forbicina. Ha poi aggiunto un po’ di birra e l’ha passata alle due persone che quella sera erano in macchina con lei, un’amica ed un uomo più grande, un trentanovenne. Poi ha sciolto la restante parte e l’ha mandata giù.

Le ore che seguono vedono momenti di euforia e delirio provocati dalla droga a momenti di malessere. Ilaria infatti ballava, parlava velocemente, poi sudava e sbatteva la mascella.

I tre hanno comunque deciso di spostarsi dal centro città alla zona nord in spiaggia. Su cosa sia accaduto negli ultimi momenti di vita di Ilaria la Polizia continua ad indagare.

Ilaria è comunque morta da sola. Al momento dell’arrivo dei soccorsi i due amici con cui ha preso l’ecstasy non erano con lei. Si erano già allontanati.

 

4 DICEMBRE 2015 -Ladri seriali in trasferta da Scordia arrestati dalla Polizia di Stato

Razziati villaggi turistici, ristoranti e un B&B in pochi mesi

Si erano organizzati bene i quattro ladri arrestati stamattina dai poliziotti del Commissariato di P.S. di Patti, con la collaborazione dei colleghi del Commissariato di P.S. di Caltagirone.

Con auto diverse di volta in volta partivano da Scordia, comune di residenza, e trascorrevano la nottata nei territori di Patti e Gioiosa Marea. Telefonini intestati ad altri, sempre spenti, t-shirt arrotolate sul capo come fossero passamontagna quando entravano in azione, i quattro, 3 uomini ed una donna, riuscivano ogni volta a mettere a segno più colpi in una sola nottata.

Tra luglio ed ottobre di quest’anno hanno fatto visita ad un villaggio turistico di San Giorgio, preso di mira due volte, un b&b, un ristorante di Patti, persino un chiosco di Capo Calavà.

Sulle loro tracce gli investigatori del Commissariato di Patti che con lavoro certosino sono riusciti a trovare la falla, il passo falso: piccoli errori, una conversazione di troppo con i gestori degli esercizi poi derubati, un tatuaggio troppo vistoso, una targa, hanno tradito il gruppo di ladri.

La scrupolosa analisi del traffico e delle celle telefoniche presenti nel territorio, le immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza e il rafforzamento del controllo del territorio hanno poi fatto il resto portando all’identificazione dei malviventi e all’emissione dell’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Patti, Dr. Ugo Domenico Molina, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti Dott.ssa Rosanna CASABONA.

 

11 DICEMBRE 2015 – Topi d’appartamento stanati dalla Polizia di Stato.

In tre in manette dopo un folle inseguimento

Avevano utilizzato una sedia per arrampicarsi fino a raggiungere la finestra del primo piano di un appartamento della zona sud dove, nonostante fosse da poco passata la mezzanotte, non era presente nessuno. Utilizzando un grosso seghetto avevano già divelto una sbarra della grata in ferro, e stavano lavorando sulla seconda quando sono arrivati gli agenti delle Volanti.

Alla vista della pattuglia sono saltati a bordo dell’autovettura che avevano parcheggiato proprio sotto la finestra e si sono lanciati in una folle corsa. Dopo un inseguimento per le vie del quartiere, durante il quale i tre malviventi hanno tentato di disfarsi di alcuni oggetti lanciandoli dal finestrino, l’auto con a bordo i tre giovani è andata a sbattere su di una macchina parcheggiata. Scesi dall’auto hanno tentato di fuggire a piedi ma non sono riusciti a fare molta strada prima di essere fermati e arrestati dagli agenti delle Volanti.

Anche stavolta è stata la telefonata al 113 di un cittadino che ha permesso ai poliziotti di sventare il colpo ed arrestare i responsabili.

Sono tre giovani messinesi: NERONI Domenico Giovanni, 27 anni, ALLIA Antonino, 25 anni e GASBARRO Santo 19 anni, che dovranno rispondere di furto aggravato e possesso di arnesi atti allo scasso.

Gli oggetti lanciati dal finestrino durante l’inseguimento sono stati recuperati, si tratta di un grosso cacciavite e due paia di guanti da lavoro. Sull’automobile sono stati recuperati inoltre un seghetto, due martelli, uno scalpello, una chiave a pappagallo ed una pinza

ALLIA che era alla guida dell’auto durante l’inseguimento è stato inoltre denunciato per guida senza patente. L’autovettura che hanno utilizzato per il colpo, di proprietà della compagna di uno dei tre malviventi, è stata sottoposta a sequestro penale perché sprovvista di copertura assicurativa.

Su disposizione del PM Dott. Diego Capece Minutolo sono stati trattenuti nelle celle di sicurezza della Caserma Calipari in attesa del processo per direttissima che si terrà stamane.

 

16 DICEMBRE 2015 – Sant’Agata di Militello. La Polizia denuncia 5 allevatori per reati contro la salute pubblica e il maltrattamento di animali.

Sequestrati farmaci scaduti e senza prescrizione.

Prosegue l’attività della Polizia di Stato di monitoraggio e controllo del territorio del Parco dei Nebrodi, zona tradizionalmente vocata alla produzione di prodotti alimentari di alto livello. Salute pubblica ed ambiente gli obiettivi dei poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di S.Agata Militello che proprio nei giorni scorsi hanno passato al setaccio il territorio di San Fratello con l’ausilio del Corpo di Vigilanza del Parco dei Nebrodi, delle Guardie Zoofile dell’EPS di Pettineo ed in collaborazione con tre veterinari dell’Asp di Sant’Agata di Militello.

L’attività svolta ha portato alla denuncia a piede libero di cinque soggetti. I reati contestati vanno dalla detenzione abusiva di armi e munizioni, alla ricettazione, macellazione clandestina e maltrattamento di animali. A questi si aggiungono esercizio abusivo della professione di veterinario e detenzione e somministrazione agli animali destinati all’alimentazione, di farmaci scaduti o guasti.

Farmaci non solo scaduti o guasti ma anche privi di qualsivoglia prescrizione medica o controllo veterinario sui tempi di sospensione del farmaco, necessari per impedire conseguenze sulla sicurezza alimentare. I poliziotti hanno sequestrato flaconi di antiparassitario per bovini ed ovi-caprini, farmaci ed attrezzature necessarie per la somministrazione di terapie tra cui siringhe, aghi e provette per i prelievi di sangue.

Trovati negli allevamenti boli endoruminali, generalmente utilizzati per l’identificazione elettronica dei bovini e, per legge, ritirati dal veterinario che ha seguito la macellazione delle bestie. I controlli esperiti sui boli trovati a San Fratello hanno confermato che risultavano inseriti in bovini già macellati presso il mattatoio di Avellino, pertanto illecitamente detenuti, e la cui presenza a San Fratello lascia ipotizzare l’utilizzo degli stessi in animali non a norma. A ciò si aggiunga il rinvenimento di attrezzature utilizzate per la macellazione clandestina e per falsificare l’identità anagrafica e sanitaria dei bovini.

Nelle abitazioni perquisite i poliziotti hanno rinvenuto un cospicuo numero di proiettili Fiocchi, calibro 12 e calibro 16, comunemente utilizzati per la caccia illegale ai cinghiali, nonché 5 bossoli calibro 9, bossoli calibro 8 Flobert e bossoli di munizione da caccia calibro 36 ad anima liscia.

Sul munizionamento sequestrato verranno svolti ulteriori approfondimenti in relazione ad alcune buste di carattere intimidatorio contenenti proiettili, indirizzate tempo fa proprio al Commissariato di Sant’Agata di Militello, all’Ente Parco dei Nebrodi ed alle Guardie Zoofile di Pettineo.

Elevate sanzioni anche in materia di tutela dell’ambiente con l’applicazione delle nuove procedure sui crimini ambientali a seguito del ritrovamento di decine di batterie al piombo depositate sul suolo e utilizzate come accumulatori di impianti fotovoltaici in disuso. I poliziotti hanno fatto scattare le denunce e i sequestri con l’obbligo di ripristino immediato dei luoghi.

I controlli del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Sant’Agata Militello proseguiranno nelle prossime settimane.